
Preso a calci e pugni
Parla il prof aggredito a Pisa: “Mi accusano di essere sionista solo perché non sono pro Pal”
Insultato, aggredito, processato e mandato in ospedale dagli studenti dei collettivi pro Pal durante la lezione. Al termine di un pomeriggio difficile Rino Casella, il docente vittima dell’assalto, racconta quei momenti. “Mi accusano di essere un sionista solo perché non sono pro Pal e perché, insieme a un’altra collega, sono l’unico a essersi opposto alle scelte dell’Ateneo di non restare neutrale in questa vicenda”. Quello di Pisa, insieme a Torino, è uno degli atenei più caldi con gli studenti dei collettivi in sommossa quotidiana contro Israele e il governo ‘amico dei sionisti’ e ‘sporco del sangue del genocidio di Gaza”. Opporsi alla deriva può costare caro, come è successo ieri al docente di Diritto pubblico comparato, assalito mentre teneva la sua lezione in aula.
Il prof aggredito: sono stato preso a calci e pugni per le mie idee
“Non mi è stato solo impedito di fare lezione – ha spiegato – ma sono stato anche aggredito fisicamente, soprattutto perché mi sono preso calci e pugni quando ho cercato di fare da scudo a uno studente picchiato solo per avere tentato di strappare di mano ai manifestanti una bandiera palestinese”. Immagini che riportano alla mente altre stagioni alimentate dallo stesso odio ideologico e furore. Immagini riprodotte in decine di storie social dai collettivi protagonisti della guerriglia. Sul profilo Instagram “studentxPalestina” un post della prima mattina annunciava “per Gaza, per la Palestina, blocchiamo ogni luogo in cui passa il sostegno ad Israele. Disarmiamo il progetto coloniale, blocchiamo il genocidio!».
“Ringrazio il rettore ma ora deve pensare alla nostra incolumità”
“Ringrazio il rettore per la solidarietà che mi ha subito espresso – dice ancora Casella – ma credo che ora abbia il problema di garantire l’incolumità di professori, dipendenti amministrativi e studenti che non possono diventare un bersaglio di alcune centinaia di esagitati che vogliono imporre le loro idee con la forza”.
La condanna di Bernini: intollerabile
Tra i primi a condannare con durezza la violenza di Pisa il ministro Anna Maria Bernini. “Le università – ha detto – non sono zone franche dove è consentito interrompere lezioni o aggredire professori.
Quanto accaduto all’ateneo di Pisa è intollerabile”. Ricordando «dinamiche già viste lo scorso maggio al Campus Einaudi di Torino», ma anche altrove, di “un’escalation preoccupante” ha parlato la presidente dell’Ucei Noemi Disegni. Dal centrodestra parole durissime di condanna.
Rampelli: fermatevi, fermateli, non è violenza politica?
“Fermatevi, fermateli. Non è violenza politica questa?”, dichiara Fabio Rampelli. “Entrare in un’aula dove un docente sta svolgendo lezione e obbligarlo a interrompere la lezione perché additato come sionista, è azione violenta, figlia di un’ideologia totalitaria inaccettabile e incompatibile con le regole democratiche. Sarebbe utile – conclude il vicepresidente della Camera – sospendere gli studenti artefici di questa azione squadrista con il conforto di tutti i partiti che in questi giorni hanno negato che ci sia un clima violento e che la sinistra lo alimenti”. Per una volta l’opposizione non ha potuto evitare di stigmatizzare l’aggressione al professore. Una timida presa di distanza.