
Competitività un anno dopo
Draghi sferza la Ue: “Il nostro modello di crescita sta svanendo. È a rischio la nostra sovranità”
L'ex governatore della Bce: "L'Europa si trova in una situazione più difficile. Ora servono azioni straordinarie per tempi straordinari. La risposta degli Stati finora è stata scoordinata e ispirata alla cieca fede nel mercato"
“A un anno di distanza, l’Europa si trova quindi in una situazione più difficile”. Così Mario Draghi alla stampa a un anno esatto dalla presentazione del suo rapporto sulla competitività Ue. “Il nostro modello di crescita sta svanendo. Le vulnerabilità stanno aumentando. E non c’è un percorso chiaro per finanziare gli investimenti di cui abbiamo bisogno. E ci è stato ricordato, dolorosamente, che l’inazione minaccia non solo la nostra competitività ma la nostra stessa sovranità”. Parole nette quelle dell’ex premier italiano ed ex governatore della Bce nel corso della conferenza stampa a Bruxelles insieme a Ursula von der Leyen.
Draghi: il nostro modello di crescita sta svanendo
Draghi sottolinea come gli impegni per la difesa presi dall’Ue nel corso dello scorso anno “si aggiungono a fabbisogni di finanziamento già enormi. La Bbe ora stima i requisiti di investimento annuali per il 2025-31 a quasi 1.200 miliardi di euro, in aumento dagli 800 miliardi di un anno fa”. Inoltre, prosegue, “lo spazio fiscale è scarso. Anche senza questa nuova spesa, il debito pubblico dell’Unione europea è destinato ad aumentare di 10 punti percentuali nel prossimo decennio, raggiungendo il 93% del pil”. Il tutto – sottolinea – basato “su ipotesi di crescita più ottimistiche della realtà odierna”.
La risposta della Ue scoordinata per una cieca fede nel mercato
La risposta degli Stati membri dell’Ue alle sfide del mondo attuale – sottolinea Draghi – è finora stata caratterizzata dalla mancanza di coordinamento e da una cieca fede nel mercato. “Il rapporto invitava a utilizzare in modo attivo la politica industriale, per ridurre le dipendenze e difendersi dalla concorrenza sostenuta dagli Stati. Ma l’ultimo anno”, ha continuato l’ex premier, “ha mostrato chiaramente che operiamo in un mondo diverso. La linea di confine tra economia e sicurezza è sempre più sfumata. Gli Stati utilizzano ogni strumento a loro disposizione per promuovere i propri interessi”.
Dobbiamo costruire difesa, industria pesante e tecnologie
Finora, aggiunto Draghi impietoso, “la risposta europea è caduta in due trappole. Sforzi nazionali non coordinati, o cieca fiducia che le forze di mercato costruiranno nuovi settori. Dobbiamo invece costruire la capacità di difenderci e resistere alle pressioni nei punti di strozzatura chiave: difesa, industria pesante e tecnologie che plasmeranno il futuro”.
Frustrazione nei cittadini e nelle aziende europee
“I cittadini e le aziende europee apprezzano la diagnosi, le priorità chiare e i piani d’azione. Ma esprimono anche una crescente frustrazione. Sono delusi dalla lentezza dell’Ue. Ci vedono incapaci di tenere il passo con la velocità del cambiamento altrove” ha aggiunto Draghi. La sferzata a Bruxelles continua. “Troppo spesso si trovano scuse per questa lentezza e questo è compiacimento”, ha sottolineato esortando a “nuova velocità” e a risultati “nel giro di mesi, non di anni”.
Gli Usa hanno imposto sanzioni più elevate dell’era Smoot-Hawley
Capitolo sanzioni. “Gli Stati Uniti hanno imposto le tariffe più elevate dall’era Smoot-Hawley. La Cina è diventata un concorrente ancora più forte. Abbiamo anche visto come la capacità di risposta dell’Europa sia limitata dalle sue dipendenze, anche se il nostro peso economico è considerevole”. Inoltre in alcuni settori, come quello automobilistico, gli obiettivi si basano su presupposti che non sono più validi.
Serve un debito comune per progetti comuni
Per questo – rimarca Draghi – è necessario “considerare un debito comune per progetti comuni, sia a livello Ue, sia tra una coalizione di Stati membri , per amplificare i benefici del coordinamento”. L’emissione congiunta non amplierebbe magicamente lo spazio fiscale- sottolinea – ma permetterebbe all’Europa di finanziare progetti più grandi in settori che aumentano la produttività dove la spesa nazionale non è più sufficiente.
Mettere in campo azioni straordinarie per tempi straordinari
I leader europei – questa la morale – dovranno mettere in campo “azioni straordinarie”, adatte ai “tempi straordinari” che viviamo. E l’Ue deve abbandonare le “ampie strategie”, per passare a “date concrete” e “risultati misurabili”, riformandosi e infrangendo “tabù” che altri hanno già ampiamente superato.
Von der Leyen: “La routine non basta, l’Ue deve agire”
La routine non basta più, ha detto la presidente della commissione Ue, von der Leyen, commentando l’analisi di Draghi. “Sono assolutamente convinta che l’Europa possa unirsi attorno a questo programma. Ogni singolo Paese membro ha approvato la relazione Draghi. E così ha fatto il Parlamento europeo. Sappiamo tutti cosa bisogna fare. Il ‘business as usual’, l’ordinaria amministrazione, non funziona più. Questo è il mio messaggio finale oggi. I cittadini europei si aspettano che la nostra democrazia decida, agisca e dia risultati”.