
Il voto
Sì allo Stato palestinese senza Hamas: l’Italia ci crede. Israele fulmina l’Onu: “È un circo”
L'Italia a favore del documento che mette al centro la "soluzione pacifica della questione palestinese" e chiede un’azione collettiva per porre fine alla guerra a Gaza e avviare un processo “giusto, pacifico e duraturo” verso la realizzazione dei due Stati
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato a larga maggioranza la “Dichiarazione di New York sulla risoluzione pacifica della questione palestinese e l’attuazione della soluzione dei due Stati”, un testo presentato da Francia e Arabia Saudita che traccia un percorso verso la creazione di uno Stato di Palestina libero da Hamas.
Chi ha votato a favore e chi contro?
Il documento ha raccolto 142 voti favorevoli, 10 contrari e 12 astensioni. Tra i Paesi che si sono opposti figurano Israele e Stati Uniti, insieme a Ungheria, Argentina, Micronesia, Palau, Papua Nuova Guinea, Paraguay, Nauru e Tonga. Si sono astenuti, tra gli altri, Repubblica Ceca, Albania ed Ecuador. Favorevoli invece tutti gli Stati arabi del Golfo.
La posizione italiana
Roma ha sostenuto non solo con il voto, ma anche con la co-sponsorizzazione il testo elaborato. La Farnesina ha sottolineato come la risoluzione preveda la liberazione di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas e condanni gli attacchi contro i civili del 7 ottobre 2023.
Il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani ha ribadito oggi la linea del governo: «Noi sosteniamo il progetto di ‘due popoli in due Stati’, ma ottant’anni di conflitto non si risolvono coi proclami. Siamo favorevoli a una missione Onu a guida araba e a impegnare militari italiani. Siamo favorevoli al riconoscimento della Palestina, ma ci vogliono condizioni che oggi mancano».
L’obiettivo della risoluzione dell’Onu, ha spiegato ancora Tajani, è «un percorso che porti alla nascita di uno Stato palestinese che conviva in pace con Israele che ha diritto a esistere. Ma anche il popolo palestinese ha diritto ad avere uno Stato. Naturalmente Hamas non potrà fare parte del futuro della patria palestinese perché si è fatto scudo del proprio popolo. Quindi da questo punto di vista dobbiamo essere molto fermi e lavoreremo con tutti i Paesi arabi». «La guerra deve finire. Basta guerra, basta bombardamenti, è ora di arrivare a cessate il fuoco», ha aggiunto Tajani.
Risoluzione non vincolante
La risoluzione non vincolante, lunga sette pagine, chiede un’azione collettiva per porre fine alla guerra a Gaza e per avviare un processo “giusto, pacifico e duraturo”, basato sulla piena attuazione della soluzione dei due Stati.
Le reazioni di Israele: “Proposta vuota”
Dura la replica di Israele. L’ambasciatore all’Onu, Danny Danon, ha attaccato senza esitazioni: «Questa è una proposta vuota che ignora completamente il contesto attuale. È una dichiarazione unilaterale che abbraccia le menzogne dei nostri nemici e gli fornisce sostegno».
Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Oren Marmorstein, ha rincarato: «Israele respinge categoricamente la decisione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Ancora una volta, si è dimostrato quanto sia un circo politico distaccato dalla realtà: nelle decine di clausole della dichiarazione approvata da questa risoluzione, non c’è una sola menzione del fatto che Hamas sia un’organizzazione terroristica».
“Incoraggia Hamas a continuare la guerra”
«Non c’è alcun riferimento», l’accusa. «Hamas è l’unico responsabile della continuazione della guerra, attraverso il suo rifiuto di restituire gli ostaggi e di disarmare. La risoluzione non promuove una soluzione di pace, anzi, incoraggia le milizie a proseguire la guerra», ha aggiunto.
«Quando i terroristi sono quelli che esultano, non state facendo avanzare la pace; state facendo avanzare il terrorismo», ha chiuso Danon.
Dagli Usa: “Non fatevi illusioni”
Critiche esplicite anche da Washington: «L’ennesima trovata pubblicitaria fuorviante e intempestiva». La diplomatica americana Morgan Ortagus ha dichiarato davanti all’Assemblea Generale: «Non fatevi illusioni: questa risoluzione è un regalo».
«Lungi dal promuovere la pace — ha continuato Ortagus —, la conferenza ha già prolungato la guerra, rafforzato Hamas», ha continuato Ortagus, denunciando l’organizzazione di minare la possibilità di raggiungere un accordo «sia nel breve che nel lungo termine».
Il contesto e i numeri della guerra
Secondo i dati israeliani, l’attacco del 7 ottobre 2023 compiuto da Hamas ha provocato 1.200 morti, in larga parte civili, e il sequestro di circa 251 ostaggi. Da allora, oltre 64.000 persone sono state uccise durante la guerra a Gaza, secondo le autorità sanitarie locali controllate dai terroristi.
La dichiarazione approvata all’Onu chiede la fine immediata delle ostilità, il dispiegamento di una missione internazionale temporanea di stabilizzazione con mandato del Consiglio di Sicurezza.
Il voto precede l’incontro dei leader mondiali del 22 settembre, a margine della sessione ad alto livello dell’Assemblea Generale, in cui Regno Unito, Francia, Canada, Australia e Belgio dovrebbero procedere al riconoscimento formale dello Stato di Palestina.