
Polemiche sul nulla
Le discussioni sul curriculum di Beatrice Venezi? Il suo predecessore era più giovane e inesperto, ma era nel circoletto rosso
«Abbiamo visto i sindacati dei musicisti indire scioperi, proteste e raccogliere firme perché non si poteva e non si può immaginare che una donna non di sinistra possa andare a dirigere un’orchestra. Fanno sorridere le motivazioni delle accuse: una direttrice l’ha accusata di essere “bella”, come se fosse una colpa». Lo afferma in un’intervista al Corriere della Sera, Federico Mollicone, presidente di Fratelli d’Italia della commissione Cultura della Camera, parlando della nomina di Beatrice Venezi come direttrice d’orchestra del Teatro La Fenice.
Mollicone: Beatrice Venezi ha più di 160 concerti sinfonici, citata da Forbes
«Paga il non appartenere al ‘circoletto‘ – afferma ancora Mollicone -. Ha più di 160 concerti sinfonici e 50 spettacoli d’opera all’attivo, è stata tra i talenti di Forbes under 30, ha codiretto Sanremo… Beatrice Venezi è una professionista riconosciuta internazionalmente. La sinistra ulula solo perché non ha tessere di partito».
Prima del sostegno a Meloni era considerata una star della musica
Il Corriere chiede se, a suo avviso, potrà esserci un ripensamento? «La nomina è autonoma da parte del Sovrintendente, come è successo in passato e come succede in tutte le fondazioni lirico sinfoniche. La scelta è sempre su base tecnica. Nessuno lo può mettere in discussione”. Dopo tre anni di governo siete sempre convinti che l’Italia resti un Paese dove l’egemonia culturale è ascritta alla sinistra? «Vogliamo che gli italiani si riconoscano in un immaginario italiano superando il concetto di ‘egemonia’ e arrivando ad una sintesi tra diverse culture. Quella che oggi resiste non è una egemonia culturale partitica ma una casta ‘intellettuale’, autonominatasi così dall’élite di sinistra», conclude l’esponente di FdI.
La guerra della sinistra a Beatrice Venezi spiegata bene
In realtà, Beatrice Venezi paga le sue simpatie politiche. Il primo maggio 2022 ha diretto il concerto a Milano per i lavoratori non tutelati, in concorrenza col concerto della triplice sindacale, a margine di una Convention di Fratelli d’Italia.
È qui il Primo maggio: tra la bellezza del concerto di Beatrice Venezi e la rabbia dei non tutelati
“Stimo Giorgia, la sinistra usa la cultura per mantenere il potere”
Il 26 settembre 2022, all’indomani delle elezioni, ha pubblicato su Instagram una foto assieme alla leader di Fratelli d’Italia: «Ti meriti tutto Giorgia, hai lottato come una leonessa dal primo giorno, instancabile e determinata, con competenza e passione, e con la forza che forse solo una madre conosce. Adesso comincia un altro duro lavoro ma sono certa che sarai all’altezza delle aspettative di tutti gli italiani che aspettavano questo momento da una vita».
A fine giugno, in un’intervista all’Espresso, aveva dichiarato: «Ho molta stima di Giorgia Meloni, come donna, prima di tutto. Una donna del genere nel nostro panorama politico italiano, e non solo, non l’abbiamo ancora vista, sinceramente. Apro le braccia a una parte politica che finalmente riconosce l’importanza della cultura e della nostra tradizione come valore fondante di un Paese. Ed è la prima volta che lo vedo».
Venezi non aveva lesinato critiche alla sinistra: «Proprio quella parte politica che negli ultimi venti-trenta anni doveva essere di supporto alla cultura è stata la prima a utilizzarla per mantenere dei baluardi di potere».
Il predecessore di Beatrice Venezi un direttore senza esperienza
E tanto per rinfrescare la memoria ai non addetti ai lavori, il predecessore di Beatrice Venezi è stato un 27enne direttore d’orchestra venezuelano senza esperienza operistica, Diego Matheuz (nella foto Ansa ospite di Fabio Fazio) pupillo di Claudio Abbado. Il grande direttore d’orchestra morto nel 2014, in un’intervista a La Stampa ribadiva il suo orgoglio “castrista” (era amico personale di Fidel Castro e grande sponsor del regime comunista cubano) e argomentava la sua visione ideologica (oltre che artistica) di quel “suggerimento”, celebrando il modello “venezuelano” di Chavez e Maduro. In quel caso, la giovinezza e l’inesperienza di Matheuz non furono in alcun modo un ostacolo. Sebbene i giornalisti specializzati meno pavidi lo avessero detto a chiare note, come potete leggere in questo articolo sul Corriere musicale.
E qualche melomane lo ricorda in queste ore anche sui social. Leggete cosa ha scritto su Facebook Giuliano Bocus: «Se, a quanto pare, il problema della nomina del Maestro Venezi come Direttore Musicale riguarda, a detta degli esperti, solamente la sua figura professionale e, nonchè lo scarso curriculum, come mai il direttore venezuelano Diego Matheuz a solo 27 anni e senza alcuna particolare nota ecclatante nel curriculum è diventato direttore musicale della Fenice nel 2011 senza che nessuno proferisse parole di sdegno? Da ricordare che Matheuz, giovane direttore con talento ma, all’epoca, meno esperienza, era il prodotto di “El Sistema”, la scuderia di giovani musicisti promosso dal socialismo del Venezuela di Chavez e Maduro».
Avete memoria di proteste dei sindacati degli orchestrali? Di lettere e proteste indignate, di rivolte sui quotidiani e proteste sui social? No, perché non vi furono: il coro intonò a pieni polmoni: bene, bravo bis. Per la Venezi è tutto un altro spartito. La risposta è tutta qui. Altro che curriculum.