
Politica & affari
D’Alema in Cina per la pace nel mondo o per vendere il suo vino? Il flop della sua azienda “asiatica” solleva dubbi…
La passione di Massimo D’Alema, si sa, prima ancora della pace nel mondo, è la vela, ma anche il vino, che produce personalmente ed esporta, o almeno ci prova, in tutto il mondo. E anche in Cina. Guarda caso il luogo dove la settimana scorsa l’ex premier, storico leader della sinistra, si è recato per assistere alla parata militare organizzata dal presidente Xi per sfidare il mondo.
La visita in Cina di D’Alema e gli affari con il vino
Qualcuno, però, si è chiesto se dietro quella “missione” diplomatica, tanto criticata dalle forze politiche, e non solo di destra, non ci fossero altre motivazioni. E’ il caso del direttore di Open, il giornale fondato da Enrico Mentana, che è andato a spulciare tra i bilanci della società che D’Alema ha creato per esportare il vino da lui prodotto, la “Silk Road Wines”, tradotto: la via della Seta per i vini. Quando c’era il governo Conte, che con la Cina stabilì quel canale privilegiato, gli affari per “baffino” andavano bene. Da quando c’è il governo Meloni, e quella “via” è stata chiusa, la società di D’Alema non ha fatturato più nulla con la Cina. Da qui l’ipotesi maliziosa: D’Alema era a Pechino anche per accreditarsi per un export del suo vino?
“Nel 2024 gli affari della Silk Road Wines, che l’ex premier italiano ha costituito nel 2019 con i suoi due figli, e la famiglia del suo enologo di fiducia, Riccardo Cotarella, sono precipitati. I ricavi dalle vendite e dalle prestazioni sono stati in 12 mesi zero euro. Alla voce “altri ricavi” è invece arrivato un euro non si sa da chi, ed è tutto quello che è stato incassato. Non che in precedenza la società facesse faville, ma nel 2023 almeno aveva incassato 213.554 euro, portando a casa anche un piccolo guadagno di 29.691 euro. Non incassando nulla ovviamente l’ultimo bilancio si è chiuso in rosso, sia pure limitando la perdita a 4.206 euro”, scrive Open.
In Cina il vino italiano va benino, ma non benissimo, avendo il 6,6% del mercato ampiamente alle spalle di Francia, Cile e Australia.
Nella nota integrativa al bilancio del 2024, D’Alema e il suo enologo socio analizzano la crisi del mercato internazionale ma confidano in una ripresa dell’export anche nei paesi asiatici. Magari con un testimonial d’eccezione…