
"Noi sospesi tra guerra e pace
Meloni all’Onu: “Israele ha superato il limite, ma Hamas ha scatenato il confitto. Serve una riforma profonda delle Nazioni Unite”
"Pace, dialogo, diplomazia sembrano non riuscire più a convincere e a vincere. L'uso della forza prevale in troppe occasioni". Un intervento a tutto tondo nel quale la premier ha denunciato l'inadeguatezza dell'architettura dell'Onu ad affrontare le sfide. Poi la stoccata alle toghe sui migranti
Parole nette e forti quelle pronunciate finora da Giorgia Meloni di fronte all’assemblea delle Nazioni Unite, mentre in Italia è notte fonda. Un duro attacco alla Russia per aver inferto “una ferita profonda al diritto internazionale”. E una severa critica a Israele per aver “superato il limite del principio di proporzionalità” nella sua reazione ad Hamas, finendo con “l’infrangere le norme umanitarie e causando una strage tra i civili”. Sono alcuni dei passi più duri dell’intervento della premier, durato 16 minuti. Ricordando che l’Onu nacque nel 1945 con lo scopo principale di evitare nuovi conflitti dopo la seconda guerra mondiale, “la domanda che dobbiamo porci è: ci siamo riusciti? La risposta la conoscete tutti, perché è nella cronaca, ed è impietosa”.
Un intervento a tutto tondo nel quale ha denunciato l’inadeguatezza dell’architettura dell’Onu; ha invitato a contrastare sia le persecuzioni religiose (“prevalentemente di cristiani”) sia il traffico di esseri umani; anche rivedendo – ha sottolineato- le “anacronistiche” convenzioni internazionali su migrazione e asilo che, “quando vengono interpretate in modo ideologico e unidirezionale da magistrature politicizzate, finiscono per calpestare il diritto, invece di affermarlo”. Nel mirino anche i “‘piani verdi’ che in Europa – e nell’intero Occidente – stanno portando alla deindustrializzazione molto prima che alla decarbonizzazione”.
Meloni: “La Russia ha calpestato il trattato delle Nazioni Unite
Siamo come sospesi. “Pace, dialogo, diplomazia sembrano non riuscire più a convincere e a vincere. L’uso della forza prevale in troppe occasioni. E lo scenario che ci troviamo di fronte è quello che Papa Francesco descrisse con rara efficacia: una ‘terza guerra mondiale’ combattuta ‘a pezzi’“. La premier ha puntato subito il dito contro la Russia: “membro permanente del Consiglio di Sicurezza, che ha deliberatamente calpestato l’articolo 2 dello Statuto dell’Onu: violando l’integrità e l’indipendenza politica di un altro Stato sovrano, con la volontà di annetterne il territorio. E ancora oggi non si mostra disponibile ad accogliere seriamente alcun invito a sedersi al tavolo della pace”. Una ferita profonda inferta al diritto internazionale che ha determinato “effetti destabilizzanti molto oltre i confini nei quali si consuma quella guerra. Il conflitto in Ucraina ha riacceso, e fatto detonare, diversi altri focolai di crisi. Mentre le Nazioni Unite si sono ulteriormente disunite”.
“Israele ha superato il limite della proporzionalità”
Meloni ha condannato gli attacchi di Hamas del 7 ottobre: “Chi ha scatenato il conflitto non può essere premiato – ha aggiunto ripetendo che “è Hamas ad aver scatenato la guerra. E’ Hamas che potrebbe far cessare le sofferenze dei palestinesi, liberando subito tutti gli ostaggi. E’ Hamas che sembra voler prosperare sulla sofferenza del popolo che dice di rappresentare”. Ha altresì usato parole nette su Israele che con la sua reazione ha superato “il limite del principio di proporzionalità”. Una “scelta che l’Italia ha più volte definito inaccettabile, e che porterà al nostro voto favorevole su alcune delle sanzioni proposte dalla Commissione europea verso Israele”. La premier ha quindi invitato Israele ad “uscire dalla trappola di questa guerra: lo deve fare per la storia del popolo ebraico, per la sua democrazia, per gli innocenti; per i valori universali del mondo libero di cui fa parte”. “E per chiudere una guerra servono soluzioni concrete, perché la pace non si costruisce solo con gli appelli, o con proclami ideologici accolti da chi la pace non la vuole”. Ha proseguito, definendo “molto interessanti le proposte che il presidente degli Stati Uniti ha discusso con i Paesi arabi in queste ore”, dicendosi pronta “ovviamente a dare una mano”.
Meloni: “Serve una riforma profonda delle Nazioni Unite”
La presidente del Consiglio ha detto di ritenere che “Israele non abbia il diritto di impedire che domani nasca uno Stato palestinese, né di costruire nuovi insediamenti in Cisgiordania al fine di impedirlo. Per questo abbiamo sottoscritto la Dichiarazione di New York sulla soluzione dei due Stati”, ha spiegato ribadendo però che “il riconoscimento della Palestina deve avere due precondizioni irrinunciabili”: il rilascio di tutti gli ostaggi e l’esclusione di Hamas da ruoli di governo. Ritornando al tema iniziale Meloni ha segnalato forte e chiaro che “l’architettura delle Nazioni Unite costruita 80 anni fa non è all’altezza delle sfide che la nostra epoca ci impone oggi. Multilateralismo, dialogo e diplomazia, senza istituzioni che funzionano come dovrebbero, sono solo parole vuote: dobbiamo riconoscere i nostri limiti”. Pertanto, una riforma “profonda” delle Nazioni Unite è più che mai “necessaria e urgente”.
“E’ arrivato il tempo del coraggio”
“Una riforma non ideologica, ma pragmatica, realista, che rispetti la sovranità delle nazioni e apra a soluzioni condivise: abbiamo bisogno di un’istituzione agile, efficiente, in grado di rispondere velocemente alle crisi; trasparente nella missione e nei costi; capace di ridurre al minimo la burocrazia, gli sprechi, le duplicazioni”. E citando San Francesco “il più italiano dei santi, che ha dato il nome alla città dove questa organizzazione è nata (San Francisco, ndr): ‘i combattimenti difficili vengono riservati solo a chi ha un coraggio esemplare’. Credo sia arrivato il tempo di dimostrare quel coraggio”.
“Nel deserto non c’è nulla di verde”
Altri aspetti la premier ha voluto porre all’attenzione dell’assemblea: “l’ecologismo insostenibile” che “ha quasi distrutto il settore dell’automobile in Europa; creato problemi negli Usa, causato perdite di posti di lavoro; appesantito la capacità di competere e depauperato la conoscenza. Ci sono voluti secoli per costruire i nostri sistemi, ma bastano pochi decenni per ritrovarsi nel deserto industriale. Solo che, come ho detto molte volte, nel deserto non c’è nulla di verde”.
Questo l’intervento integrale