
Il selfie della premier
Meloni col cappellino “Italia 1861” turba i parrucconi di sinistra: “Trumpiana”, “Cavour non avrebbe gradito”
L’ultima giornata di agosto di Giorgia Meloni è cominciata con un post sulla pagina Facebook ufficiale: un messaggio della presidente del Consiglio semplice, “Buona domenica”, accompagnato da un selfie, con occhiali da sole e cappellino con la scritta ‘Italia original 1861’ (l’anno dell’unità d’Italia), che ha fatto sobbalzare sulle tastiere gli indignati di sinistra. Sui social hanno interpretato il selfie col cappellino come una versione meloniana dei berretti di Donald Trump.
Il cappellino della Meloni e le polemiche inutili della sinistra
Una versione all’italiana del berretto “Make America Great Again” dell’ormai iconico Maga trumpiano. Una tempesta in un bicchiere d’acqua, che ha sollevato un vespaio di polemiche social nell’ultimo giorno di agosto.
Il Giornale ridicolizza chi fa polemiche: 1861, non serve una laurea in storia
Il Giornale evidenzia le contraddizioni e e le esagerazioni della sinistra, che è riuscita a polemizzare anche sul cappellino della presidente del Consiglio. «Era dai tempi dell’armocromista della Schlein che la sinistra non prendeva una scelta di campo così netta. Sulla moda. Però ormai funziona così: se ti metti un cappello in testa (sotto il sole agostano, che strano…) sei un trumpiano. Che poi sul copricapo non c’è mica scritto «Maga» o alcune delle bizzarre ed egoriferite frasi che Trump ha fatto ricamare sui tanti berretti che ha mostrato agli sbigottiti leader europei qualche giorno fa. Sul copricapo della Meloni c’è scritto «Italia, 1861»: non serve una laurea in Storia, basta un ciclo di elementari per sapere che è la data della proclamazione del Regno d’Italia, cioè la carta d’identità di tutti noi. Ma, per la sinistra dell’oicofobia, avere un’identità, una casa e figuriamoci una Patria è una colpa incommutabile e imperdonabile. Ma non c’è niente da fare, i più trinariciuti sul web vedono in quell’innocuo cappello un modo per chinare la testa a The Donald (che, giusto per inciso, non è un mostro, ma il quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti legittimamente eletto)».
La polemica assurda: “Che avrebbero detto d’Azeglio e Cavour?”
E alla stucchevole polemica si accoda su La Stampa persino il sociologo Massimiliano Panarari. «Una spruzzata in salsa anglogiovanile di sovranismo e nazionalismo – e chissà come commenterebbero questo patriottismo made in “Brothers of Italy” gli autentici, e giustappunto original, padri dell’unificazione, figure come i sabaudi Cavour e D’Azeglio», commenta accigliato Panarari. Cavour e D’Azeglio, certo. Non Garibaldi, ovviamente, perché anche l’eroe dei due mondi un cappello ce l’aveva.