
A Fenix
L’intervista. Cavedagna smaschera la sinistra: “Bologna allo sbando, tra pipe per drogarsi, centri sociali e Islam radicale”
“La distribuzione delle pipe per fumare il crack a Bologna è un’ammissione di fallimento”. Queste le parole dell’eurodeputato di Fratelli d’Italia e portavoce di Gioventù nazionale Stefano Cavedagna, intervistato dal Secolo d’Italia. Ma non solo, perché l’esponente dell’Ecr ha offerto delucidazioni sull’integralismo islamico che si sta diffondendo nel capoluogo bolognese, assieme al fenomeno di una certa estrema sinistra violenta. Come ha testimoniato lui stesso, “tre anni fa ho subito un’aggressione violenta tre anni fa dal “Collettivo universitario autonomo”, che è noto per aver occupato uno spazio nella facoltà di Lettere in via Zamboni. Con Cavedagna abbiamo affrontato anche la questione del “Greengate” e la proposta sul “Chat control”, che ufficialmente “non è ancora arrivata al Parlamento europeo”.
Cosa ne pensa della distribuzione di pipe per il crack a Bologna?
“È un’ammissione di fallimento. Secondo il sindaco Matteo Lepore questa è una scelta che serve per portare al consumo consapevole o a ridurre il danno. Ma non esiste uno studio capace di affermare una cosa simile. Il problema è che se il comune fornisce una pipa per il crack a una persona, questa andrà a rifornirsi di droga vietata dalla legge. Il rischio, dunque, è quello di incentivare lo spaccio. Per questo motivo abbiamo fatto una denuncia alle autorità competenti”.
Bologna corre il rischio della radicalizzazione islamica?
“Temo che in gran parte lo sia già. È già stato espulso un imam dal centro di cultura islamica e anche qui bisognerebbe fare chiarezza. A tal proposito bisognerebbe fare chiarezza: ci sono luoghi che sono vere e proprie moschee mascherate. L’ex imam della “moschea” Iqra, in via Jacopo di Paolo a Bologna, è stato espulso a ottobre scorso perché portava avanti discorsi da fondamentalista. Come emerso dalla trasmissione Fuori dal coro, andata in onda qualche sera fa, porta avanti più o meno gli stessi messaggi. Questo accade perché non c’è un controllo dell’amministrazione comunale e così gli integralisti trovano terreno fertile per il proselitismo sul territorio. Il sindaco Lepore quest’anno ha scritto un comunicato e fatto un video per augurare agli islamici un “buon Ramadan”, ma non ha fatto la stessa cosa con i cristiani. E poi ha aperto la possibilità alle scuole di richiedere una dieta Halal, ma le altre comunità religiose non hanno la stessa possibilità. Così si finisce per strizzare l’occhio all’Islam”.
L’estrema sinistra bolognese è pericolosa?
“L’estrema sinistra sta proliferando sul posto già da tempo, perché trovano adesione ideologica nell’amministrazione comunale. Diversi centri sociali hanno locali pubblici assegnati dal comune di Bologna attraverso i bandi. Queste dinamiche fanno in modo che queste realtà abbiano agevolazioni o che siano esentate dal canone di locazione, basti pensare al centro social Labas in vicolo Bolognetti. Il centro sociale Crash, invece, ha organizzato un concerto con gli “P38”, la band che inneggia alle Brigate rosse. Io ho subito un’aggressione violenta tre anni fa dal “Collettivo universitario autonomo”, che è noto per aver occupato uno spazio nella facoltà di Lettere in via Zamboni”.
Come procedono i lavori sul “Greengate”?
“L’Ecr, assieme al Ppe e ai Patrioti, sta approfondendo i rapporti tra la Commissione europea e le Ong. Vogliamo avere la certezza che nessuno abbia preso soldi dalla Commissione europea per portare avanti politiche green, come la direttiva sulle auto elettriche. Abbiamo il timore che ci sia stata una spinta eccessiva nei confronti delle politiche “verdi”, visto che alcuni parlamentari europei hanno preso delle scelte insensate sull’argomento. Pensiamo che dietro ci sia un altro interesse”.
Cosa ne pensa della proposta sul Chat control?
“Al momento non è ancora arrivata in Parlamento, ma se n’è parlato in Commissione Ue. Crediamo che la messaggistica privata su applicazioni come Instagram e whatsapp debba essere privata, perché il rischio è quello di minare la privacy delle persone. In sostanza, siamo contrari al controllo di massa: l’Europa non può diventare un grande fratello che controlla ciò che fanno i cittadini. Se la proposta consiste nell’acceso dei provider alla messaggistica istantanea a poter accedere a qualsiasi conversazione privata con scopi di tutela, allora non possiamo evitare di nutrire qualche dubbio”.