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Pakistano jihadista arrestato in un centro migranti di Trieste. Disinteressato a integrarsi, e entrato da irregolare dalla rotta balcanica, cercava sul web come fabbricare armi e esplosivi

L'ombra del terrorismo

Ospite di un centro per migranti, cercava in rete “armi” e “martirio”: arrestato un aspirante jihadista arrivato dalla rotta balcanica

Il 25enne pakistano, finito in manette oggi a Trieste, era vicino ai principali gruppi della jihad globale. Entrato illegalmente nei nostri confini, dichiarando false generalità e di essere minorenne al fine di poter richiedere la protezione internazionale, nel corso dell'indagine ha evidenziato, a tinte forti, un profilo ideologico islamista

Cronaca - di Greta Paolucci - 5 Settembre 2025 alle 14:56

La notizia rimbalza in rete: questa mattina i militari del Ros, insieme ai carabinieri i Trieste e alle Squadre Operative di Supporto del 13° Reggimento Friuli-Venezia Giulia, hanno arrestato un 25enne pakistano con le accuse di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale, addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale e istigazione a delinquere con le aggravanti dell’apologia riguardante delitti di terrorismo e di aver commesso il fatto attraverso strumenti informatici o telematici. L’indagine, ribattezzata Medina, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Trieste, in materia di terrorismo di matrice confessionale jihadista, nasce dal monitoraggio che i Ros effettuano, anche sul web, relativamente a soggetti potenzialmente a rischio radicalizzazione.

Terrorismo, arrestato migrante pakistano vicino a principali gruppi della jihad globale

L’ombra del terrorismo islamico non è più solo una minaccia lontana, ma una realtà che si annida nelle nostre città e, in questo caso, nei centri di accoglienza. L’arresto di un 25enne pakistano a Trieste, entrato in Italia illegalmente con la “Rotta Balcanica” e ospite di una struttura per migranti, squarcia il velo su un pericolo che Viminale e governo in prima linea sulla sicurezza, di certo non sottovalutano. Così, mentre i buonisti della sinistra pro-accoglienza discettano su Ong e scafisti, e puntano l’indice sulle politiche di integrazione, l’indagine “Medina” dei Ros svela un’attività inquietante, sotterranea e strisciante.

Quella di un giovane immigrato che, anziché cercare una nuova vita, coltivava l’odio in rete. Manifestando apertamente la sua vicinanza all’Isis. E imparando a fabbricare ordigni esplosivi. Una storia, quella del migrante arrivato dalla rotta dei Balcani, che mette in luce la vulnerabilità degli accessi irregolari. Ma anche la solidità del nostro sistema di accoglienza, e di una politica di gestione e controlli dei flussi migratori, che non tralascia o demanda ad altri la necessità di un lavoro rigoroso per difendere i nostri confini e la sicurezza dei cittadini.

Il migrante pakistano è entrato illegalmente in Italia nel 2023, attraverso la “Rotta Balcanica”

Dunque, veniamo all’ultima vicenda di cronaca che sottende a tutto quanto appena detto. Una vicenda da cui emerge che è in rete che il ragazzo, entrato illegalmente in Italia nel 2023, attraverso la “Rotta Balcanica”, dichiarando false generalità e di essere minorenne al fine di poter richiedere la protezione internazionale, mostrava un profilo ideologico islamista. Ospite a Trieste in una struttura del consorzio che gestisce l’accoglienza dei migranti, il 25enne pakistano effettuava una spasmodica ricerca su svariate piattaforme di materiale di chiarissima ispirazione jihadista, che a sua volta rilanciava su social media dedicati attraverso numerosi profili riconducibili allo stesso indagato.

Non era interessato all’integrazione: cercava di imparare sul web come fabbricare esplosivi e armi

Di più. Il soggetto indiziato, in numerose occasioni, ha dimostrato la propria vicinanza ai principali gruppi del jihad globale, dichiarando apertamente la propria appartenenza all’organizzazione terroristica denominata Stato Islamico. Recente anche l’interesse “all’apprendimento, soprattutto via web, di tecniche utili al confezionamento e alla fabbricazione di ordigni esplosivi artigianali, alla ricerca di armi da fuoco e a riferimenti espliciti al martirio”.

Il profilo “inquietante” del migrante pakistano emerso dalle indagini

Gli inquirenti al lavoro sul caso, lo descrivono come schivo e disinteressato ad inserirsi nel tessuto sociale e all’apprendimento della lingua italiana. Il 25enne, però, era in realtà molto attivo sul web, dove interagiva prevalentemente con soggetti localizzati all’estero, che condividono gli stessi ideali estremisti, caratterizzati da violenza. Odio nei confronti dell’Occidente. E contenuti di propaganda jihadista di connotazione terroristica. Un cono d’ombra al cui interno il giovane si nascondeva, ma che un fine lavoro di indagine ha stanato e su cui ha fatto luce…

 

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di Greta Paolucci - 5 Settembre 2025