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Netanyahu e Trump

Medio Oriente

Piano Usa per Gaza, c’è il sì di Netanyahu. Trump saluta «un giorno storico per la pace». E avverte Hamas: «È ora che accetti»

Per il presidente Usa «siamo molto, molto vicini» e tende una mano all'Iran. Bibi si scusa con Doha e fa arrabbiare gli oltranzisti del suo governo. Ma Hamas risponde mettendo paletti

Esteri - di Luciana Delli Colli - 29 Settembre 2025 alle 21:50

«Oggi è un giorno storico per la pace. Questo è un giorno molto importante, potenzialmente uno dei giorni più importanti nella storia della civiltà». Lo ha detto il presidente americano Donald Trump, parlando in conferenza stampa al termine dell’incontro alla Casa Bianca col premier israeliano Benjamin Netanyahu, volato a Washington per discutere il piano Usa per Gaza in 20 punti. «Siamo molto, molto vicini, come minimo», ha aggiunto Trump, ringraziando Netanyahu «per aver accettato il piano» e affermando di «sentire che anche Hamas lo vuole». «Se accettata da Hamas, la nostra proposta prevede il rilascio immediato degli ostaggi, non oltre 72 ore», ha poi precisato Trump. Tuttavia da Hamas sono arrivati dei primi segnali di chiusura sul piano o, almeno, su alcuni sui punti.

Trump saluta «un giorno storico per la pace. È ora che Hamas accetti»

«È ora che Hamas accetti i termini del piano che abbiamo presentato oggi», ha ribadito più volte Trump, sottolineando che dopo mesi di pesanti perdite potrebbe esserci una nuova disponibilità. «Questo è un Hamas diverso da quello con cui avevamo a che fare prima, perché sono state uccise oltre 20mila persone. La loro leadership è stata uccisa tre volte, quindi abbiamo davvero a che fare con persone diverse da quelle con cui abbiamo avuto a che fare negli ultimi quattro, cinque anni».

Netanyahu: «Un passo decisivo per finire la guerra»

Di «un passo decisivo sia per finire la guerra a Gaza che per preparare il terreno per portare la pace in tutto il Medio Oriente e oltre» ha parlato anche Netanyahu, aggiungendo che Israele sarebbe pronta a ritirare le truppe da Gaza, ma continuerebbe a mantenerle «nel perimetro di sicurezza per il prossimo futuro». Netanyahu ha aggiunto che la Striscia avrà «un’amministrazione civile pacifica» non gestita né da Hamas né dall’Autorità Palestinese.

L’avvertimento congiunto a Hamas: «Con un no, pronti a finire il lavoro»

«Se Hamas respingerà il suo piano, signor Presidente – ha proseguito Netanyahu, rivolgendosi a Trump – o se lo accetterà ma poi farà di tutto per contrastarlo, allora Israele porterà a termine il lavoro». Una dichiarazione arrivata dopo che il presidente Usa a sua volta aveva avvertito che «se Hamas non accetta sosterrò pienamente Bibi nel fare quello che deve». Vale a dire che «Israele avrà il mio pieno sostegno per portare a termine il compito di distruggere la minaccia di Hamas, ma spero che si giunga a un accordo di pace e, se Hamas dovesse rifiutarlo, cosa sempre possibile, saranno gli unici rimasti. Tutti gli altri lo hanno accettato, ma ho la sensazione che avremo una risposta positiva».

Trump ringrazia tutti  i leader arabi e tende una mano all’Iran

Trump, che ha ringraziato uno per uno i leader arabi impegnati nelle trattative e ha detto che «l’Europa è stata molto coinvolta nell’elaborazione del Piano», ha fatto un riferimento diretto anche a Teheran, dicendo che «chissà, forse anche l’Iran può entrarvi». «Penso che saranno disponibili. Ad un certo punto, l’Iran diventerà membro degli accordi», ha detto il presidente americano, per il quale «sarebbe una cosa fantastica per loro dal punto di vista economico».

Ma le prime risposte di Hamas sono di chiusura

Secondo quanto riferito da Reuters, però, l’altro funzionario di Hamas Taher al-Nunu ha commentato il piano affermando che «la resistenza armata è un diritto del popolo palestinese finché esiste l’occupazione». Se il popolo palestinese sarà liberato e verrà creato uno Stato palestinese, allora non ci sarà più bisogno né di resistenza né di armi, e ciò farà parte dell’entità palestinese» e rifiutando anche l’ipotesi che alla guida del “Board of Peace”, che avrà il compito di supervisionare il “comitato tecnico palestinese apolitico”, insieme a Trump vi sia l’ex premier britannico Tony Blair. «Blair è una figura inaccettabile per il nostro popolo. Abbiamo accettato la formazione di un comitato che non rappresenti alcuna fazione palestinese per gestire gli affari di Gaza dopo la guerra, e non accetteremo l’imposizione di una tutela straniera sul nostro popolo», ha detto ancora Taher al-Nunu alla Reuters. «Il nostro popolo – ha aggiunto – è perfettamente capace di gestire i propri affari da solo».

«Non siamo stati informati del Piano di Trump prima del suo annuncio, e i suoi termini sono vicini alla visione israeliana», ha detto poi ad Al Jazeera l’alto funzionario di Hamas Mahmoud Mardawi. «Quello che è successo è stato un tentativo di reprimere lo slancio internazionale e il riconoscimento dello Stato palestinese», ha aggiunto il rappresentante del gruppo palestinese, descrivendo il contenuto del Piano come «vago e non garantito».

Il «rammarico» di Netanyahu per quanto accaduto in Qatar

Intanto è arrivato l’appoggio di Doha, preceduto, secondo quanto riferito dal giornalista di Axios Barak Ravid, da una telefonata di scuse di Netanyahu al premier Mohammed Bin Abdulrahman al-Thani, tenuta mentre si trovava dalla Casa Bianca. Durante il colloquio, Bibi avrebbe espresso «rammarico per l’uccisione di una guardia di sicurezza qatarina» nell’attacco. Netanyahu ha poi ribadito il suo rammarico pubblicamente, anche nel corso della conferenza stampa: «Israele avevo preso di mira i terroristi, non il Qatar. Ovviamente, siamo rammaricati per la morte di cittadini qatarioti».

Gli oltranzisti di Tel Aviv contro Doha

Le scuse ufficiali di Netanyahu erano la condizione che Doha aveva posto per riprendere la mediazione tra Israele e Hamas, come rivelato dallo stesso Ravid. Non sono però passate inosservate in Israele, dove il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir ha commentato duramente. «Il Qatar è uno Stato nemico. Chi manda mostri a bruciare bambini, stuprare donne e rapire anziane deve sapere che non c’è posto al mondo in cui sia al sicuro. È tempo di dire la verità: il Qatar è uno Stato che sostiene, finanzia e incita il terrorismo. Nessun denaro potrà lavare il terrorismo dalle sue mani», ha scritto Ben Gvir in un post su X, definendo l’attacco «importante, giusto ed enormemente etico».

I familiari degli ostaggi ringraziano Bibi: «Un accordo storico»

«Si tratta di un accordo storico che consentirà al nostro popolo di guarire, porre fine alla guerra e tracciare un nuovo futuro per il Medio Oriente», è stato il primo commento del Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi, che ha elogiato il primo ministro Benjamin Netanyahu per aver accettato il piano Trump. «Il mondo – ha aggiunto il Forum – deve esercitare la massima pressione per garantire che Hamas si impegni a cogliere questa storica opportunità di pace».

 

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