
Walter Rà al "Secolo"
La risposta del sindaco di Corleone all’intervista di Riina junior. “Martedì faremo il nostro podcast in piazza per ribadire il no alla mafia”
«Quella è un’intervista grave e pericolosa, da non sottovalutare»: Walter Rà, giovane sindaco di Corleone, eletto con Fratelli d’Italia, è tra gli amministratori locali più colpiti dall’intervista di Riina junior e al Secolo d’Italia denuncia la gravità e lancia l’allarme.
Cosa ha pensato quando ha saputo del podcast?
«Che non era un’intervista. A me non fa scandalo il fatto che possa essere intervistato un mafioso. Già è avvenuto, tanto per citare uno fra tutti, con Enzo Biagi che intervistava Luciano Liggio o Tommaso Buscetta. Il punto è un altro. Come viene posta l’intervista perché se l’intervistatore è un giornalista che con professionalità incalza l’intervistato, lo mette all’angolo di fronte ai fatti sanguinari della mafia e allora l’intervista può avere anche una grande valenza storica e culturale».
Invece di questo podcast che idea si è fatto?
«Mi è sembrato assolutamente supino e reverenziale nei confronti di Salvuccio Riina che ha rilasciato delle dichiarazioni false distorte ed a tratti pericolose».
Addirittura pericolose?
Per chi conosce il linguaggio mafioso o comunque ne può intuire i meccanismi, ci sono tutta una serie di detti e, soprattutto non detti, che servono a lanciare dei segnali. Inqualificabili, poi, i giudizi sul padre, Totò Rina boss sanguinario della mafia, dipinto come un eroe. Ma in realtà noi non siamo nuove a questa esternazione di Riina perché da quasi un anno a questa parte ci ha abituato a delle uscite per così dire improvvide che si ripetono periodicamente, evidentemente finalizzate alla ricerca di notorietà o di pubblicità per questo quel libro che deve pubblicare o che deve vendere. Oltre che per lanciare dei messaggi nell’ambiente di appartenenza».
Ci sono state precedenti provocazioni?
«La prima volta fece un selfie da via Cesare Terranova, la strada dove abita ancora la madre e la signora Bagarella, insomma storicamente abita la sua famiglia, chiamandola col vecchio nome via Scorzone. Quindi con un evidente smacco nei confronti del giudice Terranova, ucciso dalla mafia.
Ma anche quando mise all’asta il quadro del che ritraeva il padre, il boss di cosa nostra Totò Riina. Lo fece su Facebook e quindi alimentando commenti sotto al post. Ora con questa ultima uscita».
Come ha reagito la gente di Corleone?
«A Corleone la cittadinanza ormai ha preso una posizione netta, soprattutto le nuove generazioni. Non soltanto non hanno più timore a dire espressamente quello che pensano contro la mafia e contro cosa nostra, ma ormai da tempo si sono unite a me nel dire a chiara lettere che noi a Corleone queste persone non le vogliamo. Il concetto è molto semplice. O questa gente rinnega la storia criminale della propria famiglia e quindi di cosa nostra, prendendo le distanze, oppure Corleone non è il posto adatto a loro».
E ora come reagirete a questo podcast?
«Noi martedì pomeriggio ne faremo uno nostro di podcast. Lo registreremo in piazza Garibaldi proprio la piazza di fronte al Comune e un’iniziativa che abbiamo sollecitato insieme all’onorevole Ismaele Lavanderia, è un’idea che è venuta a Ismaele. Pur appartenendo a una parte politica opposta alla mia, ha una sensibilità che riconosco su questi su queste tematiche. Martedì sera alle 19 registriamo questo podcast pubblico in piazza. Ci saranno tante altre personalità: ci saranno anche figli di vittime di mafia che risponderanno al figlio del boss. Approfitterò personalmente, a nome della mia comunità, per ribadire il concetto per cui noi non vogliamo più queste persone a Corleone».