
Elezioni anticipate?
Francia nella palude: Bayrou al capolinea, Macron in affanno. Lunedi il voto di (s)fiducia e una nuova crisi alle porte
Ancora una crisi di governo, ancora un burrone davanti all’Eliseo. Appena nove mesi dopo la caduta dell’esecutivo guidato da Michel Barnier, durato appena 99 giorni, il suo successore, François Bayrou, è già al capolinea. Il premier centrista ha i giorni contati dopo la sua proposta di bilancio lacrime e sangue destinata a essere impallinata. La manovra contiene 44 miliardi di euro di tagli alla spesa, aumenti di tasse e l’eliminazione di due giorni festivi, per arginare il debito pubblico alle stelle. Lunedi la resa dei conti con il voto di fiducia. Sinistra e destra hanno annunciato il voto contrario e sono pronti alla battaglia. La caduta del governo sembra inevitabile, preannunciando un nuovo periodo di incertezza politica nel paese. Dimissioni di Bayrou e dell’inquilino dell’Eliseo, reclama il Rassemeblement national di Marine Le Pen e l’estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon.
Francia, Bayrou al capolinea, dolori per Macron
Pessime notizie per Emmanuel Macron che si ritrova a dover affrontare una nuova missione impossibile, segno di una crisi senza precedenti della Quinta Repubblica. Per evitare il peggio è costretto a trovare in pochi giorni il quinto primo ministro dalla sua rielezione nel maggio 2022. Pessimo giocatore di scacchi, all’indomani della vittoria schiacciante della destra alle europee, nel giugno 2024, monsieur le president ha deciso di sciogliere l’Assemblea Nazionale, mettendosi in un vicolo cieco.
Il vicolo cieco e la legge di bilancio lacrime e sangue
Macron, vuole agire rapidamente, come riferisce Politico citando due persone vicine al presidente della Repubblica. L’obiettivo ambizioso è quello di avere un nuovo capo del governo prima degli scioperi e della massiccia mobilitazione in programma per il 18 settembre. Ma la strada è tutta in salita. Le elezioni anticipate hanno portato alla formazione di tre blocchi senza una chiara maggioranza (un’alleanza di sinistra, il centro-destra e la destra) sovranista): gli uni contro gli altri armati. Marine Le Pen e Jordan Bardella hanno chiesto uno “scioglimento ultrarapido” dell’Assemblea nazionale. Sullo sfondo si fa avanti l’ipoesi poco realistica che Macron possa fare il nome di Bardella premier per sparigliare le carte.
Elezioni anticipati, per i sondaggi la vittoria sarà di Marine Le Pen
Secondo gli ultimi sondaggi, il partito uscirebbe vincitore al primo turno di un’eventuale elezione. Emmanuel Macron ha evocato la possibilità, affermando che non intende ricorrervi, ma senza escluderla formalmente. Uno scioglimento, tuttavia, “probabilmente non” cambierebbe le carte in tavola. Per Mathieu Gallard dell’istituto Ipsos “secondo i sondaggi condotti negli ultimi giorni, i rapporti di forza rimangono complessivamente più o meno gli stessi del 2024”. Anche il partito di sinistra radicale (La France Insoumise, Lfi) chiede le dimissioni di Emmanuel Macron. Secondo un sondaggio divulgato giovedì, il 64% dei francesi vorrebbe elezioni presidenziali anticipate. Ma il presidente ha assicurato a fine agosto che avrebbe concluso il suo mandato nel 2027.
L’incognita della mobilitazione e gli scioperi del 18 settembre
Il Partito socialista è stato il più esplicito nel proporsi come alternativa, formulando un piano che prevede un bilancio di 22 miliardi di risparmi basato tra l’altro su un’imposta del 2% sui patrimoni superiori a 100 milioni di euro. Ma ottenere la maggioranza con un programma del genere non sarà facile. Questa opzione porterebbe all’uscita dalla attuale maggioranza del partito di destra Les Républicains del partito Horizons dell’ex primo ministro Edouard Philippe, o persino del partito centrista di Bayrou. A sinistra, France Insoumise, alleato dei Socialisti durante le elezioni dello scorso anno, condanna un “pasticcio” politico che porterebbe il Ps a governare con la “Macronie”. Una soluzione possibile rimane quella di un primo ministro non appartenente al Ps, accettato da un ampio spettro che va dal centro-destra al Ps. Un governicchio insomma, tanto per galleggiare fino alla scadenza naturale del mandato all’Eliseo di Macron.