
L'altra faccia della medaglia
Raid israeliano sul Qatar, JD Vance: “Forse eliminati un paio di cattivi di Hamas”
Nel frattempo gli Stati Uniti smentiscono il coordinamento e coinvolgimento nel raid, Doha valuta un'azione legale. Il bilancio resta incerto, ma la frattura diplomatica con Israele è netta
Una poltrona vuota al Consiglio di sicurezza dell’Onu, un edificio sventrato nella capitale del Qatar e una diplomazia offesa che fatica a contenere la tensione. Il raid aereo israeliano contro la leadership di Hamas riunita a Doha ha lasciato dietro di sé un campo minato politico, ben oltre il bersaglio dichiarato. «L’unico aspetto positivo è che Israele abbia probabilmente eliminato un paio di cattivi», ha commentato il vicepresidente americano JD Vance. «C’è un lato positivo, anche se non siamo d’accordo con la decisione di fondo».
“Trump non è contento”
Il tutto affiancato da un messaggio: «Il presidente ha detto chiaramente di non essere contento. Non crede che questo serva gli interessi degli Stati Uniti o di Israele. Non è contento, ma continueremo a lavorare per la pace nonostante tutto». Il riferimento è a Donald Trump, che ha aggiunto senza giri di parole: «Non sono affatto entusiasta di tutta la situazione. Vogliamo indietro gli ostaggi, ma non siamo affatto soddisfatti di come siano andate le cose».
“Operazione vertice di fuoco”
L’attacco ha colpito una villa a Doha dove, secondo fonti militari, si trovavano alti dirigenti di Hamas. L’Idf l’ha battezzato “Operazione vertice di fuoco”. L’obiettivo: colpire il politburo del gruppo terrorista in esilio. Ma l’operazione ha provocato uno strappo diplomatico con il Qatar. «Un atto così ostile che riflette solo la barbarie di Netanyahu», ha dichiarato il premier e ministro degli Esteri qatariota Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani.
«Netanyahu ha dichiarato di voler rimodellare il Medio Oriente. Ma ci chiediamo se ciò non sia anche una minaccia per rimodellare il Golfo Persico», si legge nella nota. L’attacco ha causato la morte del caporale Badr Saad Mohammed Al Humaidi Al Dosari delle forze di sicurezza interne del Qatar. Feriti e danni strutturali hanno aggravato la crisi.
Il Qatar valuta l’azione legale
Fonti della Bbc riferiscono che Doha ha incaricato un team legale per valutare un’azione contro Netanyahu. Una mossa che si inserisce nella cornice già aperta dalla Corte penale internazionale, che ha spiccato un mandato contro il premier israeliano per crimini di guerra commessi a Gaza. Il raid rappresenta un inedito: un attacco diretto su suolo di un alleato degli Stati Uniti.
Promesse non mantenute e reazioni statunitensi
Secondo il Washington Post, Israele e Stati Uniti avevano assicurato a Doha che i membri di Hamas non sarebbero stati colpiti sul territorio qatariota. «L’attacco di martedì è arrivato come una totale sorpresa», ha riferito una fonte del Qatar. Anche il Wall Street Journal conferma che Trump è stato informato solo pochi minuti prima del lancio, senza dettagli sull’obiettivo. Il ministro israeliano Ron Dermer sapeva, ma ha evitato di informare gli alleati americani.
Obiettivi centrati o falliti?
Israele ha confermato di aver preso di mira Khalil al-Hayya, Zaher Jabarin, Muhammad Darwish, Nizar Awadallah e Khaled Mashaal. Tuttavia, non vi sono conferme ufficiali sull’eliminazione di alcun leader di primo piano. Indiscrezioni dal mondo della difesa parlano di scetticismo sulla letalità del raid.
Hamas ha dichiarato che cinque membri minori, incluso il figlio di al-Hayya, sono morti. Ma non ha fornito prove concrete sulla sopravvivenza dei leader più importanti.
Malumori anche a Tel Aviv
Secondo l’emittente israeliana Kan, il generale Nitzan Alon, inviato Idf per i negoziati sugli ostaggi, si era opposto al raid. Riserve erano state espresse anche dal Capo di Stato Maggiore Eyal Zamir e da dirigenti del Mossad. Ma il ministro della Difesa Israel Katz ha tirato dritto: «Chiunque abbia partecipato al massacro del 7 ottobre vedrà fatta giustizia. Non esiste un luogo in cui possano nascondersi».
Diplomazie in movimento
Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha rinviato la riunione d’urgenza al giorno successivo su richiesta del Qatar, per permettere la partecipazione del primo ministro. Intanto, a Doha è atteso un vertice regionale con la presenza del presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed, del principe ereditario giordano Hussein bin Abdullah e, domani, di Mohammed bin Salman.
Sana’a nel mirino
Mentre l’attenzione era concentrata sul Golfo, l’esercito dello Stato ebraico ha colpito anche la capitale yemenita Sana’a e la provincia di Jawf. I ribelli Houthi denunciano nove morti e oltre cento feriti. «Il bilancio delle vittime ha raggiunto nove martiri e 118 feriti in una stima preliminare, mentre la protezione civile e le ambulanze stanno ancora cercando i dispersi», ha scritto su X Anees Alasbahi, portavoce del ministero della Sanità degli Houthi.
Sul fronte di Gaza, invece, si intensificano gli attacchi. Più di 360 obiettivi sarebbero già stati colpiti, in preparazione a una nuova fase dell’offensiva di terra. Obiettivo dichiarato: disarticolare la struttura operativa dei terroristi.
Nessuna tregua all’orizzonte
Infine, un funzionario di Hamas, intervistato dalla Cnn, ha escluso che si stia discutendo un cessate il fuoco. «Nessuno sta parlando di cessate il fuoco al momento». Secondo fonti diplomatiche, il raid ha interrotto una riunione in cui le milizie stavano valutando la proposta americana di scambio ostaggi-tregua.