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Con Acquaroli ha vinto ancora una volta la Generazione Atreju

Dalla militanza al governo

Con Acquaroli vince ancora la Generazione Atreju. E tanti cari saluti a quelli che “FdI non ha classe dirigente”

Il risultato delle Marche è l'ennesima conferma della capacità degli uomini e delle donne di FdI a tutti i livelli, da Palazzo Chigi al territorio

Politica - di Annamaria Gravino - 30 Settembre 2025 alle 15:56

Ha sostenuto Matteo Ricci, commentando la propria sconfitta nelle Marche, che il suo «vero avversario è stata Giorgia Meloni, non Francesco Acquaroli». Si tratta di una frase che tradisce più di un intento consolatorio: il retropensiero, infatti, è sempre quello della donna sola al comando, unica fautrice dei successi del centrodestra e, ancora di più, di un partito di destra che tolta lei non ha appeal, competenze, capacità. È l’antico tormentone dell’assenza di classe dirigente in FdI, che periodicamente viene ritirato fuori dalla sinistra politica e da dotti commentatori. Ma proprio il voto nelle Marche conferma, per l’ennesima volta e qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, quanto sia sbagliata e in malafede questa lettura.

Con Acquaroli vince ancora una volta la Generazione Atreju

Esiste del resto, nel lessico politico, una precisa espressione per indicare quella classe dirigente: “Generazione Atreju”. Un nome collettivo per indicare un gruppo di ragazzi e dirigenti politici prima ed eletti a tutti i livelli poi di cui Meloni è la punta di diamante, non una gemma solitaria. Acquaroli è espressione diretta di quella generazione: nato nel 1974, ha iniziato a fare politica giovanissimo, nelle file del Fdg e poi di Azione giovani, ha portato il suo impegno nelle istituzioni, partendo dal consiglio comunale della sua città natale, Potenza Picena (di cui poi è stato anche sindaco), proseguendo con il consiglio regionale, il parlamento e poi di nuovo con l’impegno sul territorio, con la candidatura e l’elezione ora confermata a governatore delle Marche.

Una classe dirigente al governo del Paese e del territorio

Si tratta di un percorso simile a quello di tanti altri ex ragazzi, più o meno della stessa età, che si sono alternati tra i banchetti e i palchi di Atreju, la festa nata come kermesse del movimento giovanile della destra e ora diventata il più importante appuntamento politico del panorama nazionale. Ce ne sono tanti in parlamento, ce ne sono numerosi al governo, a partire da Giorgia Meloni, ce ne sono ancora di più sul territorio. Si candidano, vengono eletti, vengono riconfermati, con risultati superiori a quelli della prima elezione. Come successo con Acquaroli.

Acquaroli e Marsilio: due governatori, due riconferme a mani basse

È il caso anche dell’altro governatore di FdI, Marco Marsilio, alla guida dell’Abruzzo. Benché leggermente più grande di Acquaroli e degli altri esponenti della generazione Atreju, Marsilio si può ben ricomprendere comunque in quel perimetro, che ha visto nascere, crescere e affermarsi come classe dirigente, accompagnandolo come esponente della generazione immediatamente precedente. Eletto la prima volta nel 2018 con il 48% dei consensi, Marsilio è stato riconfermato cinque anni dopo con il 53,5%.

Biondi e gli altri sindaci

Altro caso emblematico è quello di Pierluigi Bindi, sindaco dell’Aquila eletto per la prima volta al ballottaggio nel 2017 con il 53,52% dei consensi e riconfermato nel 2022 con il 54,39%. Con la differenza che questa percentuale l’ha presa direttamente al primo turno e battendosi contro una notabile del Pd abruzzese: quella Stefania Pezzopane che è stata l’ex presidente di Provincia quando ancora le Province avevano un peso, ex assessore comunale ed ex parlamentare di lungo corso del Pd. Biondi, come Acquaroli, come Marsilio e come tanti altri, prima di approdare al ruolo di sindaco di un comune capoluogo, ha fatto la militanza giovanile e quella studentesca, è stato giovanissimo e coraggioso sindaco di Villa Sant’Angelo, paesino del cratere devastato dal terremoto del 2009, è stato ed è dirigente del partito.

Tomasi dall’impresa di Pistoia alla sfida in Toscana

Un altro esponente della generazione Atreju è Alessandro Tomasi, classe 1979, stesso cursus honorum: Azione giovani, consiglio comunale, dirigente del partito, e poi uomo che ha fatto l’impresa a Pistoia: strappare la città alla sinistra dopo 70 anni di giunte rosse. Era il 2017 e arrivò al ballottaggio con meno del 27%, sotto di dieci punti rispetto al sindaco uscente di centrosinistra. Cinque anni dopo ha vinto con il il 51,5% al primo turno. Nei mesi scorsi è stato riconosciuto dalla classifica del Sole 24 ore sui primi cittadini come sindaco più amato della Toscana. In classifica con lui c’erano, tra gli altri di FdI, anche Biondi, sindaco cresciuto di più rispetto alla precedente classifica, e Marco Fioravanti, sindaco di Ascoli Piceno risultato il più amato di tutta Italia: eletto nel 2019 al ballottaggio con il 59,3% dei voti la prima volta, Fioravanti è stato riconfermato nel 2024 con il 73,9% dei voti.

Ora Tomasi è il candidato del centrodestra alla Regione Toscana. Un mese e mezzo fa i sondaggi lo davano sotto di 20 punti rispetto all’uscente Eugenio Giani, nel frattempo ne ha recuperati dieci. Giovanni Donzelli, deputato e responsabile organizzazione di FdI, anche lui piena generazione Atreju, ha commentato dicendo che «abbiamo invertito il trend» e che «nelle prossime tre settimane potremo arrivare a essere noi 20 punti sopra». «Se avessi guardato i sondaggi, non mi sarei candidato a sindaco nel 2017 e non mi sarei ricandidato a sindaco nel 2022 e questo partito non esisterebbe, anzi non avrebbe nemmeno iniziato la sua storia», ha spiegato poi Tomasi, ricordando che la sua forza è nel contatto con i cittadini.

Arianna Meloni: «FdI sa governare anche a livello locale». E, sì, anche lei è Generazione Atreju

«Nel centrodestra non c’è un uomo solo, o una donna sola, al comando, come non c’è nel nostro partito. Ci sono tanti amministratori, c’è una classe dirigente solida, ci sono persone capaci di governare con un progetto da realizzare senza urla e polemiche, ma con i fatti. Non solo FdI ha una grande leader, ma ha radicamento, è presente sul territorio e sa governare anche a livello locale. Perché proprio questa è stata la forza di Acquaroli», ha detto Arianna Meloni in un’intervista al Corriere della Sera commentando il voto nelle Marche e citando anche Marsilio. Per inciso, anche Arianna Meloni è generazione Atreju, anche se a molti fa comodo dimenticarlo per poterla indicare maliziosamente come “sorella di”.

 

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