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Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio

Torcicollo e nostalgie

Un esercizio per i detrattori di Nordio, ogni mattina ripetete: «Siamo nel 2025, dal 1994 sono passati più di trent’anni»

Nel 1994 usavamo i gettoni per telefonare, il cellulare era solo un blindato della polizia e le macchine ferme ripartivano a spinta: era un altro mondo. Ma, d'altra parte, c'è ancora chi parla del 1944 come fosse oggi...

Politica - di Ulderico Nisticò - 3 Agosto 2025 alle 07:00

Qualcuno è andato a scavare che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, firmò, quando era magistrato, contro la separazione delle carriere. Sarà anche, ma era il 1994, più di trent’anni fa. Alzi la mano chi, ancora vegeto nel 2025, dal 1994 non ha cambiato idea su una cosa qualsiasi, incluso il tifo calcistico. E nel 1994 non c’era ancora Palamara con tutto il seguito di scandali.

Facciamo un rapido riassunto delle puntate precedenti… molto, ma molto precedenti. Comincio da Cicero pro domo sua. Nelle elezioni del 1994, il Msi-Dn ottenne cinque milioni e mezzo di voti, con improvviso enorme balzo rispetto al consueto un milione e mezzo di media. Mi piacerebbe analizzare la cosa e il suo seguito, ma qui stiamo parlando d’altro. Dico solo che oggi è un caro e orgoglioso ricordo, ma ricordo, tranne che per chi non si accorge che siamo nel 2025.

Nel 1994, da poco era iniziata la stagione di Tangentopoli, con dei giudici che volevano “rivoltare l’Italia come un calzino”, ma, trascorrendo più tempo in tv e convegni che al lavoro, non riuscirono a dimostrare la colpevolezza personale di palesemente colpevoli, però accelerarono la crisi del sistema. La Democrazia Cristiana, in collasso, si era ridefinita Partito Popolare, invano sperando di rifarsi la faccia; il Partito Comunista si chiamava Partito Democratico della sinistra, oggi Pd. Partitelli Pli, Pri, Psdi e il potentissimo Partito Socialista erano del tutto spariti nel nulla eterno.

Nel 1994 era da un quinquennio caduta l’Unione Sovietica; e si era unificata la Germania; da due anni si era dissolta l’artificiale Cecoslovacchia; da tre anni, purtroppo, iniziava il massacro nella cessata Iugoslavia. A proposito, nel 1999 la Nato scatenava una “guerra” contro la Serbia, chiamata esplicitamente “guerra” da tutti i giornali, e cui partecipò l’Italia: presidente del Consiglio, Massimo D’Alema; circa i suoi ministri in carica, informatevi con l’intelligenza artificiale.

Per non sembrare che uno parla solo di politica e di storia, vediamo come si viveva nel 1994. Nel 1994 le auto in difficoltà si facevano partire a spinta o in discesa. Nel 1994 la tv a colori contava meno di vent’anni di vita, dove si vedeva, e i canali erano ancora pochissimi (e migliori!). Nel 1994, i computer personali erano rari, e dalle capacità nettamente inferiori a quelle di qualsiasi odierno cellulare; lo stesso per internet. A proposito, nel 1994 la parola cellulare significava ancora un furgone blindato della polizia: ebbi l’onore di provarlo il 28 aprile 1969 a Pisa; e oggi, nel 2025, faccio affidamento sulla prescrizione: speriamo! Eccetera.

Nel 1994 andavamo ancora in giro con i gettoni alla ricerca di un arcaico telefono a muro, e dal 1994 al 2025 abbiamo cambiato abitudine di telefonare. Ah, quando si chiamava a casa della fanciulla amata, ammesso che a casa avesse il telefono, si passava ancora da nonna a mamma a papà… immaginare la differenza, oggi che il telefonino ce l’hanno tutti… e tutte, e in tasca e in segreto! Dal 1994 a oggi, se l’auto si ferma, il telefono serve per chiamare il meccanico ormai elettronico, giacché a spinta non va e nemmeno in discesa del 40%. Scriviamo al computer anche la nota della spesa, e comunichiamo in internet… e il modesto sottoscritto conta assai più amici in rete che per le strade del suo paese.

Quanto ai giudici, che nel 1994 apparivano salvatori della Patria, oggi hanno dato tanto da spettegolare, incluso il Csm. Ah, nel 1994 c’era ancora la lira, prima che diventasse 1936,27 = 01 euro; e subito dopo, 1000 lire un euro invece di 0,52 come doveva. Che aquile, gli economisti con dodici lauree!

Certo di essermi fatto capire, approfittiamo dell’occasione per riflettere sul fatto che, se il 1994 risale a oltre trent’anni fa, figuratevi il 1944, il 1934, il 1924 e il 1914. E lo dico perché ci sono in giro quelli che parlano del 1944 come fosse non ieri ma oggi e tuttora in corso. Lo fanno quelli di sinistra sperando di dir male, con il 1944, del governo in carica nel 2025; e lo fanno pure alcuni vecchi sodali dei bei tempi che furono, pochi ma ostinati nostalgici di quando eravamo povera gente… cioè esattamente prima del 1994! Quando difendevamo le sezioni del Msi come fossero l’Alcatraz di Toledo; quando tenevamo i comizi in piazze deserte oppure ostili… e quando ci addossavamo il peso di “candidature di servizio” prive della benché minima speranza; quando litigavamo fieramente nei congressi senza che ci fosse nulla da guadagnare, anzi proprio per questo… romanticismo di trenta… ma no, di almeno quarant’anni fa.

Ecco, i nostalgici farebbero bene a ripetersi tutte le mattine che siamo nel 2025; e che dobbiamo, sì, conservare la Tradizione e i principi, ma se io tentassi di tenere un comizio penserebbero a un improvviso attacco di demenza… ahimè, senile. Quanto ai nemici, mi sarebbe di svago interrogarli in storia, e far dire loro cosa accadde dal 1940 al ’45: sai le risate!

Per concludere, e per non far mancare la solita pedante citazione storica, vi narro un fatto che successe venti secoli fa: la morte di Augusto, poco meno che ottantenne. In quel 14 dopo Cristo, erano passati 58 anni (tre generazioni dell’epoca!) dall’uccisione di Cesare e 56 da quella di Cicerone, i quali entrambi nel 14 d.C. ormai erano parte robusta dei programmi scolastici dell’Urbe come dei nostri Licei, entrambi studiati come si studiano le formule di prostaferesi, senza passione. Ed erano trascorsi anni 34 dalla morte di Virgilio e 22 da quella di Orazio e di Mecenate.

Ottaviano governava un immenso impero e poteva schierare decine di legioni a fargli compagnia, però da un pezzo non aveva più un amico vivo, anzi nemmeno un nemico. “Chi poteva più ricordarsi della Repubblica?”, si chiede Tacito. Ricordarsi non come libresca nozione, dico come esperienza e partecipazione. Ho un concittadino, io, di 103 anni e memoria lucidissima, che racconta sia aneddoti del paese di quanto lui era ragazzo, sia le sua avventure in Marina, ed esprime interessanti giudizi anche sulla condotta della Seconda guerra mondiale. Ebbene, e anche ammesso siano ancora in vita fisica alcuni suoi coetanei, credo che quasi tutti non siano davvero in tali lucide condizioni mentali. Ecco, sarebbe ora di leggere il calendario, e vivere tutti il nostro tempo, e non in un passato: sogno o incubo che sia.

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di Ulderico Nisticò - 3 Agosto 2025