
Campania "infelix"
Fico vuole le “liste pulite”, panico tra i fedelissimi di De Luca: rischiano in cinque. E lo “sceriffo” è pronto a scatenare l’inferno
“Tutto ciò che dovremo fare sarà contraddistinto dalla parola etica. Per questo proporrò un protocollo di legalità e un codice etico per far sì che ci siano liste pulite. Ma so che è nelle corde della nostra coalizione”, aveva detto Roberto Fico qualche giorno fa. Mai annuncio fu più dirompente. Quel codice etico in cantiere, in Campania, non piace a De Luca e il problema non è secondario, visto che le liste non si fanno senza i De Luca’s family, padre e figlio. “Lezioni di etica Fico non deve darne, semmai prenderle…”, gli ha risposto a stretto giro. Ma quell’annuncio di Fico, in Campania, tra i “deluchiani”, ha già scatenato il panico…
Campania infelix, Fico annuncia le liste “pulite”, De Luca la prende male
Fico non si limita a dare indicazioni di moralità dei candidati, ma a quanto pare avrebbe intenzione di costituire una sorta di “comitato etico”, espressione di tutti i partiti della coalizione, che dovrà passare al setaccio le liste. “Ma il tema è delicato e soprattutto ‘sensibile’ per il governatore uscente. Che dieci anni fa si trovò nelle liste degli «impresentabili» stilate dalla commissione Antimafia presieduta da Rosy Bindi. A cui destinò una delle sue più infelici uscite: ‘Infame’. De Luca lo ricorda proprio per cannoneggiare Fico (ancora una volta)”, scrive oggi Il Corriere del Mezzogiorno. “Eccomi, sono il primo degli impresentabili, anche in questo sono il numero uno. Dieci anni fa, il venerdì prima delle elezioni regionali, l’onorevole Rosaria Bindi allora presidente della commissione Antimafia alle ore 12 di mattina, quindi 48 ore prima del voto e 12 ore prima del silenzio elettorale, convoca la commissione antimafia e alle 12.10 pubblica l’elenco degli impresentabili. Un atto di delinquenza politica, di scorrettezza intollerabile che offendeva la dignità di tante persone. Io ero al numero uno ed ero imputato per truffa allo Stato, ero dentro un procedimento giudiziario che durava da 17 anni, perché da parlamentare avevo sollecitato telefonicamente il sottosegretario al lavoro Viespoli perché fosse concessa la cassa integrazione a 350 operai dell’Ideal Standard. Secondo il pm la cassa integrazione non era dovuta quindi configurava una truffa all’Inps, quindi allo Stato. Quel processo è durato 19 anni ed è finito come doveva finire, nel nulla”, fa sapere De Luca. Che tra i suoi “fedelissimi” avrebbe almeno cinque candidati papabili con pendenze giudiziarie o condanne. E non ha nessuna intenzione di mollarli.