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Elly non ne azzecca una: Gaza e la piazza rossa non piacciono al centro. Che è rimasto a casa. Sarà per un’altra volta

Marche addio

Elly non ne azzecca una: Gaza e la piazza rossa non piacciono al centro. Che è rimasto a casa. Sarà per un’altra volta

Politica - di Gloria Sabatini - 30 Settembre 2025 alle 14:21

Elly Schlein non ne azzecca una. Risveglio amarissimo per la segretari del Pd, la formula del ‘testardamente unitario” si è infranta nella Caporetto delle Marche. Altro Ohio d’Italia, altro che spallata al governo: per la prima volta nella storia d’Italia il partito di governo cresce nei consensi rafforzando la luna di miele con gli italiani. Fratelli d’Italia, scalza il Pd, è diventa il primo partito della Regione. Nemmeno tutti uniti contro il governatore uscente Francesco Acquaroli, che lasciato indietro Matteo Ricci di 8 punti, sono riusciti nel miracolo. La contendibilità della ex Regione rossa (fino al 2020) si è rivelata un bluff elettorale. “I sondaggi li lasciamo agli altri, noi intanto andiamo a vincere”, ripeteva nelle piazze marchigiane Elly versione pasdaran.

Elly Schlein si schianta ancora una volta e perde le Marche

Oggi musi lunghi, processi in arrivo, incapacità di riconoscere il risultato e di aprire una seria riflessione sul perché delle débacle. Nemmeno il pressing della piazza pro Pal, neppure la Flotilla per Gaza con i deputati a bordo a stracciarsi le vesti contro il governo sono riusciti a risollevare le sorti dell’ammucchiata progressista. Parlano di strumentalizzazione dei guai giudiziari di Ricci (argomento in realtà mai utilizzato da Acquaroli), di una premier troppo presente, come se fosse uno scandalo che la leader di un partito si spenda in campagna elettorale. Il campione dem, europarlamentare e già sindaco di Pesaro, ammette la sconfitta. “Speravamo di dare un contributo a livello nazionale. Ma c’è ancora una forte spinta a destra e questo voto lo conferma”. Neanche a dirlo, dopo la sconfitta, il voto marchigiano diventa un’elezione squisitamente locale. In caso di vittoria, al contrario, avrebbe significato una nuova ventata.

Le giustificazioni del giorno dopo, zero autocritica

“Ogni elezione, lo dico sempre, fa storia a sé. Ci sono circostanze locali che influiscono e che posso condizionare il voto”. Parola di un fedelissimo di Schlein come il capo organizzazione Igor Taruffi. Se il modello Ricci non è pervenuto e il vessillo di Gaza non ha funzionato, meglio spostare lo sguardo alle prossime regionali. “Andranno al voto circa 18 milioni di elettori. Vediamo alla fine il risultato complessivo”, dicono dal Nazareno. La verità è che l’ammucchiata non funziona e il centro non vota: ogni volta che il Pd esprime un suo candidato i 5Stelle crollano a picco. Nelle Marche ottengono uno striminzito 5% (si attende il cambio di nome da 5Stelle a 5Punti). Insomma l’elettorato grillino per gli altri non si muove. Ma a rimanere a casa sono stati soprattutto i centristi. La svolta massimalista impressa da Schlein si è rivelata un flop. Aver puntato sull’elettorato identitario non ha pagato. La metà degli elettori che ha disertato le urne non appartiene all’immaginario di sinistra, ma al mondo moderato. Senza la tenda riformista, come la chiama un ex deus ex machina come Goffredo Bettini, la sinistra non può vincere. Solo poggiandosi sulla gamba moderata le sinistre possono avere chance. Lo sanno anche i sassi,  basta ripercorre la genesi della Margherita e dell’Ulivo. Chiamando a raccolta le coscienze rosse, ignorando i ‘consigli’ prodiani, il Pd ha perso il primo posto nella Marche. L’abbraccio con Conte, Fratoianni e Bonelli non convince e non può bastare. Se al Nazareno non capiscono che bisogna dialogare con Renzi e Calenda (prima che sbarchi  sui lidi della maggioranza), per ora debolissimi, Schlein e compagni doc dovranno abituarsi a una lunga serie di sconfitte.

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di Gloria Sabatini - 30 Settembre 2025