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Carfagna deepfake

Questa violenza deve finire

Dopo il caso Phica.eu Carfagna passa al contrattacco: una legge contro il mercato nero degli abusi online. Ora stop al deepfake

Marcatura digitale obbligatoria, identità digitale per accedere ai social e responsabilità penale per i dirigenti delle piattaforme: ecco i punti chiave della proposta di legge che verrà depositata nei prossimi giorni

Politica - di Alice Carrazza - 2 Settembre 2025 alle 15:56

Mara Carfagna non intende più aspettare. I casi di Mia Moglie e Phica.eu – divenuti il simbolo di un degrado digitale feroce e senza volto – hanno imposto un’accelerazione. «Siamo ormai di fronte a una sorta di mercato nero dell’abuso», denuncia la segretaria di Noi Moderati in un’intervista al Corriere della Sera, annunciando una proposta di legge per smascherare gli anonimi del web e prevenire che simili fatti si ripetano.

Un attacco sistemico alle donne, non solo alle figure pubbliche

Tra le vittime del sito Phica.eu, dove vengono manipolate immagini di donne in chiave misogina e pornografica, è comparsa anche lei. Ma la deputata rilancia: accanto all’esposizione mediatica delle figure pubbliche, il vero scandalo è rappresentato dalle migliaia di donne comuni bensì “che non hanno gli strumenti per difendersi”. «Addirittura le mogli: raccapricciante».

La legge che mancava

Il testo, che sarà depositato nei prossimi giorni, si muove su due direttrici: la tutela dei contenuti e la fine dell’anonimato. L’articolo 1 introduce una definizione giuridica del “deepfake” – ogni contenuto manipolato con Ai che imita voce, volto o tratti identificativi in modo realistico e ingannevole. È la base normativa per colpire chi diffonde immagini false allo scopo di umiliare, truffare o diffamare.

Il cuore del provvedimento è la marcatura digitale obbligatoria (art. 2): ogni contenuto generato artificialmente dovrà riportare un watermark, un marchio visibile che ne dichiari la natura manipolata. «Oggi si intuiscono le insidie, ma sarà l’emergenza del futuro», avverte Carfagna.

La proposta impone ai fornitori di sistemi di intelligenza artificiale di conservare i log relativi alla marcatura per almeno dodici mesi. I controlli saranno affidati al Garante per la protezione dei dati personali, in collaborazione con il Dipartimento per l’innovazione tecnologica e con l’Agcom (art. 3).

Fine del far west digitale

Ma la parte più netta riguarda l’identità online. «Non è più possibile che a regnare sul web sia l’anonimato», tuona Carfagna. L’iniziativa perciò impone alle piattaforme digitali di adottare sistemi di identificazione certa tramite Spid, Cie o identità digitale europea (art. 4) . In parole povere: chi vuole stare in rete deve farlo “a volto scoperto”.

Per chi gestisce i social, non basterà più “ospitare” contenuti: si costringe la rimozione tempestiva dei materiali illeciti e la piena collaborazione con l’autorità giudiziaria. In caso contrario, scatteranno sanzioni da 10.000 a 100.000 euro, sospensione dell’attività e persino responsabilità penale per dirigenti e rappresentanti legali. Se necessario, il giudice potrà disporre la “perquisizione digitale”.

Un nuovo reato penale: il deepfake fraudolento

Il provvedimento introduce dunque il nuovo reato: la “diffusione fraudolenta di deepfake” (art. 5), punito con la reclusione da uno a cinque anni e multe fino a 100.000 euro. Se il contenuto ha carattere sessuale, politico, diffamatorio o coinvolge minori, la pena aumenta. Il reato è perseguibile d’ufficio in caso di danno a minori o se vi è finalità discriminatoria.

Non saranno puniti i contenuti chiaramente satirici, parodici o artistici, purché non ledano concretamente la dignità o la sicurezza delle persone. Una precisazione necessaria per evitare derive censorie, senza rinunciare alla tutela delle vittime.

“Non è solo educazione sessuale, è educazione all’affettività”

Sul piano culturale, Carfagna non usa giri di parole: «La violenza contro le donne affonda le sue radici in una cultura che nega pari diritti e dignità». E avverte: non bastano le norme. Serve una rivoluzione del linguaggio e della formazione, a partire dalle scuole: «Bisogna educare al rispetto dell’altro, indipendentemente dal genere, e all’affettività». Progetti già avviati, che oggi – dice – devono diventare strutturali.

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di Alice Carrazza - 2 Settembre 2025