
Precedenti e possibili scenari
Sciame di droni sui cieli polacchi, Varsavia chiama l’articolo 4 della Nato: cosa può succedere
«Ne abbiamo chiesto l'attivazione formale», ha annunciato il premier polacco Donald Tusk. La richiesta indica che la soglia della semplice “preoccupazione” è stata superata
All’alba, diciannove droni hanno attraversato il confine orientale della Polonia, violando lo spazio aereo dell’Alleanza per centinaia di chilometri. Alcuni sono stati abbattuti, altri si sono schiantati lasciando dietro di sé resti e scritte in cirillico. Uno ha colpito un’abitazione a Wyryki Wola. Nessun ferito, ma il segnale politico è inequivocabile: l’episodio spinge Varsavia a invocare formalmente l’articolo 4 della Nato. «Ne abbiamo chiesto l’attivazione formale», ha annunciato il premier polacco Donald Tusk. Ma di cosa si tratta?
L’articolo 4 e la soglia della minaccia
La norma stabilisce che gli Stati membri si consultino ogni volta che l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti sia minacciata. Non comporta automaticamente difesa militare, ma obbliga alla convocazione del Consiglio Nord Atlantico. La richiesta polacca indica che la soglia della semplice “preoccupazione” è stata superata.
I precedenti
Dal 1949 a oggi, l’articolo in questione è stato invocato solo sette volte. La prima fu nel 2003, dalla Turchia, durante la guerra in Iraq. Nel 2012 fu usato dopo bombardamenti siriani sul territorio turco. Nel 2014 toccò a Polonia e altri Paesi dell’Est, dopo l’annessione russa della Crimea. Ancora la Turchia nel 2015 (attentato di Suruç) e nel 2020 (uccisione di soldati in Siria). L’ultima volta il 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione russa dell’Ucraina, con otto Paesi membri dell’Est Europa che chiesero consultazioni congiunte.
A seconda dei casi, le consultazioni portarono al dispiegamento di batterie di missili Patriot, velivoli Awacs — stavolta anche caccia F-16 olandesi e polacchi — o all’intensificazione della cooperazione diplomatica. In ogni circostanza, l’invocazione del suddetto articolo accelera i tempi della reazione.
Il messaggio di Rutte
«Che sia un atto intenzionale o meno, si tratta di un’azione sconsiderata. Non è un incidente isolato». Questa la reazione che arriva dal quartier generale Nato per bocca del segretario generale Mark Rutte: «Difenderemo ogni centimetro». Poi l’avvertimento diretto a Mosca: «Il mio messaggio a Vladimir Putin è chiaro: ferma la guerra in Ucraina, ferma l’escalation bellica, smettete di violare lo spazio aereo degli alleati».
Provocazione o incidente?
Varsavia non ha dubbi. «Con ogni probabilità, siamo testimoni di una provocazione su larga scala», ha commentato Tusk in un discorso televisivo. Mosca, al contrario, se ne lava le mani. «Non vorremmo commentare la questione in alcun modo. Non è di nostra competenza — ha detto alla Tass il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. «È una prerogativa del ministero della Difesa russo».
Ma non manca la stoccata: «I vertici dell’Ue e della Nato accusano quotidianamente la Russia di provocazioni. Il più delle volte, senza nemmeno provare a presentare argomentazioni».
Arriva il giallo: “I droni sono partiti dall’Ucraina”
La vicenda si infittisce. Emerge una contronarrazione. «Sappiamo una cosa: questi droni sono volati dal lato dell’Ucraina». È quanto sostiene Andrei Ordash, incaricato per gli affari russi in Polonia, Andrei Ordash.
Scenari possibili
Il mistero resta. Il Consiglio del Nord Atlantico si riunirà nelle prossime ore. Sul tavolo, il rafforzamento delle basi sul fianco orientale e nuove missioni di sorveglianza. Qualsiasi scelta richiederà il consenso unanime, compresa l’eventuale attivazione dell’articolo 5, la clausola di mutua difesa che segna la linea rossa dell’Alleanza, invocata una sola volta nella storia: l’11 settembre.