
Parla il fotografo
Craxi e il Duce ad Hammamet: il racconto dei video su Mussolini che accompagnarono Bettino fino alla morte
Tanti incontri, momenti di vita, segreti, emozioni del leader socialista, morto esule ad Hammamet, Bettino Craxi, sono finiti nei rullini di Umberto Cicconi, il fotografo ufficiale dell’uomo politico che dominò la scena negli anni Ottanta. Dall’ascesa nel partito, al governo, a Mani Pulite, fino alla fase finale, quella dell’auto esilio ad Hammamet, al termine del quale Bettino Craxi trovò la morte: in una lunga intervista al “Corriere della Sera” a Cicconi, emergono dettagli interessanti anche su un’attrazione segreta che su Craxi esercitava Mussolini.
Craxi ad Hammamet con i video di Mussolini
“Per trovare volti da pizzicare, bazzicavo via del Corso, la sede del Psi. Scattai una foto a Nenni che camminava tra i passanti e la vendetti a Panorama. Bettino la vide, gli piacque, mi fece chiamare da Daniela Scarso, la portavoce. Lui fu di poche parole e dopo avermi squadrato mi fece: “Tu sei uno spirito libero!”. Ancora non sapevo che stava già creandosi una rete di supporto per sostenere la sua immagine sui media. Ma ne stavo facendo parte”, racconta Cicconi, che rivela anche qualche particolare piccante. “Un giorno mi convoca Daniela Scarso e mi chiede: mi fai vedere quel servizio che hai fatto a Genova? Poi guarda tutti e quaranta gli scatti trattenendo però gli ultimi quattro che consegna a Bettino. Lo avevo ritratto a una manifestazione, ma era vicino ad Ania Pieroni, sua fiamma all’epoca, l’attrice che poi divenne proprietaria dell’emittente Gbr. Ero fuori di me, così entrai nel suo ufficio e mi alterai: ‘Bettino, non è giusto: o mi dai fiducia o non me la dai. Sono il tuo fotografo personale e di questa storia non sapevo nulla, avesti dovuto informarmi'”.
Il fotografo di Craxi aveva un debole anche per Berlinguer. “A Botteghe Oscure, dov’ero entrato per una commissione, lo incrociai in ascensore. Lo seguii nel suo studio, gli chiesi il permesso per uno scatto con questa scusa: ‘Sa, i comunisti non appaiono sui settimanali’. Sorrise, si tolse il loden verde, lo poggiò sull’appendiabiti, si sedette alla scrivania e mi disse: ‘Così va bene?’. Come si faceva a non voler bene a quell’uomo?”. Poi c’è l’aneddoto su Sigonella: “Il palestinese Abu Abbas non venne consegnato agli americani e il piano italiano per la sua liberazione non incontro mai ostacoli. Ma all’una e mezza di notte, a incidente appena concluso, al Raphael arrivò una telefonata di Reagan a Bettino. Ero fuori dalla stanza, sentii la sua risata fragorosa. Non seppi mai di cosa avessero parlato. Nonostante fossi la persona più vicina a lui, non riuscii a strappagli alcuna confidenza. Ho sempre avuto il sospetto che tra loro ci fosse un accordo”.
Quindi, il racconto su Hammamet e i video di Mussolini. “Avevo fatto arrivare in Tunisia anche il macchinario, finito chissà come da un rivenditore al Trullo, con cui proiettare quelle ingombranti cassette Betacam. Ci vedevamo certe scene, le bonifiche, l’Agro romano, lui ed io da soli. Scherzavo: ìmo’ domani lo racconto a tutti’ e lui rideva: ‘Umberto che dici!’. Ma la considerazione di Bettino per Mussolini terminava con l’omicidio Matteotti. Il Duce aveva fatto ammazzare un compagno di partito, niente ricami su questo”.