
Paradosso senza fine
Doppia beffa, derubati e denunciati dai ladri: vietato filmare o trattenere i borseggiatori. Chi lo fa rischia grosso
La vicenda è esplosa a Venezia, dove già in un paio di casi i malviventi hanno accusato di fronte alla legge i cittadini coraggiosi che li hanno smascherati. Ora, per un grottesco calcolo giuridico inversamente proporzionale, le vittime rischiano di finire sul banco degli imputati per stalking o sequestro di persona
Sembra una barzelletta, ma purtroppo non lo è. Nella splendida Venezia la situazione ha superato ogni limite al ridicolo. E a delineare i contorni della beffa è stato nelle scorse ore il comandante della polizia locale di Venezia, Marco Agostini, che ha spiegato: «Un paio di cittadini sono stati denunciati dai delinquenti perché di fatto non possono fermare i borseggiatori». Arrivando al paradosso che il criminale denuncia chi lo fotografa, lo filma, lo trattiene. Come è possibile? C’entra la riforma della giustizia firmata dall’ex ministra Marta Cartabia. Sì, perché il furto con destrezza è stato tolto dai reati procedibili d’ufficio, ovvero senza querela di parte. E nessun privato può trattenere una persona che ha commesso un reato non procedibile d’ufficio.
A Venezia esplode il caso: i borseggiatori denunciano i cittadini coraggiosi che li smascherano
E siamo al grottesco. Al ridicolo per cui, in questo caso la miccia è esplosa a Venezia, se per sventura ti capita di essere vittima di un furto, non solo subisci il danno, ma rischi anche la beffa di finire sul banco degli imputati. La notizia che arriva fresca fresca dalla laguna ci dice che i borseggiatori in campo (e campielli) sarebbero “offesi” e sul piede di guerra: e si rivolgono alla giustizia per denunciare i “cittadini non distratti” – come alcuni veneziani si sono ribattezzati in un gruppo Facebook nato per segnalare le zone e i volti più attivi sul fronte delinquenziale -. Giovani, uomini e donne che, con coraggio, provano a bloccarli o a riprenderli in flagrante. Ma che ora, per questa difesa attiva, in un paio di casi almeno, si sono ritrovati denunciati dai malviventi che invocano la privacy.
Un ribaltamento di ruoli grottesco
Un ribaltamento di ruoli che farebbe sbellicare dalle risate se fossimo al cinema o al cospetto di una commedia a teatro, ma il fatto è che questa vicenda è vita vera, fatta di quotidianità criminale e frustrazione a ondate. Insomma, siamo alle solite: ieri a Milano –con la giunta Sala a Palazzo Marino insorta a tutela del diritto alla privacy dei borseggiatori attivi nella metro h24, ripresi e smascherati da passeggeri volenterosi -.
Borseggiatori in campo (e campielli) al contrattacco invocano la privacy
Oggi a Venezia, dove il tentativo di bloccare e filmare con il cellulare chi è intento a scippare in luoghi pubblici rischia di ritorcersi contro le vittime di borseggi e aggressioni. I quali, invece si essere premiati per coraggio e per non voltare lo sguardo da un’altra parte, dando loro la “caccia”, o filmandoli e urlando contro di loro, si vedono obiettare dai criminali che non hanno alcun titolo per farlo. E con tanto di accusa formulata con riferimenti a reati come lo stalking.
Un calcolo giuridico inversamente proporzionale…
Anzi, di più. Come spiega anche il comandante della polizia locale, Marco Agostini: «Il problema esiste, ma il privato cittadino deve sapere che non può fare tutto. Ad esempio si può trattenere una persona solo in caso di reati che prevedono la procedibilità d’ufficio. E per i borseggi non è così». Tanto che, aggiunge il comandante, «nel peggiore dei casi si può configurare il sequestro di persona, che è un reato grave».
E alla fine della fiera, le parole del comandante si rivelano un monito inquietante: se fermi un borseggiatore rischi il “sequestro di persona”. E se lo filmi rischi lo stalking e la violazione della privacy. Insomma, al ladro è garantita una “tutela” che al cittadino onesto può essere violata. È evidente che qualcosa non funziona. Se non è una beffa al quadrato questa…