
La farsa
Altra figuraccia per Starmer: prima difende l’ambasciatore amico di Epstein, poi lo scarica pubblicamente
"Ha già spiegato i suoi contatti del passato e non ci sono nuove informazioni rilevanti", dichiarava ieri il premier britannico. E invece ha dovuto ritrattare e accompagnarlo alla porta senza troppi complimenti
Oltremanica, tira una brutta aria. Peter Mandelson, ambasciatore britannico a Washington, è stato rimosso dal suo incarico. Lo hanno congedato in fretta e senza cerimonie. A firmare la nota è il Foreign Office, ma la decisione – incerta e tardiva – porta il nome del primo ministro Keir Starmer. Giusto ieri, in Parlamento, il leader di sinistra ne difendeva l’operato: «Ha già spiegato i suoi contatti del passato e non ci sono nuove informazioni rilevanti», aveva dichiarato, tentando di arginare l’imbarazzo che serpeggiava anche tra i suoi. La «nuova informazione rilevante», però, è arrivata. E ha avuto il peso di una condanna.
Il biglietto che brucia
È stato il Sun, ieri, a pubblicare una serie di messaggi risalenti al 2008. Lord Mandelson scriveva al suo amico Jeffrey Epstein, appena condannato per sfruttamento sessuale minorile: «Ti siamo vicini e ti vogliamo tutti bene. Speriamo che tu esca presto di prigione». Parole di affetto, di sostegno, indirizzate a un uomo travolto da una delle più gravi accuse della giustizia americana.
All’epoca, Mandelson era ministro dello Sviluppo economico. Non un privato cittadino, ma un uomo delle istituzioni. Oggi quelle frasi riemergono come prova di una contiguità imbarazzante, che scavalca il tempo e grava sull’immagine del Regno Unito.
Gli affari che imbarazzano Downing Street
Il Telegraph ha rincarato la dose. Sempre ieri, ha rivelato che il Lord, una ventina d’anni fa, avrebbe favorito un ricco appalto governativo in favore di una società legata al pedofilo statunitense. Non solo: nel 2011, l’allora esponente laburista avrebbe anche suggerito ai governi del suo partito di collaborare col finanziere americano. Rapporti consolidati, relazioni d’affari e amicizie sinistre che oggi appaiono come compromissioni. Mandelson era stato inviato negli Stati Uniti nel 2024, Starmer confidava nella sua esperienza e nella sua rete di contatti. Una scelta calcolata, che oggi si rivela un azzardo rovinoso.
Scandali a non finire
Ma è l’ennesima figuraccia. La firma in calce alla nota ufficiale è infatti quella della neoministra degli Esteri, Yvette Cooper, subentrata di recente per gestire un altro scandalo che aveva costretto Downing Street a un rimpasto. In quell’occasione, le «ulteriori informazioni» non riguardavano Epstein, ma l’omesso pagamento delle tasse da parte di Angela Rayner, ex vicepremier laburista, che si è dimessa tra le polemiche, alimentando la rabbia dei conservatori all’opposizione.
Il boomerang di Starmer
Difendere Mandelson in pubblico e scaricarlo il giorno dopo non è solo incoerenza: è la prova di una leadership impreparata al giudizio politico e incapace di anticipare le tempeste. Il governo laburista appare ora vulnerabile, privo di radar morali e strategici.Lord Mandelson tace. Westminster pure. Dopo quella frase – «Speriamo che tu esca presto di prigione» – il silenzio è forse l’unica via possibile.