Il 9 ottobre 1982
Attentato alla Sinagoga di Roma, dopo 43 anni la “mente” arrestata in Cisgiordania
I terroristi uccisero Stefano Gai Tachè, di due anni, e ferirono 37 persone. Il palestinese Hicham Harb, sospettato di aver avuto un ruolo chiave, è stato preso grazie alla collaborazione dell'Anp. La comunità ebraica di Roma: «È una notizia che tutti aspettavamo»
È stato arrestato in Cisgiordania Mahmoud Khader Abed Adra, palestinese di 70 anni, noto anche con il nome di Hicham Harb, che dal novembre 2023 è iscritto nel registro degli indagati per strage dalla Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta avviata nel 2020 sull’attentato alla Sinagoga dell’ottobre del 1982, nel quale perse la vita Stefano Gaj Tachè, di due anni, e 37 persone rimasero ferite. Harb è sospettato di essere la mente di quell’attentato, oltre che ricercato per la strage dello stesso anno al ristorante ebraico Jo Goldenberg, nel cuore del quartiere ebraico Marais di Parigi, che causò sei morti e 19 feriti.
La “mente” dell’attentato alla sinagoga arrestata in Cisgiordania
La notizia dell’arresto è arrivata dalla Francia, attraverso una nota del presidente Emmanuel Macron che ha sottolineato «l’eccellente cooperazione» con l’Anp, aggiungendo che la Francia sta «lavorando una rapida estradizione».
La comunità ebraica di Roma: «Una notizia che tutti aspettavamo»
«È la notizia che tutti aspettavamo. Ci auguriamo che finalmente cominci a sgretolarsi con questa operazione il muro di omertà, connivenze e reticenze che ha protetto finora i responsabili del feroce raid dell’82, e che la famiglia Tachè e l’intera comunità ebraica di Roma possano avere quella giustizia che per troppi anni è stata negata», ha commentato Victor Fadlun, presidente della Comunità Ebraica di Roma. «Auspichiamo – ha aggiunto – che le autorità italiane svolgano i passi necessari per mettere la magistratura in condizione di ricostruire con precisione la genesi e l’esecuzione dell’attentato al Tempio Maggiore e che gli autori vengano infine portati alla sbarra e rispondano dei loro crimini».
La commozione di una sopravvissuta: «Dopo 43 anni ancora mi vengono le lacrime»
«Dopo 43 anni ancora mi vengono le lacrime», ha detto parlando con l’agenzia di stampa Adnkronos, Eliana Pavoncello, una delle sopravvissute all’attentato. La donna, che a marzo è stata premiata al Senato, nell’ambito dell’evento “Storie di Italiane eccellenti”, promosso dalla senatrice Cinzia Pellegrino, ha parlato anche dell’attesa di una giustizia che non è mai arrivata e della rabbia per essersi sentiti abbandonati dallo Stato che avrebbe dovuto proteggerli. «Certo – ha aggiunto – è bene che singolarmente gli attentatori materiali siano stati presi e che piano piano vengano portati a giudizio e condannati per quanto hanno commesso, però rimane sempre una grandissima amarezza». Un’altra amarezza è per la scarsa considerazione, che – ha detto Pavoncello – viene riservata ai feriti di un attentato, che «vengono considerati fortunati» perché sono sopravvissuti, «ma io cambierei la mia vita con quella di coloro che dicono così». «Sono italiana, confido nella giustizia italiana, confido nelle nostre istituzioni, anche se purtroppo ne siamo stati traditi, ma – ha concluso la donna – spero venga fatta luce su tutto quanto».