
Una spiegazione illuminante
Libertà di stampa solo se il giornalista è gradito: la Flotilla getta la maschera dopo il caso Del Vecchio
Il comunicato dei promotori rivendica che la missione è «una comunità di attivisti, siano essi giornalisti o personalità pubbliche» e parla della necessità di «fiducia». La Russa: «Spesso chi si erge a paladino dei diritti altrui pratica l’intolleranza per ogni forma di critica»
Libertà di stampa sì, a patto che il giornalista sia gradito. Nel pieno della bufera per l’allontanamento della giornalista della Stampa Francesca Del Vecchio dalla Flotilla, il Global Movement to Gaza, promotore dell’iniziativa, ha rilasciato un comunicato che avrebbe dovuto nelle intenzioni demolire l’idea della censura e dell’allergia al giornalismo libero. E che invece risulta come la piena conferma del clima di intolleranza e mancanza di trasparenza che la vicenda ha mostrato.
Il comunicato del Global Movement to Gaza
«La libertà di stampa da noi non è, e non sarà mai, in discussione. Chiediamo però – si legge nella nota – di comprendere tre cose: la Flotilla è innanzitutto una comunità di attivisti, siano essi giornalisti o personalità pubbliche. Le vulnerabilità e i pericoli a cui il nostro equipaggio è esposto, anche alla luce degli attacchi in Tunisia, obbligano a misure di sicurezza rigide, tese a garantire non solo l’incolumità dell’equipaggio, ma anche la fiducia reciproca, fondamentale su piccole barche e in situazioni di forte stress emotivo. Gli allontanamenti, infatti, sono stati decisi dai capitani e dagli equipaggi, proprio per la violazione di regole condivise (immaginiamo che se fossero state lesive della libertà di stampa i giornalisti non le avrebbero accettate all’origine); l’obiettivo della missione è consegnare aiuti umanitari ai gazawi attraverso un’iniziativa non violenta della società civile. Le altre cose sono tutte importanti, ma non possono rischiare di inficiare l’obiettivo».
L’allontanamento della giornalista Del Vecchio dalla Flotilla
Del Vecchio nella sua cronaca sull’allontanamento ha riferito di aver dato ampie rassicurazioni sul fatto che avrebbe evitato di raccontare dettagli che potessero diventare fattore di rischio per la Flotilla, ma ha anche precisato che la sua intenzione era offrire un racconto veritiero della missione con le sue «luci» e le sue «ombre». «Provare a portare aiuti a Gaza è ammirevole, anzi doveroso. Ma è doveroso anche raccontare la verità», ha spiegato la giornalista, non facendo altro che riaffermare il senso profondo della professione. «Provo a spiegare, ancora – si legge più avanti nella sua cronaca – il valore del racconto giornalistico. Ma hanno già preso la loro decisione. “Sei pericolosa. Il tuo giornale ci ricopre tutti i giorni di m***a”. Ecco il punto».
La querela nei confronti del Tempo
Un punto che non è sfuggito al dibattito politico e che, del resto, emerge chiaramente dallo stesso comunicato del Global Movement to Gaza a partire dalle prime righe, quando parla di «comunità di attivisti, siano essi giornalisti o personalità pubbliche». Gli altri allontanati o querelati, come avvenuto oggi per il Tempo, che ha pubblicato in prima pagina un’inchiesta in cui parla di un documento «redatto dal ministero della Diaspora israeliano, che svela – si legge sul quotidiano – tutti i legami dietro la Global Sumud Flotilla, l’iniziativa spacciata per grande operazione umanitaria che però sembra avere più un fil rouge con personaggi ritenuti vicini ad Hamas, e non solo». «Il Global Movement to Gaza Italia, nell’ambito della missione Global Sumud Flotilla, ha dato mandato ai propri legali di querelare il quotidiano Il Tempo per diffamazione nei confronti del nostro movimento e diffusione di notizie false, tendenziose sulla nostra missione», si legge in una nota del movimento.
La Russa: «Chi si erge a paladino dei diritti altrui pratichi l’intolleranza per ogni forma di critica»
«La vicenda della giornalista de La Stampa, Francesca Del Vecchio, allontanata dalla Flotilla per Gaza come persona “non gradita” di una testata “non amica”, dimostra come spesso chi si erge a paladino dei diritti altrui pratichi l’intolleranza per ogni forma di critica», ha commentato il presidente del Senato Ignazio La Russa, ricordando che «il giornalismo schierato non è giornalismo e chi pretende che lo sia non ha idea di quale sia la funzione dell’informazione». «Esprimo perciò la mia solidarietà alla giornalista Del Vecchio che – ha riferito La Russa – ho invitato e vedrò martedì prossimo in Senato».