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Schermaglia diplomatica tra Usa e Francia sullo Stato di Palestina: da effetto slogan a effetto boomerang

La crisi in Medioriente

Schermaglia diplomatica tra Usa e Francia sullo Stato di Palestina: da effetto slogan a effetto boomerang

Repubblica ospita la diatriba tra francesi e americani su Gaza, che fa tintinnare un ulteriore campanello d'allarme su come certe accelerazioni rischino di produrre effetti opposti a quelli sperati

Esteri - di Gianni Giorgi - 27 Settembre 2025 alle 13:51

Repubblica è diventata teatro di uno scontro diplomatico fra Stati Uniti e Francia per il riconoscimento della Palestina. Il quotidiano ha aperto un varco che va al di là della diatriba dialogica tra i due Paesi occidentali e che mette in evidenza la scivolosità di annunci spot che non servono né a costruire la pace, né ad arrivare all’obiettivo concreto di due Stati e due popoli.

La polemica americana

Il quotidiano di Piazza Indipendenza ha intervistato ieri il neo ambasciatore americano in Israele, Mike Huckabee, un pastore battista, che ha criticato Macron per la decisione di riconoscere lo Stato palestinese, accusando Parigi di avere in questo modo rallentato i negoziati di pace.

Per l’ambasciatore la decisione del presidente Emmanuel Macron ha avuto tre effetti negativi: ha prodotto l’impasse tra Stato ebraico e Autorità nazionale palestinese su alcune questioni finanziarie (come ad esempio le rimesse, le tasse raccolte dagli israeliani nei territori occupati), ha incoraggiato il governo di Israele a spingere per l’annessione della Cisgiordania e, infine, ha bloccato la trattativa di Doha per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. «Perché Hamas ha percepito di stare vincendo», ha detto il diplomatico americano.

L’ambasciata francese in Italia: “Una bufala”

L’intervista di Huckabee a Repubblica ha determinato la risposta dell’ambasciata francese in Italia,che ha respinto le accuse portando come prova la tempistica di alcuni tweet: “Quel giorno, alle 9.16 della sera, il presidente Macron annuncia ufficialmente di aver deciso di riconoscere lo Stato della Palestina. Quattro ore prima, alle 3.54, sul profilo del primo ministro israeliano viene postato questo messaggio: “Alla luce di quanto ha risposto Hamas questa mattina, si è deciso di ritirare il team dei negoziatori per ulteriori consultazioni in Israele”. Per la diplomazia francese, dunque, è la dimostrazione che la trattativa di Doha era già collassata “per colpa di Hamas” prima della dichiarazione del Capo di stato francese.

Il dato che emerge: dichiarazioni improvvide

La polemica tra Francia e Usa dimostra un dato incontrovertibile: le decisioni unilaterali e spesso affrettate sul riconoscimento dello Stato della Palestina non solo non hanno alcun effetto nel sostenere il difficile processo per un cessate il fuoco, ma rischiano anche di avere un effetto boomerang. Ad esse, addirittura, si legano deliberazioni locali di comuni e regioni che non hanno alcuna sovranità. A cosa servono? A soffiare sul fuoco di un possibile dissenso interno, a calmierare il mondo arabo (come nel caso di Parigi) ma non certo a costruire una pace duratura.

La via italiana e le parole di Abu Mazen

Giorgia Meloni ha tracciato la strada. La via della pace passa attraverso la resa di Hamas, la consegna degli ostaggi israeliani e il rifiuto del terrorismo. Ed è stato proprio Abu Mazen, con parole sagge, a ribadire questo concetto davanti alle Nazioni Unite. Affermando la volontà di governare la Palestina senza Hamas e condannando categoricamente il dramma del 7 ottobre. La strada del negoziato dovrebbe vedere un’Europa unita a insistere su questi concetti e non annunci vuoti e ideologici senza alcun costrutto.

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