
Scrittore e umorista
Addio a Stefano Benni, il “compagno” satiro che faceva ridere colpendo la sinistra delle divisioni infinite
La morte di Stefano Benni, il suo ultimo desiderio. “Con grande dispiacere che devo dare notizia della scomparsa di mio padre. Era affetto da tempo da una grave malattia che lo aveva tenuto lontano dalla vita pubblica. Una cosa che Stefano mi aveva detto più volte è che gli sarebbe piaciuto che la gente lo ricordasse leggendo ad alta voce i suoi racconti. Come alcuni di voi sapranno, Stefano era molto affezionato al reading come forma artistica, lettura ad alta voce – spesso accompagnato da musicisti”, scrive in un messaggio sulla pagina facebook ‘Stefano Benni – fanpage’, Niclas Benni, figlio dello scrittore.
Addio a Stefano Benni, scrittore originale e satiro della politica
Stefano Benni, scrittore, giornalista, poeta e sceneggiatore tra i più originali e amati della narrativa italiana contemporanea, aveva 78 anni. Da tempo lottava contro una malattia che, pur logorandolo nel fisico, non era riuscita a spegnere il suo spirito libero, ironico, affilato.
Autore visionario e inclassificabile, Benni ha saputo raccontare il nostro Paese con uno sguardo unico, mescolando satira politica, poesia surreale, invettiva civile e umorismo anarchico. La sua produzione letteraria ha attraversato generi e decenni, senza mai perdere freschezza e originalità, e ha accompagnato generazioni di lettori attraverso mondi fantastici, bar improbabili, ribelli emarginati e profeti visionari.
Con oltre venti romanzi e raccolte di racconti – tutti pubblicati da Feltrinelli – tra cui “Bar Sport” (prima edizione Mondadori, 1976, racconti che decretarono la sua affermazione), “Terra!” (1983), “Baol” (1990), “La Compagnia dei Celestini” (1992), “Elianto” (1996), “Saltatempo” (2001), “Achille piè veloce” (2003), “Margherita Dolcevita” (2005), Benni ha costruito un universo letterario riconoscibile, popolato da personaggi eccentrici e teneramente grotteschi, spesso vittime (ma mai complici) di una società cinica e disumanizzante.
La sua satira, intelligente e mai compiacente, ha trovato spazio anche nel giornalismo: ha scritto per testate come “L’Espresso”, “Panorama”, “Il manifesto”, “La Repubblica”, “Cuore” e “Linus”, contribuendo con la sua penna affilata a smascherare le ipocrisie della politica e della cultura italiana. Fu anche autore televisivo, tra i primi a scrivere per un giovane Beppe Grillo.
“Con la scomparsa di Stefano Benni la cultura italiana perde uno degli autori più originali, lo ricorda il ministro della Cultura, Alessandro Giuli.
Le battute su sinistra e destra
Indimenticabili le sue punture alla politica, lui, uomo di sinistra, che colpiva la destra ma faceva ridere anche i compagni non risparmiando frecciate alla sua parte politica.
«A sinistra si sono divisi così tanto che ormai ognuno ha il suo partito personale: il Partito di Me Stesso». «La sinistra è l’unico posto dove, quando si dice “autocritica”, significa che bisogna criticare qualcun altro». «La sinistra ha perso la capacità di fare opposizione: ormai, quando governa la destra, la sinistra si oppone… alla sinistra». «Il compagno propone di aprire una discussione. Poi di aprirne un’altra per discutere sulla discussione. Alla fine decidono di aggiornarsi: il capitalismo ringrazia». «La sinistra ha fatto un miracolo: è riuscita a diventare più prudente della destra. Aspettiamo che nasca il partito della Via di Mezzo della Via di Mezzo».
E sulla destra. Niente sconti. “Berlusconi? Abbiamo un presidente che possiede televisioni, giornali, banche… manca solo che compri la Costituzione e la metta in prima serata”. “La destra dice al popolo: siete poveri, ma siete padroni! Poi si tiene i soldi e lascia al popolo la padronanza della miseria”. «Quando la destra parla di “ordine”, vuol dire che devono obbedire gli altri. Quando parla di “libertà”, vuol dire che devono essere liberi loro».