
Il confronto
Regionali, l’affondo di Acquaroli: “Io penso alle Marche, Ricci ossessionato da Meloni e dal riconoscimento della Palestina”
Confronto finale tra candidati, Acquaroli e Ricci si scontrano su Palestina, manifestazioni, infrastrutture, Zes e sanità
È calato il sipario sull’ultimo confronto tra i candidati alla presidenza delle Marche, a poche ore dal voto. Francesco Acquaroli, governatore uscente di Fratelli d’Italia, lascia lo studio e parla con La Stampa: «È stato un dialogo a tratti surreale». L’aneddoto scelto è emblematico: in sala c’era persino chi proponeva «una nuova moneta regionale: il baiocco».
La sfida con Ricci
Il tono cambia quando si parla di Matteo Ricci, lo sfidante del Partito democratico. Acquaroli non usa giri di parole: «Per lui la priorità per la nostra regione è riconoscere lo Stato di Palestina. Io penso alle Marche». E aggiunge: «Al di là delle posizioni politiche, legittime, non bisogna fare confusione: spetta agli Stati e non alle Regioni riconoscere un altro Stato».
Le piazze per Gaza
Sul tema mediorientale, anche la regione è stata toccata dalle manifestazioni a sostegno di Gaza. Acquaroli commenta: «Nelle manifestazioni si esprime sempre un sentimento che va rispettato». Ricorda però gli incidenti di Ancona, dove la polizia ha utilizzato gli idranti: «Deve esserci rispetto delle regole, anche quando si manifesta. Per affermare un’idea non c’è bisogno di usare la violenza e di mettere in pericolo le forze dell’ordine».
L’ossessione per Meloni
Ricci ha accusato il governatore di nascondersi dietro la premier. La replica è secca: «Lui non sembra sia candidato contro di me. È ossessionato da Meloni, come se non stesse facendo una campagna elettorale per le Marche, ma per le elezioni nazionali. Io preferisco stare sui temi del territorio».
Le accuse infondate della sinistra
Il centrosinistra sostiene che il governo abbia favorito il governatore in corsa con delle «mance» immaginarie. Ma Acquaroli fa il punto. «I processi per ottenere questi risultati sono iniziati molto tempo prima. E negli ultimi 50 anni, fatta eccezione per il governo Berlusconi, non è stata realizzata nessuna infrastruttura nelle Marche. È stata anche lasciata fallire Banca Marche, che era un motore importante del territorio. Noi abbiamo aperto 1300 cantieri, lavorato su progetti per il porto, l’aeroporto, e approvato misure contro le calamità. Non c’è solo la Zes».
Zes e credito d’imposta
Lo scontro proprio sul tema della Zona economica speciale è diretto: «Fanno volutamente confusione, la Zes prenderà tutte le Marche». E chiarisce: «Solo per quello che riguarda il credito d’imposta, si applica la normativa europea e andranno alla metà dei comuni. Vogliamo però lavorare per ampliare il territorio ad oggi ricompreso».
La sanità marchigiana
Altro terreno decisivo è quello della sanità. «Contano i fatti: le Marche sono diventate una regione di riferimento, abbiamo il migliore ospedale pubblico d’Italia, tutti i parametri sono positivi». Ai rilievi sugli arretramenti nei Lea replica: «Abbiamo migliorato tutti i parametri rispetto al 2019. E poi c’è stata una pandemia». E aggiunge: «Nel 2024 abbiamo approvato una riforma, siamo intervenuti sugli ospedali e tutti i parametri, negli ultimi due anni, nel 2024 e nel 2025, sono migliorati e lo abbiamo fatto senza aumentare le tasse. Oggi siamo tra le prime regioni per i Lea».