Visita in Estonia
Crosetto omaggia i Top gun italiani che hanno intercettato i Mig russi (video). Entro il 2040 l’Italia avrà 140 “caccia” moderni
“L’impegno dei militari italiani a tutela dello spazio aereo dei Paesi baltici e del Fianco orientale della Nato è fondamentale”, ha detto ieri il ministro della Difesa Guido Crosetto in visita alla base di Amari, in Estonia. Qui, poco distante dalla capitale Tallin, operano i militari italiani della missione Baltic Eagle III, una squadra di oltre cento uomini di esercito e aeronautica, impegnati in un’operazione per la difesa dello spazio aereo dell’Alleanza Atlantica. Lo scorso agosto l’Italia è subentrata al Portogallo nella guida della missione: la task force dell’aeronautica militare italiana, con velivoli F-35 e personale specializzato, ha assunto la responsabilità della sorveglianza dello spazio aereo baltico. Ed è proprio dalla base estone di Amari che lo scorso venerdì la sirena d’allerta ha risuonato negli hangar, facendo scattare il decollo d’urgenza di due F35 italiani dopo che tre caccia russi Mig-31 hanno sorvolato per 12 minuti lo spazio aereo dell’Estonia. “Un onore portarvi il saluto e il ringraziamento del governo e degli italiani. Con me è presente, e lo ringrazio, il collega estone Harno Pevkur, per condividere l’apprezzamento per il lavoro che state svolgendo a tutela dello spazio aereo dei Paesi Baltici”, scrive il ministro della Difesa su X, in visita ufficiale in Estonia e in partenza domani, 24 settembre, per la Lituania. Secondo gli ultimi documenti ufficiali, il governo punta ad arrivare ad una flotta di 115 velivoli tra versione A e B ma non è detto che gli ultimi sviluppo diano un impulso ulteriore. Sentito dal Sole 24 Ore Alessandro Marrone, responsabile del programma Difesa dell’Istituto Affari Internazionali (Iai), stima che entro il 2040 l’Italia avrà in dotazione oltre 180 caccia tra F-35 ed Eurofighter aggiornati.
Crosetto e i Top Gun che guidano gli F-35 italiani
L’F-35 è un caccia quinta generazione. L’Aeronautica Militare possiede le versioni A, a decollo e atterraggio convenzionale (Conventional Take-Off and Landing, CTOL) e B, a decollo corto e atterraggio verticale (Short Take-Off and Vertical Landing, STOVL) per l’impiego sia su piste austere sia su navi da assalto anfibio, portaelicotteri e portaerei (LHA/ LHD/CV). L’Italia è partner industriale di livello II e dispone a Cameri dell’unica linea di montaggio finale e accettazione (FACO) in Europa. Prodotti dalla statunitense Lockheed Martin e dotati di motore Pratt & Whitney, gli F-35 Lightning II si confermano il “fiore all’occhiello” della difesa italiana che dispone di due versioni (A e B) in grado di compiere manovre convenzionali, decolli corti e atterraggi verticali su portaerei e piste a lunghezza ridotta.
Sul fronte interno, il ministro parla di un “piano che stiamo studiando e riguarda la sicurezza nazionale di tutte le infrastrutture: dovranno essere monitorate e protette in futuro, compresi gli aeroporti. Ogni giorno c’è un passo in avanti per poi rendere effettivo il progetto” spiega sottolineando che non prevede sul breve periodo minacce per gli aeroporti del nostro Paese.
Un primo piano anti-drone sarebbe già attivo da tempo e riguarda gli aeroporti di Roma: in caso di rilevamento di un drone non autorizzato esiste un meccanismo di controllo con cui – se l’oggetto volante è a breve distanza – sarebbe possibile localizzarne il relativo telecomando per risalire rapidamente a chi lo sta manovrando. In caso contrario, quando ci si trova di fronte a droni considerati delle minacce, il protocollo ne prevede l’abbattimento. Per gli eventi importanti di ordine pubblico, ad esempio come è successo per il Giubileo, vengono effettuati specifici controlli anti-drone predisposti anche con l’ausilio delle forze armate e dei sistemi dell’esercito. Ora però servirà aggiornare tattica e tecnologie, quindi si studiano nuove misure di sicurezza proprio “da quando la situazione nel mondo è peggiorata” perché “la difesa era stata accantonata negli ultimi decenni”.