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Il Nepal vieta i social: rivolta di piazza, Parlamento in fiamme, 20 morti e oltre 250 feriti

Rivoluzione per Facebook

Il Nepal vieta i social: rivolta di piazza, Parlamento in fiamme, 20 morti e oltre 250 feriti

Esteri - di Gabriele Caramelli - 9 Settembre 2025 alle 19:01

Sono almeno 20 i morti e 250 i feriti negli scontri tra  polizia e manifestanti nella piazza centrale di Kathmandu in Nepal, dove tanti giovani si sono radunati per contestare il divieto governativo di utilizzare i social network come Facebook, X e Instagram. Il primo bilancio delle vittime è stato riferito all’Afp dal portavoce della polizia della capitale nepalese Shekhar Khanal. Secondo il ministro delle Comunicazioni Prithvi Subba, la polizia ha usato la forza contro i dissidenti, utilizzando anche idranti, manganelli e proiettili di gomma. La proibizione dell’accesso ai social è stata interrotta poi interrotta a seguito delle proteste.

Proteste in Nepal dopo l’oscuramento dei social: militari in strada e coprifuoco

Intanto, il portavoce della polizia di Kathmandu ha spiegato che nel paese è stato introdotto il coprifuoco, visto che alcuni manifestanti hanno provato a penetrare nel Parlamento mentre altri ancora hanno cercato di dare fuoco all’edificio. Il rappresentante dell’esercito nepalese, Rajam Barasset, ha affermato che una piccola unità di soldati è stata schierata nelle strade. La contestazione è stata convocata dal gruppo “Generazione Z” e nel frattempo, il premier Khadga Prasad Sharma Oli ha rassegnato le proprie dimissioni a causa dei disordini. Assieme a lui, altri tre ministri hanno scelto di abbandonare il ruolo istituzionale. Al di là di tutto, Il governo ha comunque insistito a precisare che le piattaforme social devono essere regolamentate per contrastare le fake news, l’incitamento all’odio e le frodi online.

Nepal, anche un ministro appoggia le rivolte: fiamme nella casa di un ex premier

Il ministro per le Forniture idriche Pradeep Yadav, anche lui dimissionario, ha espresso in una nota un “sostegno per i giovani della Gen Z che si sono opposti alla repressione condotta dal governo”. La rabbia dei contestatori aumenta anche se il divieto ai social è stato revocato e infatti alcuni di loro hanno dato alle fiamme la casa dell’ex premier Sher Bahadur Deuba a Dhangadhi. “Esorto tutti, compresi i cittadini che protestano, a collaborare per una risoluzione pacifica della difficile situazione del Paese”, ha affermato il presidente nepalese Ramchandra Paudel, che ha cercato di calmare gli animi.

L’Onu chiede chiarimenti e invita al dialogo

Le Nazioni Unite hanno chiesto l’apertura di un’indagine in modo “rapido e trasparente” sulla repressione dei manifestanti in Nepal. “Siamo scioccati per le uccisioni e i ferimenti dei manifestanti in Nepal e sollecitiamo un’indagine tempestiva e trasparente”, ha dichiarato Ravina Shamdasani, portavoce dell’ufficio Onu per i diritti umani. Anche L’Alto Commissario dell’Onu, Volker Turk, si è detto “sconvolto dall’escalation di violenza in Nepal” e ha evidenziato che “il dialogo è il modo migliore e unico per affrontare le preoccupazioni del popolo nepalese”.

L’Ue esprime “profondo rammarico” per i manifestanti uccisi

“L’Ue esprime profondo rammarico per le morti e la violenza delle manifestazioni in corso in Nepal. Le uccisioni dovrebbero essere oggetto di un’indagine indipendente”, ha scritto in una nota un portavoce del Servizio di azione esterna, per poi aggiungere che “l’Europa invita alla moderazione e chiede alle autorità di adottare tutte le misure necessarie per proteggere le vite umane” e al “dialogo tra tutte le parti per risolvere le divergenze e per garantire che tutti i diritti fondamentali siano rispettati”. In conclusione, il rappresentante ha espresso il cordoglio per le famiglie dei defunti e augurato una pronta guarigione ai feriti.

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di Gabriele Caramelli - 9 Settembre 2025