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burocrate Monti elogia Meloni

Dai dubbi al sostegno

Anche Monti celebra la Meloni “affidabile” per l’Europa: la conversione dell’uomo delle manovre “lacrime e sangue”

Il plauso del burocrate per eccellenza: "Sia il presidente del Consiglio di FdI sia il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti della Lega hanno condotto una politica di bilancio molto prudente, che ha dato i suoi frutti nei mercati finanziari"

Economia - di Ginevra Lai - 2 Settembre 2025 alle 11:11

La scena si è rovesciata. Non è più Roma a doversi giustificare con Bruxelles o con i mercati, ma Parigi. È stata Christine Lagarde, presidente della Bce, per prima a complimentarsi con il Belpaese e non certo sospettabile di simpatie indulgenti verso i governi di destra, a ricordarlo senza mezzi termini: «L’Italia in termini di bilancio fa sforzi molto seri. Quindi faremmo bene a ispirarci a questo». Oggi, segue così anche il burocrate per eccellenza, Mario Monti, che in un’intervista al Corriere della Sera dice: «L’attuale governo italiano ha colpito gli osservatori molto positivamente dal punto di vista della sua prudenza nella gestione di bilancio».

Monti e il riconoscimento a Meloni

Parole che sorprendono, vista la provenienza da colui che venne chiamato alla guida del Paese in uno dei peggiori momenti storici per l’economia nostrana. «L’Italia allora ha avuto il grosso inconveniente, che si è rivelato paradossalmente un beneficio, di essersi confrontata con una vera emergenza, con la crescita spaventosa dello spread». E ricorda: «Abbiamo chiesto sacrifici in modo equilibrato, credo, a destra e a sinistra, in modo che ciascuno si sentisse chiamato a dare il proprio contributo per salvare il Paese». Una rievocazione che lascia intravedere l’orgoglio di un uomo che ora però guarda con rispetto al governo consapevole di Giorgia Meloni.

«Sia la premier di Fratelli d’Italia sia il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti della Lega hanno condotto una politica di bilancio molto prudente, che ha dato i suoi frutti nei mercati finanziari». Non un complimento di circostanza, ma un riconoscimento formale.

L’Europa e la sfida fiscale

Monti allarga poi lo sguardo alla dimensione europea, tornando sul nodo del dumping fiscale e sull’eterna competizione tra grandi e piccoli Paesi dell’Unione. «Nel 2023, in risposta ai sussidi del presidente Joe Biden alle imprese americane con l’Ira (Inflation reduction act), Francia e Germania fecero pressione sulla Commissione europea perché autorizzasse aiuti fiscali nazionali. Mi permisi di fare presente alla premier Meloni, appena eletta, che sarebbe stato un grave errore per l’Italia accondiscendere a questa richiesta, perché alla fine solo la Germania ne avrebbe tratto vantaggio. E poi i piccoli Stati, l’Irlanda, i Paesi Bassi, il Lussemburgo, si sentono di conseguenza autorizzati a diventare paradisi fiscali. La politica giusta è un accordo che preveda il contenimento degli aiuti di Stato per i grandi Paesi, e in cambio la rinuncia dei piccoli Paesi europei a comportarsi come paradisi fiscali».

Italia da anello debole a punto di riferimento

Un filo rosso lega le sue parole a quelle della banchiera francese: la constatazione che l’Italia non è più l’anello debole ma un punto di riferimento. Monti, volto di un’altra stagione politica, insieme a Lagarde converge sul fatto che i conti sono tornati in ordine restituendo credibilità internazionale al Paese.

In Europa la Francia arranca, la Germania si chiude nelle sue contraddizioni, e l’Italia diventa esempio di rigore. Paradosso o realtà, resta il fatto che persino il più algido dei tecnocrati riconosce a questo governo un merito che fino a ieri pareva impensabile.

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di Ginevra Lai - 2 Settembre 2025