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Al via la nuova stagione della rassegna “Un organo per Roma”

Lo strumento "scomparso"

Al via la nuova stagione di “Un organo per Roma”: la rassegna del Maestro Carnini che combatte per il “principe degli strumenti”

Il musicista Giorgio Carnini presenta la nuova stagione della rassegna nata, oltre che per esaltare bellezza e storia dello strumento, anche per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla clamorosa assenza di un organo nell'Auditorium di Roma

Cronaca - di Rocco Familiari - 18 Settembre 2025 alle 18:02

È stato diffuso il programma della nuova stagione della Rassegna intitolata “Un Organo per Roma”, ideata quattordici anni fa dal Maestro Giorgio Carnini, uno dei maggiori organisti italiani viventi, che la dirige coadiuvato da un’altra bravissima concertista, già sua allieva, Olga Di Ilio. Il debutto sarà sabato 27 con un concerto dedicato a Mozart dal titolo significativo: “Mozart era anche organista”, che si terrà nella Basilica di Cristo Re e verrà replicato il giorno successivo nella Chiesa di Santa Chiara.

Al via la nuova stagione di “Un organo per Roma”

Non si tratta di un semplice Festival musicale, sia pure importante e raffinato, ma di una sorta di… sit-in permanente in difesa di una causa musicale ed extramusicale al tempo stesso, il cui protagonista è sempre lui, il principe degli strumenti, che «equivale a un’intera orchestra» (copyright Gustav Mahler). Sul piano musicale, la Rassegna è incentrata sull’organo in tutte le sue possibili configurazioni – le scelte di Carnini mirano a evidenziarne la grande duttilità – e combinazioni, anche le più sorprendenti, come ad esempio concerti per Organo e la Banda dei Carabinieri, che hanno avuto enorme successo in edizioni precedenti e che anche in questa vengono riproposti.

Dal Conservatorio alle chiese della capitale

I programmi mettono insieme pezzi che appartengono alla grande tradizione e altri appositamente commissionati a musicisti contemporanei, fra i quali Gregoretti, Marcello Panni, Italo Vescovo, Claudio Dall’Albero, Alessandra Ciccaglioni, composizioni, queste, naturalmente tutte prime esecuzioni. Il vero miracolo è che tutti i partecipanti, a vario titolo, compositori, esecutori delle musiche, attori per le parti recitate, prestano la loro opera gratuitamente. Negli anni passati la rassegna era ospitata dal Conservatorio di Santa Cecilia che, nella Sala Accademica, dispone di un importante strumento. Da qualche edizione in qua, i concerti si sono tenuti in chiese di Roma dotate di Organi adeguati. Quest’anno la rassegna è “itinerante”: si svolge cioè in chiese di vari quartieri, nel tentativo di “agganciare” un pubblico più numeroso, soprattutto di giovani.

L’Auditorium orfano dell’organo e la battaglia culturale del Maestro Carnini

Sul piano extramusicale, l’intenzione, lo sforzo, immane, di Carnini è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto incredibile per cui è nata la Rassegna in questione che, in una città come Roma, capitale, metropoli, con una intensissima vita culturale e musicale, e il suo Auditorium – un capolavoro architettonico, giusto vanto degli amministratori che lo hanno voluto e realizzato e del suo progettista, un’archistar di livello mondiale – è privo dell’organo. Sì, nessuna delle sale dell’Auditorium dispone di un Organo. Il progetto originario ovviamente lo prevedeva, nella sala più grande, quella intitolata a Santa Cecilia, ma durante la realizzazione, per colpa – anzi per… dolo – non si sa di chi, l’Organo è sparito.

Uno dei misteri italiani?

Uno dei tanti misteri italiani su cui è calato uno spesso velo di silenzio. Se non si conosce il… mandante, sono noti però i… complici: il progettista, che ha dato il suo assenso alla, non secondaria, “variante”, il Presidente di allora dell’Accademia, il quale, malgrado fosse figlio e nipote di organisti, dichiarò che si poteva fare a meno dell’Organo, perché, all’occorrenza, si poteva sempre rimediare con uno strumento portatile. Se non fossero ancora vivi i testimoni di queste ineffabili affermazioni, direi che sono mere calunnie, dato che, in pratica, con quella sciagurata scelta, si è resa impossibile l’esecuzione delle monumentali opere per organo del compositore del quale si è detto che è la sola prova reale dell’esistenza di Dio, o che è il solo uomo a cui Dio deve qualcosa: cioè Johann Sebastian Bach.

A cui si potrebbero affiancare Bruckner, Reger, Messiaen, per limitarsi a pochi nomi. Ed è esclusa anche la possibilità di eseguire opere sinfoniche in cui l’organo abbia un ruolo essenziale, non essendo pensabile, malgrado le autorevoli “rassicurazioni” prima riportate, che si possa veramente eseguire con uno strumento “finto”, senza canne, un organo digitale cioè, o elettronico, una composizione. Per fare un solo esempio: la Messa Glagolitica di Janacek.

Ebbene, il lavoro, paziente, tenace, di Carnini in tutti questi anni ha fatto sì che il problema fosse finalmente affrontato nelle sedi competenti e venissero individuate le soluzioni: sia di carattere economico (l’installazione di un organo che si rispetti ha un costo ragguardevole). Sia di carattere tecnico (la necessità di limitare al massimo la non fruibilità della sala, quella di evitare un’eccessiva riduzione di posti, con l’eliminazione, già concordata a suo tempo con Renzo Piano, di una minima parte, quelli cioè dietro il palcoscenico, e di non intaccare le caratteristiche del manufatto).

Spese, fondi, costi

La copertura della spesa sarebbe ora possibile grazie ai fondi del Pnrr e, per quanto riguarda le altre problematiche, vi sono una serie di alternative messe a punto dal Maestro Carnini e dai tecnici che lo coadiuvano. Si era arrivati quasi al traguardo, quando ci si è dovuti fermare per un ostacolo imprevisto e abbastanza sorprendente (se in questa storia ci si potesse ancora sorprendere di qualcosa…), le obiezioni del progettista (il quale si era riservato per contratto il diritto di tutelare l’integrità della sua opera) su tutte le modifiche proposte. Non è ben chiara la motivazione, ma di fatto resta la sola che accetterebbe, garantendo la ripresa del progetto originario: vale a dire l’unica… impossibile, per varie ragioni, ma soprattutto per il costo, ormai insostenibile.

I tempi sono diventati strettissimi. Se non si assume rapidamente una decisione fattibile, si rischia di perdere i finanziamenti, ciò che vanificherebbe gli sforzi e i sacrifici fin qui fatti. Mi permetto umilmente di avanzare una proposta. Una preghiera anzi. Poiché Renzo Piano è universalmente riconosciuto come un genio dell’architettura, trovi lui una soluzione che salvi capra, cavoli e anche il lupo… Vale a dire le esigenze economiche. Quelle di tutela della sua opera. E quelle dei fruitori che hanno anche loro qualche diritto.

Torni sul luogo del… misfatto. Magari con la sua equipe di giovani architetti attualmente impegnati nell’elaborazione di proposte per il “rammendo” (termine a lui caro) delle periferie urbane, e individuino insieme una via percorribile. Sarebbe come creare una seconda volta il suo capolavoro.

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di Rocco Familiari - 18 Settembre 2025