
Sulla scia di Greta & co.
Landini cavalca l’onda della Flotilla. Sinistra e Cgil all’ultima spiaggia: non gli resta che Gaza…
Il leader sindacalista punta a dritta sulla Striscia con l'ausilio della corrente della piazza. Ma cavalcare il dissenso di collettivi, centri sociali e facinorosi non può bastare, neanche per innescare la miccia del solito "autunno caldo"
Landini torna con la grancassa preparandosi all’autunno caldo e cavalcando la questione Flotilla. E con tanto di squilli di trombe e rulli di tamburi, dopo una parentesi strategicamente attendista, scioglie la prognosi: «Sì, pensiamo di partecipare» al presidio organizzato per le ore 14 di oggi a Montecitorio a sostegno della popolazione palestinese e della Global Sumud Flotilla», annuncia solenne il segretario generale della Cgil Maurizio Landini a margine della premiazione del concorso “Il futuro del lavoro”, promosso dalla Cgil e rivolto alle studentesse e agli studenti delle Accademie di Belle Arti statali.
Non solo Flottilla, Landini perentorio (quanto basta): il governo riconosca lo Stato di Palestina senza balle»
Così, spaziando dal mondo del lavoro a quello dell’impegno umanitario. Passando per l’agenda politica nazionale e internazionale, il segretario della Cgil in versione “tuttofare” e su “tutto discettare”, dichiara urbi et orbi: l’esecutivo italiano «deve prendere una posizione precisa sul fatto che si fermi questa invasione del governo israeliano, e che si riconosca lo stato di Palestina senza balle. In modo molto diretto e preciso». Aggiungendo in calce la richiesta «che si interrompa l’invio di armi e che si interrompano gli accordi commerciali ed economici con Israele» .
Landini cavalca l’onda della Flotilla in vista del solito autunno caldo da minacciare
Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, torna alla ribalta facendo la voce grossa “mediatica”. Ma ancora una volta il bersaglio non è il mondo del lavoro, il cuneo fiscale, il Pil piuttosto che la rituale finanziaria da approvare o da contestare. No, come le recenti dichiarazioni del numero uno della Cgil – raccolte dall’Adnkronos – lasciando intendere a chiare lettere, indicano una chiara virata verso temi di politica internazionale che, sebbene apparentemente scollegati dalle tradizionali battaglie sindacali, sembrano invece funzionali a un obiettivo più ampio: preparare il terreno per un autunno caldo e cavalcare il dissenso dei soliti noti, per provare a mettere in difficoltà il governo di Giorgia Meloni.
Gaza, la Flotilla e la piazza, Landini riparte da lì. Spoiler: non è certo un’invenzione dell’ultim’ora
Ed è proprio in questo probabile e abbozzato disegno che Landini ha annunciato la partecipazione della Cgil al presidio a Montecitorio in sostegno della popolazione palestinese e della “Global Sumud Flotilla“. Un’azione che, a prima vista, potrebbe apparire come un propagandistico gesto di solidarietà umanitaria. Ma che invece, tuttavia, dall’analisi del contesto politico, sembra suggerire altro. Sì, perché come ormai da tempo ci ha abituato a cogliere e interpretare mister Cgil, la protesta, che si sposta dai luoghi di lavoro alle piazze, assume un carattere più marcatamente politico. Con il sindacato che punta a intercettare quella parte della società civile (come quella “incivile”: che ha messo a ferro e fuoco Milano nelle scorse ore). E in particolare quell’elettorato di sinistra, da tempo orfano di una guida politica autorevole e indiscussa.
Allora, la scelta di manifestare su un tema di politica estera così delicato e polarizzante come il conflitto israelo-palestinese, non è casuale. E non può apparire come tale. Anzi: permette a Landini di porsi come il leader di un fronte ampio, non più limitato alle questioni contrattuali, ma capace di mobilitare le coscienze su argomenti di risonanza internazionale, assicurando alla Cgil il primato dell’unico argine alternativo (se credibile o meno, poi: si vedrà), alla politica del governo.
La mobilitazione strategica del leader Cgil. E Elly? Resta a guardare?
Al punto tale che, alla fine della fiera delle vanità (e degli spot auto-promozionali) le parole di Landini, che chiede al governo italiano di «riconoscere lo stato di Palestina senza balle». E di «interrompere l’invio di armi e gli accordi commerciali ed economici con Israele», finiscono per travalicare platealmente i confini della solidarietà umanitaria, per sconfinare arbitrariamente nel campo della pressione politica diretta. Ovviamente declinata ai soliti immancabili slogan e alle perentorie, ripetitive, accuse senza fondamento. Tutto prodromico alla abusata strategia mirata a catalizzare il dissenso dei soliti, immancabili rivoltosi che, almeno quello, tra collettivi studenteschi e centri sociali, a sinistra abbondano. E su tutti i fronti (interni compresi)…