
Le colpe della Regione
La denuncia di FdI: “In Emilia Romagna 1,4 milioni di persone senza il medico di base”
Nonostante il governo Meloni abbia inviato 142 milioni di euro in più di risorse le inadeguatezze del sistema regionale si riflettono sui cittadini
Quasi un milione e mezzo di cittadini in Emilia Romagna sono privi del medico di famiglia. Un dato incredibile che è stato evidenziato da FdI e che mette in evidenza i limiti del sistema regionale a trazione (da sempre) di sinistra e oggi guidato da Michele De Pascale.
I dati che inchiodano la Regione
Sono oltre 1,4 milioni gli emiliano-romagnoli che ad oggi non hanno un medico di base di riferimento nella propria zona. A rilanciare l’allarme è Fratelli d’Italia, tramite la capogruppo in Regione, Marta Evangelisti, dopo il resoconto dell’assessore alla Sanità, Massimo Fabi, in commissione. In Emilia-Romagna sono 2.736 i medici di medicina generale in attività, di cui 618 (23%) impegnati nelle Case di Comunità e circa 1.600 (67,5%) nelle medicine di gruppo. Sono invece 1.427 le zone carenti di medici di famiglia. Sono poi 141 le Case di Comunità attive (più altre 47 in programma) e 24 gli ospedali di comunità per 380 posti letto.
“In Emilia-Romagna la medicina territoriale è in crisi- afferma Evangelisti- e la Regione continua a costruire strutture (Case della Salute, Case di Comunità e Cau) senza preoccuparsi di chi ci lavora. Ambulatori nuovi ma vuoti, servizi promessi ma inesistenti. I medici di famiglia e i giovani professionisti sono stati abbandonati”. La capogruppo FDI stima “oltre 1,4 milioni di cittadini senza medico di riferimento e la Regione, a differenza di molte altre, non ha ancora presentato l’accordo integrativo regionale, bloccando il sistema. Intanto i giovani medici restano senza tutele e prospettive“.
Dal governo 142 milioni di euro in più
Per Nicola Marcello, consigliere regionale FDI, “la carenza di medici non è imputabile al Governo”. Allo stesso modo, “è falsa la tesi del sottofinanziamento nazionale, in quanto dal Governo sono pervenuti 142 milioni di euro”. Anche per Elena Ugolini, capogruppo di Rete Civica, “serve un cambio di passo e occorre un accordo per la medicina generale condiviso“. Ugolini parla inoltre di “divari territoriali” nell’erogazione dei servizi, su cui “dobbiamo intervenire. Il sistema sanitario regionale è carente dal punto di vista organizzativo, bisogna cambiare rotta”. Critici anche i sindacati di categoria, intervenuti in commissione. Per lo Snami “i parametri sulle assegnazioni dei medici sono inadeguati e il ruolo unico di assistenza primaria è soggetto a disorganizzazioni. Serve fare un passo indietro, altrimenti il rischio è quella di un abbandono di questa professione”.