
L'alleato di comodo
Putin-Xi, “un’amicizia senza limiti” (finché decide Pechino): Mosca sfila, ma la regia è tutta cinese
"Un legame senza precedenti", "un'alleanza per rovesciare l'ordine globale". Tradotto: l’ossessione, sempre meno velata, di sostituirsi all’Occidente continuando a farci affari. Perché "cari amici" sì, ma per motivi "strategici"
«Allora eravamo sempre insieme, e lo siamo anche oggi». Con questa frase, pronunciata nella solenne cornice della Grande sala del popolo di Pechino, il presidente russo Vladimir Putin ha aperto i colloqui bilaterali con l’omologo cinese Xi Jinping, suggellando una narrazione accuratamente preparata. Una stretta di mano lunga decenni, ora trasformata in messaggio al mondo: Mosca e Pechino vogliono mostrarsi più che mai compatte, alla vigilia di una parata militare che promette scenografia e simboli, potenza e memoria. L’80° anniversario della vittoria contro il Giappone militarista è il palco. I riflettori, come previsto, puntano tutti lì.
Xi e Putin: diplomazia e dichiarazioni in vetrina
Xi non ha deviato dalla recita: «Le relazioni tra Cina e Russia hanno resistito alla prova dei mutamenti internazionali», ha scandito, ribadendo la disponibilità «a sostenere lo sviluppo e la prosperità reciproci, a salvaguardare risolutamente la giustizia e a promuovere la formazione di un sistema più equo e razionale di governance globale».
E lo zar ha restituito il favore, salutando di buon grado le parole del «caro amico»e celebrando «un legame senza precedenti». Un legame che però lo stesso Cremlino ha definito, con prudenza, di «natura strategica».
L’alleanza strategica sino-russa
Nella sequenza di affermazioni diffuse in diretta e rilanciate con meticolosità dal canale Telegram ufficiale, tutto scorre come da copione: collaborazione, visione comune, rigetto della «mentalità da Guerra Fredda», del «confronto tra blocchi» e dei «comportamenti prevaricatori». Sullo sfondo, i colloqui del vertice Sco hanno fatto da trampolino a questa armonica messa in scena diplomatica, mentre l’Occidente è stato evocato ad ogni passaggio, anche quando non nominato apertamente. L’obiettivo? «Sostituire i modelli eurocentrici ed euro-atlantici ormai obsoleti».
Parate, simboli e strategie
Eppure, dietro i sorrisi in platea non si esaurisce la partita. Xi punta a consolidare l’immagine della Cina come “bravo ragazzo del gruppo”, mentre i dazi americani imposti da Trump rimescolano le carte dell’economia globale. Ma la facciata più muscolare non viene accantonata: al vertice, Putin ha rivendicato l’offensiva in Ucraina scaricando la colpa su Europa e Stati Uniti, accusati di aver provocato il conflitto.
La prova di forza sarà la parata militare di domani, annunciata come la più imponente mai organizzata in Cina. Oltre ai due leader, sfileranno ospiti ingombranti: su tutti Kim Jong Un, arrivato nella notte a bordo del suo “treno-fortezza”. È il primo evento multilaterale a cui prende parte da quando è al potere e la prima presenza di Pyongyang a una parata cinese dai tempi di Kim Il-Sung. Un dettaglio che, da solo, basta a raccontare la regia dell’evento.
L’offensiva diplomatica passa da Mosca
Insomma, l’Orso e il Dragone si mostrano fianco a fianco, ma ciò che colpisce di pi è la loro comune ossessione: ridisegnare l’architettura del potere mondiale. Lo ripete Sergej Lavrov, da Mosca: «I Paesi occidentali stanno cercando di mantenere il loro dominio sulla scena globale abusando del dollaro per reprimere i loro avversari». Il ministro degli Esteri russo rincara: «Ricorrono a ricatti diretti, pressioni e sanzioni piuttosto che a negoziati e a una competizione leale». Poi l’affondo: «Tutto ciò non ha nulla a che vedere con la difesa dei legittimi diritti dell’Occidente nell’economia e nella politica, ma viene semplicemente utilizzato come strumento per sopprimere i concorrenti».
Concorrenti che, secondo Lavrov, ormai «non solo si sono rafforzati, ma sotto molti aspetti sono già avanti rispetto all’Occidente collettivo».