
La nuova inchiesta
Garlasco, nuovo colpo di scena: il generale Garofano lascia la difesa di Sempio. Traballa la sua posizione
Nuovo colpo di scena nel delitto di Chiara Poggi, a Garlasco. Luciano Garofano, ex generale del Ris di Parma e consulente di Andrea Sempio, indagato per l’omicidio in concorso di Chiara Poggi, ha rinunciato all’incarico mentre è ancora in corso l’incidente probatorio. Una decisione legata alle divergenze sorte con la difesa dell’indagato, in particolare rispetto ai suggerimenti scientifici relativi allo svolgimento dell’incidente probatorio e alla possibile estensione dello stesso. Una presa di distanza che non rafforza certamente la posizione di Sempio. Intanto, il carabiniere Sapone, chiamato in causa dall’accusa che sostiene l’esistenza di “conversazioni” tra lui e Andrea Sempio, nega tutto.
“Non ho mai avuto contatti con Sempio, ad eccezione di quella volta in cui l’ho visto in Procura quando c’è stato l’interrogatorio e un’altra volta dove lavorava quando lo stavamo pedinando, per capire dove lavorasse”, ha detto Silvio Sapone, il carabiniere in congedo perquisito venerdì scorso nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Brescia che vede indagato per corruzione in atti giudiziari l’ex pm di Pavia Mario Venditti, intervistato oggi alla trasmissione ‘Dentro la notizia’, condotta da Gianluigi Nuzzi su Canale 5.
Nel decreto di perquisizione e sequestro i pm bresciani hanno evidenziato i “contatti opachi” tra Andrea Sempio, indagato oggi e archiviato nel 2017 per l’omcidio di Chiara Poggi, e i due carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Pavia Sapone e Giuseppe Spoto. Oltre all’incontro in Procura e durante il pedinamento “mi è stato notificato l’atto dal collega Spoto e mi sembra che, siccome non riusciva a trovarlo, gli fu fatta una telefonata per dirgli che dovevamo notificargli l’atto. Non ricordo se la feci io personalmente o qualcun altro dell’ufficio”, racconta Sapone.
Quanto al contatto tra il collega e la famiglia Sempio ritenuto dai pm bresciani di una “durata incongrua rispetto all’attività da svolgere“, il carabiniere in congedo osserva: “Non posso dire quello che ha fatto Spoto in quell’ora. Evidentemente non l’ha trovato subito, aspettava che fosse reperibile sul posto di lavoro, dopodiché gli ha notificato l’atto. Io ho visto Sempio, se non vado errato, solo quelle due volte. Non ho avuto contatti con la famiglia: né col padre, né con la madre e né con lui. Può essere che nell’attesa di essere interrogato uno si sia scambiato delle parole così, ma nulla di particolare”.