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Marche o marchette? L’insostenibile leggerezza di Ricci finisce nel mirino della Corte dei conti

Da sindaco di Pesaro

Marche o marchette? L’insostenibile leggerezza di Ricci finisce nel mirino della Corte dei conti

Politica - di Andrea Verde - 12 Settembre 2025 alle 13:39

Dopo aver promesso un contributo di 30mila euro per chi decide ad andare ad abitare nelle aree interne, asili nidi gratuiti, incentivi economici ai medici di base per stare nelle aree interne e dopo la promessa di piantare un milione e mezzo di alberi perché “abbiamo bisogno di ombra, un elemento fondamentale per contrastare il cambiamento climatico”, arriva da Fermo, in uno dei “comizi d’amore per le Marche”, l’ultima proposta in ordine cronologico di Matteo Ricci; “il trasporto pubblico gratuito, su rotaia e bus, per gli studenti della regione, per contrastare il caro scuola. Inizialmente -ha dichiarato Ricci- avevamo proposto che il trasporto fosse gratuito solo per le aree interne, ma vogliamo estendere la proposta a tutti gli studenti marchigiani, dalle primarie alle superiori. Sarà il nostro modo di contrastare il caro-scuola e dare una mano alle famiglie”.

Peccato che Ricci ometta di spiegare come verranno finanziate tutte queste promesse elettorali. Il metodo Ricci suscita l’ironia di Calenda che ad Ancona, secondo quanto riportato dalla giornalista Francesca Brugnettini, ha dichiarato che il “campo largo” si sta trasformando in un piccolo “oratorio” rosso. Matteo Ricci, secondo Calenda, ha una duttilità politica assoluta; non è mai stato un riformista: è stato solo ciò che occorreva essere per avere una poltrona garantita; cerca di salvare la poltrona anche a costo di scavarsi la fossa. Ricci cerca di superare i limiti posti dalla realtà con una buona dose di immaginazione a costo di farsi bacchettare dalla Corte dei conti che, con delibera 81 dello scorso 31 luglio, guardando ai bilanci del comune di Pesaro per gli anni 2022-2023, in cui Matteo Ricci era Sindaco, afferma che gli equilibri sono formalmente salvi ma costruiti in gran parte con l’uso disinvolto dell’avanzo di amministrazione.
Antonella Marchionni sul “Resto del Carlino” scrive che l’avanzo di amministrazione, cioè il risparmio accumulato negli anni, sia stato usato impropriamente per coprire spese correnti come manutenzioni, affitti, contributi e quote associative. Una pratica che la Corte considera scorretta; quei soldi dovrebbero finanziare spese eccezionali, non la gestione di tutti i giorni.
Un altro rilievo, si legge sempre sul “Resto del Carlino”, riguarda il Fondo pluriennale vincolato (FPV) che serve a programmare lavori e investimenti. È cresciuto in due anni da 18 a 27 milioni, ma in gran parte perché i progetti previsti sono stati semplicemente spostati all’anno successivo. Tutto questo “palesa la presenza di difficoltà nel monitoraggio dei cronoprogrammi di spesa e non può essere considerata coerente con i principi contabili che presidiano la costituzione e la gestione del FPV”. In pratica; tante opere annunciate, poche realizzate. Per la Corte dei conti serve più prudenza, più trasparenza e una programmazione più realistica; troppa disinvoltura nell’usare l’avanzo come un bancomat!
Non è la prima volta, tuttavia, che Matteo Ricci finisce nel mirino della Corte dei conti. Nel 2012 la provincia di Pesaro era in condizioni critiche ed aveva bisogno di denaro per rispettare il patto di stabilità ed evitare pericoli di default. Come scrisse Antonio Amorosi su “La Verità”, Alessia Morani e Matteo Ricci erano rispettivamente assessore all’istruzione e presidente della Provincia di Pesaro, quando con una «grave irregolarità», insieme ad altri, realizzarono un artificio contabile: quell’anno fecero figurare nel bilancio dell’ente un debito come un credito, per non uscire dal patto di stabilità ed evitare l’anticamera del default all’ente Provincia. Un’operazione da 4,5 milioni di euro. Per il danno arrecato la Corte dei conti sanzionò gli amministratori coinvolti a restituire una percentuale del 30% del loro stipendio. Morani doveva restituire 12.000 euro e Ricci 20.000 euro. Tra i condannati figuravano anche l’ex sindaco Pd di Fano, Massimo Seri, e l’allora vicepresidente del Consiglio Regionale Marche, Claudio Minardi, entrambi candidati con Ricci per le prossime elezioni regionali. Tuttavia, come ricorda Amorosi, i condannati non dovettero pagare nulla in quanto un deputato pesarese del Pd, Marco Marchetti, si inventò in Parlamento, durante il governo Renzi, un emendamento alla legge di stabilità che cancellò di colpo le sanzioni per gli amministratori locali che avevano sforato il patto di stabilità nel 2012. Un caso?

Come se non bastasse l’inchiesta Affidopoli che riguarda il Comune di Pesaro ha fatto emergere il caso dell’associazione Ungranbelpo’, promossa dall’ex sindaco Matteo Ricci.
Il deputato di Fdi Fabio Raimondo è intervenuto al Question time della Camera dei deputati con il ministro Piantedosi. “Parliamo di un’associazione nata nel 2019 -ha dichiarato Raimondo- come prosecuzione della lista civica che sosteneva Ricci, con sede il Pd provinciale di Pesaro. Un soggetto che ha organizzato attività politiche, che ha sostenuto campagne elettorali e che improvvisamente si è sciolto il 10 giugno 2024, proprio alla viglia dell’elezione di Ricci al Parlamento europeo. Ciò che colpisce è che, nonostante la sua evidente natura politica, l’associazione non abbia mai pubblicato bilanci, né presentato rendiconti alla Commissione di garanzia, come la legge prevede per partiti, movimenti e soggetti assimilabili”.

Piantedosi ha risposto che “uno dei fondamenti della moderna democrazia è la piena trasparenza in ogni ambito dell’azione politica ed amministrativa e che, laddove necessario, le sedi parlamentari potranno approfondire ed assumere iniziative di rafforzamento del quadro normativo vigente. Per Piantedosi spetta in primo luogo ai titolari di cariche politiche il compito di preservare quei valori fondamentali di correttezza di fronte al cittadino-elettore che sono il primo presupposto della credibilità di chi occupa o aspira ad occupare responsabilità politiche”.

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