
I rapporti di Cisl e Cnel
Le politiche fiscali funzionano: in aumento i rinnovi contrattuali e le retribuzioni (+3,5%)
In Italia continua a crescere la percentuale di lavoratori del settore privato che usufruiscono di contratti collettivi nazionali rinnovati. Si tratta di una percentuale che, secondo il Sole 24 ore, è passata dal 56% di fine 2024 al 65% a giugno 2025: un traguardo che coinvolge oltre 9,5 milioni di lavoratori. Peraltro, le contribuzioni contrattuali sono aumentate del 3,5 durante il primo semestre e l’Istat prevede un consolidamento al 3,1% per i prossimi sei mesi. Il secondo dossier Cisl sulla contrattazione nazionale, invece, ha sottolineato che l’andamento retributivo rispecchia un rientro delle pressioni inflattive e dunque, dopo il grande rimbalzo post-pandemico si procede verso la normalizzazione delle dinamiche contrattuali. Precisamente, il settore privato ha dimostrato un progressivo rafforzamento delle retribuzioni, con le crescite passate dal +4,7% del primo trimestre al +2,6% del secondo.
Crescono le retribuzioni italiane, nonostante l’inflazione
Gli sviluppi settoriali mostrano crescite nelle retribuzioni: per l’ambito dell’energia elettrica si registra un’accelerazione notevole del 6,7%, nel credito e assicurazioni la crescita arriva al 5,1% mentre nel campo alimentare l’incremento si attesta intorno al 4,2%. Per quanto riguarda il settore alberghiero, che ha superato la crisi post pandemica, gli aumenti raggiungono il 2,3%. In sostanza, il report evidenzia anche la nuova boccata d’aria dei redditi medio-bassi a fronte del recupero dall’inflazione, grazie all’effetto combinato di contrattazione collettiva e politiche fiscali, come il taglio del cuneo fiscale e le detrazioni. A fronte di un’inflazione totale del 17,4% dal 2019 al 2024, per redditi bassi le retribuzioni nette sono cresciute del 14,5%, per la fascia mediana del 16,9% e per quella alta del 12%.
Gli aumenti salariali tradotti in euro e il nuovo traguardo
Tradotti in denaro, gli aumenti salariali dimostrano che un lavoratore a tempo pieno con una retribuzione mediana ha ricevuto un incremento nominale di 3718 euro. Peraltro, l’incremento reale è in linea con l’inflazione. Per i redditi bassi, invece, la crescita è stata di 2503 euro annui. “L’azione contrattuale sindacale, integrata con politiche fiscali mirate, ha prodotto una redistribuzione progressiva sulle retribuzioni nette”, ha spiegato il segretario confederale della Cisl Mattia Pirullo. I dati raccolti dall’archivio contratti del Cnel hanno confermato la stabilità del sistema contrattuale con il 99,3% dei lavoratori coperto da 204 contratti principali e oltre il 96% coperto da 204 contratti sottoscritti da federazioni di categoria appartenenti a Cgil, Cisl e Uil.