
Chiamata alla preghiera
Dio torna in classe con Trump: il nuovo piano per tutelare i bambini cattolici nelle scuole
Il presidente americano annuncia l'"America Prays": una mobilitazione settimanale di preghiera per il Paese, sostenuta da leader religiosi e realtà cristiane, in vista del 250º anniversario della nascita degli Stati Uniti d'America. "Siamo una nazione sotto Dio"
Nessun palco più emblematico poteva essere scelto. Il presidente Donald Trump ha annunciato oggi al Museum of the Bible il lancio ufficiale di America Prays, l’iniziativa ispirata alla fede che segnerà l’avvio del cammino verso il 250º anniversario della nascita degli Stati Uniti d’America. Una chiamata collettiva alla preghiera, ma anche una dichiarazione politica, culturale e identitaria: tornare alle radici spirituali per tracciare il futuro.
Trump: “Siamo una nazione sotto Dio”
«Mentre tracciamo la rotta per i prossimi 250 anni, rinnoviamo il nostro impegno a essere una nazione sotto Dio», ha dichiarato il tycoon. «Fin dall’inizio, questo è sempre stato un Paese sostenuto e rafforzato dalla preghiera», ha aggiunto.
L’iniziativa ha un impianto semplice e diretto: ogni americano è invitato a ritagliarsi del tempo, una volta a settimana, per pregare per il proprio Paese. Non da solo, ma insieme ad almeno dieci altri partecipanti. Un gesto collettivo, che intende ricostruire una coscienza nazionale fondata sulla fede condivisa.
La religione come forza motrice della Nazione
Intervenendo dinanzi a una platea gremita, ha poi legato l’iniziativa al programma America250, già inaugurato lo scorso luglio all’Iowa State Fairgrounds. «Mentre ci prepariamo a celebrare due secoli e mezzo di libertà, invito le grandi comunità religiose d’America a pregare per la nostra Nazione e per il nostro popolo», aveva detto allora. E oggi, lo ha ribadito. «Se riportiamo la religione a un ruolo più forte, vedrete che tutto migliorerà».
Nel corso del suo discorso, The Donald ha anche annunciato anche una nuova misura per tutelare la libertà religiosa nelle scuole pubbliche, citando il caso di una studentessa texana alla quale era stato impedito di organizzare una preghiera per un compagno malato. «Al preside non piaceva, potete immaginare, ma lei ha insistito ed ha vinto», ha raccontato il presidente.
“Le battaglie più grandi si combattono pregando”
Accanto a lui, una rete di sostegno ampia e trasversale nel mondo religioso americano. Franklin Graham, presidente di Samaritan’s Purse, ha commentato: «Le nostre battaglie più grandi si combattono in ginocchio, e attraverso America Prays possiamo unirci per chiedere a Dio di guidare e proteggere questa terra».
Il pastore Clint Pressley della Southern Baptist Convention ha sottolineato come la preghiera sia «una testimonianza pubblica del fatto che dipendiamo da Dio per la saggezza e la forza».
Un messaggio che non è lasciato al vento ma trova eco nella mobilitazione di realtà come Pray.com, Hallow, National Religious Broadcasters, Faith and Freedom Coalition e decine di chiese e ministeri locali.
La Bibbia della famiglia Trump
Nel finale del suo intervento, Trump ha compiuto un gesto altamente simbolico. «La Bibbia è una parte importante della storia americana. Ecco perché pochi istanti fa ho consegnato personalmente la Bibbia della famiglia Trump, che mi è stata donata da mia madre», ha dichiarato, con tono fermo ma privo di enfasi teatrale.
«Ricordo quando me l’ha data, è stata usata in entrambe le mie inaugurazioni ed è stata anche esposta al museo, e immagino che ora sarà esposta proprio nel cuore della capitale della nostra nazione, proprio qui».