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Londra protesta contro immigrazione

Un Paese spaccato

Londra in marcia,100mila in piazza contro l’immigrazione, bandiere e slogan contro Starmer (video)

Scontri verbali, bandiere ovunque e 1.600 agenti schierati nella capitale britannica per tenere separate le due marce contrapposte. Il messaggio per il premier Starmer: "Vogliamo indietro il nostro Paese. Basta sbarchi"

Esteri - di Alice Carrazza - 13 Settembre 2025 alle 18:41

Un sabato di follia a Londra. Due città nello stesso giorno, separate da poche strade e da un cordone di scudi antisommossa. Da una parte oltre centomila persone richiamate da Tommy Robinson per la marcia “Unite the Kingdom”, dall’altra gli immancabili Antifa, con il loro vocabolario ridotto all’insulto di rito: “Feccia fascista”.

“Vogliamo indietro il nostro Paese”

A Whitehall, il corteo guidato dall’attivista della destra inglese ha sventolato Union Jack e croci di San Giorgio, con scritte che non lasciavano margini di interpretazione: “Basta sbarchi”, “Mandateli a casa”, “Vogliamo indietro il nostro Paese”.

Sul palco, arringhe scandite con toni da comizio di frontiera: Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump, ha ribadito il legame tra Stati sovrani. La protagonista inattesa è stata una tredicenne, diventata simbolo dopo essere stata espulsa da scuola per aver indossato un vestito con la propria bandiera. Il pubblico l’ha salutata come un’eroina. Un saluto è arrivato anche da parte dal patron di Tesla Elon Musk. «Voglio che l’Inghilterra resti l’Inghilterra. L’immigrazione incontrollata deve finire». Poi la stoccata contro Starmer: «Questo è un governo contro le persone».

Waterloo Bridge come stadio

Intorno, la marea umana invadeva Waterloo Bridge e l’area dell’Imax cinema: un mosaico di vessilli britannici, croci scozzesi e bandiere gallesi. Qualcuno ha issato persino una croce di legno con inciso “RIP Charlie Kirk”, il militante conservatore americano assassinato pochi giorni fa nello Utah. Una band suonava pezzi dedicati alla “libertà” e a Robinson stesso, trasformando la marcia in un ibrido tra corteo politico e festival rock.

@london.crime.ldn

Over looking at Westminster Bridge today.. #rally #unitethekingdom #london #westminsterbridge

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La controprotesta degli antifascisti

Gli Antifa hanno scelto Russell Square come punto di partenza per la loro “Marcia contro il fascismo”. Cartelli con slogan prefabbricati – “Donne contro l’estrema destra”, “I rifugiati sono i benvenuti”, “Oppose Tommy Robinson” – e una passerella di parlamentari laburisti. Diane Abbott e Zarah Sultana hanno preso la parola a Parliament Square, rivendicando che anche la controcultura ha diritto al suo palco.

La città sotto assedio

Non sono mancati momenti tesi. La Metropolitan police ha confermato che alcuni agenti sono stati colpiti da oggetti lanciati, mentre un gruppo di sostenitori di Robinson inveiva contro gli scudi antisommossa e i cori antifascisti. Circa 1.600 agenti, inclusi 500 richiamati da altre contee, hanno blindato il centro città. Le barriere hanno creato una “zona sterile” per impedire lo scontro diretto.

Clair Haynes, comandante della polizia, aveva addirittura rassicurato le comunità musulmane: “Gli agenti adotteranno una linea dura nei confronti di comportamenti discriminatori o che oltrepassino il limite tra protesta e crimine d’odio”. Ha aggiunto che la polizia agirà “senza timore né favoritismi”.

Il paradosso laburista

A rendere il clima ancora più grottesco ci ha pensato Stand Up to Racism. La cui co-coordinatrice, dal palco, ha accusato il governo Starmer di aver “cercato di superare i razzisti in razzismo per tutta l’estate”. Una stoccata che fotografa bene il paradosso: un esecutivo di sinistra che i compagni non ritengo abbastanza “inclusivo”.

Epilogo amaro

Entro le sei di sera, la marcia “Unite the Kingdom” doveva concludersi. Due ore prima, stessa sorte per gli Antifa. Londra ha tirato un sospiro di sollievo solo quando i pullman di polizia sono ripartiti verso le province da cui erano arrivati. Restano le immagini: da un lato la folla che intona cori nazionali, dall’altro la liturgia woke. Una capitale divisa in due, più che unita in un regno.

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di Alice Carrazza - 13 Settembre 2025