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Troppe “imprecisioni” sul Movimento Sociale, su Peteano e su Bologna

L'intervento

Troppe “imprecisioni” sul Movimento Sociale, su Peteano e su Bologna

Senza categoria - di Federico Gennaccari - 10 Agosto 2025 alle 10:10

Riceviamo e pubblichiamo
Periodicamente per tentare di colpire Fratelli d’Italia esce fuori qualcuno che vorrebbe riscrivere la storia del Movimento Sociale, scrivendo il falso poiché non conosce la storia o magari si è basato su fonti sbagliate. In occasione del 2 agosto in tanti si sono sbizzarriti a partire da Paolo Bolognesi, ex deputato del Pd, appena dimessosi da presidente dell’Associazione Vittime della Strage di Bologna, qualche altro politico del Pd come il sindaco di Bologna Matteo Lepore e Gianni Cuperlo poi storici vari come Matteo Albanese e Michela Ponzani e giornalisti come Andrea Malaguti, direttore de La Stampa o Michele Serra di Repubblica. Un coro davvero stonato.

Se Msi “partito stragista”, allora Pci “partito brigatista”

Bolognesi ha iniziato con un’intervista a La Stampa del 29 luglio in cui si è proprio lasciato andare, facendo titolare che “Le sentenze sulla strage inchiodano l’Msi”. Cosa assolutamente non vera. E poi nel discorso del 2 agosto è tornato ad affermare «Tutti gli stragisti passarono dal Msi» nello squallido sottile tentativo di far passare il Msi per un partito “stragista”, tesi che non regge anche perché il Msi dopo ogni strage (anche quella di via Fani in cui vennero uccisi i 5 uomini della scorta di Aldo Moro) ha sempre chiesto la pena di morte per i terroristi e nel 1981 raccolse più di un milione di firme alla petizione popolare che chiedeva l’applicazione della pena di morte prevista dal codice militare e Almirante per i terroristi di destra chiedeva la “doppia pena di morte” una perché terroristi e una perché screditavano la destra.

Per prima cosa chiariamo subito che è vero, come afferma Bolognesi, che vi sono terroristi di estrema destra che sono usciti dal Msi (e non c’è mai stato alcun mistero, come dimostrano i libri sulla storia della destra di Adalberto Baldoni), ma Bolognesi dovrebbe riconoscere che è altrettanto vero che vi sono brigatisti (Alberto Franceschini, Prospero Gallinari, Angelo Basone primi di un lungo elenco) e altri terroristi di estrema sinistra che sono usciti dal Pci. Non a caso in quegli anni Almirante e Berlinguer, preoccupati dalla situazione si incontravano di nascosto alla Camera. Nessuno però si permetterebbe mai di definire il Pci come partito “brigatista”. Una tesi improponibile e fantascientifica proprio come quella che avanza Bolognesi riguardo al Msi. Del resto Paolo Mieli a La7 è stato chiaro nello spiegare a Marianna Aprile, Luca Telese e Giovanna Botteri che Msi e Pci presero le entrambi le distanze dal terrorismo, rispettivamente dei Nar e delle Br. Chissà se lo avranno capito anche Michele Serra (ha citato Rossana Rossanda dimenticandosi però che su Bologna non ha mai creduto alla colpevolezza di Mambro e Fioravanti), la storica Michela Ponzani e lo storico Albanese che afferma: «Nella destra italiana c’è un nodo irrisolto con la violenza che forse va sciolto».

Quando per il Pci le Br erano “sedicenti”…

Inoltre nei confronti del Pci bisogna osservare che non è vero che ha sempre avuto un atteggiamento fermo e di condanna del terrorismo rosso. Per anni ha dapprima negato la loro esistenza considerandoli “sedicenti” dei “compagni che sbagliano”. Esemplari al riguardo gli articoli pubblicati dopo che le Br uccisero a Padova i missini Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci il 17 giugno 1974 quando su L’Unità e gli altri giornali si scriveva di “sedicenti Br”, “fascisti mascherati” e si proponeva la tesi della faida interna (già proposta per la strage di Primavalle). La svolta avviene nel 1979 con l’omicidio del sindacalista comunista Guido Rossa e il questionario antiterrorismo realizzato a Torino.

Il quadro politico del 1980

Riguardo al Pci bisogna inoltre ricordare il quadro politico in cui si verifica la strage dato che nel 1980 la P2 era “praticamente” ai vertici dello Stato e il Pci ormai era definitivamente fuori dai giochi di governo. Ciò non per oscure manovre di Palazzo o di qualche “potere oscuro” che remava contro il Partito comunista. Nessuno aveva tramato contro il Pci di Berlinguer, semplicemente nel 1979 era stato pesantemente bocciato dagli elettori. Infatti alle Politiche era letteralmente crollato perché un milione e mezzo di elettori comunisti non avevano confermato il voto dato nel 1976 con un calo del 4% e 27 deputati in meno (per la cronaca 11.139.231 voti con il 30,38% contro 12.614.650 e il 34,37 del 1976). Paradossalmente, ma non troppo, si può affermare che il Pci è stato fatto fuori da Aldo Moro perché l’allora presidente della Dc aveva spiegato al dubbioso ambasciatore americano Gardner che portando il Pci nell’area di governo senza ministri, si sarebbe logorato da solo perché non avrebbe potuto rispondere alle esigenze dell’elettorato comunista. E così è stato.

Chiarezza sulla strage di Peteano

Nell’intervista a La Stampa Bolognesi cita la strage di Peteano (tre carabinieri uccisi nel 1972) poiché afferma a proposito di Cicuttini che «Il Movimento Sociale reperì 32 mila dollari per l’operazione alle sue corde vocali che ne rendesse la voce irriconoscibile», mentre per lo storico Matteo Albanese in un’intervista a La Stampa «quello che conta è ricordare che Giorgio Almirante fu accusato di aver dato del denaro a un terrorista nero che partecipò alla strage di Peteano nel ’72. Per quell’accusa non fu assolto ma usufruì di un’amnistia». Dopo Miguel Gotor e altri che hanno fatto lo stesso errore chiariamo a Bolognesi che è sempre attento alle sentenze dovrebbe sapere che gli accertamenti processuali del 1989 (Almirante e Pascoli amnistiati ma il processo andò avanti) appurarono che i soldi erano relativi all’attività professionale dell’avvocato Pascoli, che non ci fu nessuna operazione alle corde vocali e tantomeno nessuna richiesta di soldi al Msi e ad Almirante in tal senso. Chissà se lo avrà capito anche Benedetta Tobagi.

Non credibile Bellini “infiltrato” di Almirante

Inoltre Bolognesi afferma: «Bellini ha dichiarato più volte, senza mai essere smentito, che era infiltrato in Avanguardia Nazionale per conto di Almirante». Una tesi alquanto ridicola perché in una nota della Uigos, di Reggio nell’Emilia, datata 10 marzo 1983, si legge: «Si comunica che Bellini Paolo, dopo essere stato espulso dal M.S.I. nel 1971, ha successivamente gravitato nell’estremismo di destra, anche se non si è mai esposto politicamente, ed è stato anche sospettato, insieme con alcuni estremisti di destra, come responsabile di furti e rapine». Davvero difficile pensare che Almirante possa aver chiesto qualcosa ad un espulso e Almirante, essendo morto nel 1988, non può certo smentire. Lo stesso dicasi per il senatore Franco Mariani (in carica dal 1972 al 1976) morto nel 1981, amico del padre di Bellini che avrebbe fatto da tramite. Potremmo dire che non ci sono riscontri a simili affermazioni di Bellini. Quella di Bellini risulta una grande castroneria, come se lo scomparso brigatista (ex-Pci) Prospero Gallinari avesse detto che aveva ucciso Moro perché glielo aveva detto Berlinguer. Nessuno avrebbe mai creduto a una simile affermazione. Eppure per Bellini c’è chi gli crede. Così Lepore davvero non si può permettere di affermare: «E’ un fatto che esponenti del Msi abbiano favorito e organizzato questo attentato» perché con la sua logica dovrebbe affermare anche esponenti del Pci hanno favorito e organizzato il sequestro Moro e gli altri delitti delle Br.

Cosa hanno scritto i giudici di Firenze su Bellini

Inoltre sulla molto discutibile e semisconosciuta figura di Paolo Bellini bisogna ricordare quello che ha scritto Lirio Abbate su Repubblica del 1 luglio: «I giudici di Firenze hanno archiviato la sua posizione per le stragi del 1993 scrivendo che non vi sarebbero prove del suo legame con la destra eversiva, nonostante nei verbali di Bellini – da collaboratore di giustizia – lui ammette di essere stato in Avanguardia Nazionale fin dagli anni Settanta». Sconosciuto non credibile per Firenze, “credibile” per Bologna… Non si capisce perché Bellini sarebbe credibile quando afferma di aver ucciso Alceste Campanile (giovane ex missino di Reggio Emilia passato a Lotta Continua e ucciso nel giugno 1975) ma non… risultano riscontri quando afferma che il delitto è stato compiuto assieme ad altre persone. Infatti nella sentenza di condanna per Bologna riguardo al delitto Campanile si legge: «Il reato era stato contestato come commesso in concorso con tutti gli estremisti… (Firomini, Mezzadri, Tanzi e Leoni), ma nei loro confronti intervenne una pronuncia di archiviazione per non aver commesso il fatto; il Gip non mise in discussione la credibilità soggettiva del dichiarante Bellini, ma si limitò a rilevare l’assenza di riscontri alle dichiarazioni rese dallo stesso». Comunque sul delitto Campanile pure gli amici della vittima nutrono molti dubbi al riguardo anche perché per tale delitto Bellini non ha scontato nemmeno un giorno di prigione. Così non si capisce perché Bellini sarebbe credibile quando parla di Almirante e non sarebbe credibile quando nega di essere lui il baffone ripreso a Bologna.

I dubbi sulle condanne

Per tale condanna poi nella sentenza si legge che nei confronti di Bellini ha pesato «una concatenazione di elementi aventi per lo più natura indiziaria» e che «gli elementi di prova ravvisabili a carico dell’imputato si palesano, sia dal punto di vista quantitativo sia dal punto di vista qualitativo come di gran lunga maggiori e più incisivi rispetto a quelli ravvisati a carico di altri soggetti che sono stati condannati per lo stesso fatto». Quindi la sentenza riconosce che se già sono deboli gli indizi che hanno portato alla condanna di Bellini, quelli degli altri condannati sono ancora più deboli, come del resto sanno bene molti esponenti di sinistra che non hanno mai creduto alla colpevolezza di Mambro e Fioravanti (per due volte sono stati assolti), a partire da Luigi Cipriani di Democrazia Proletaria, Rossana Rossanda de “il Manifesto”, e poi Mimmo Pinto di Lotta Continua, Ersilia Salvato di Rifondazione Comunista, Franca Chiaromonte del Pds, Carla Rocchi, Luigi Manconi, Andrea Colombo, Furio Colombo, Oliviero Toscani, Liliana Cavani e tutti gli altri del Comitato “E se fossero innocenti?”. Ma Serra, Malaguti, il sindaco Lepore sembrano aver rimosso gli “innocentisti” di sinistra.

Il ricordo della Maiolo sugli innocentisti di sinistra

Scrive su Il Dubbio Tiziana Maiolo, giornalista del Manifesto poi deputata di Forza Italia: «C’è una data che non andrebbe mai dimenticata, dal punto di vista del diritto, della politica e anche dell’informazione. Parliamo del 19 luglio del 1990, dieci anni dopo la bomba con 85 morti, ma forse 86, e oltre 200 feriti alla stazione di Bologna. In quella data la corte d’assise d’appello assolse Francesca Mambro, Giusva Fioravanti e gli altri imputati di strage. Il presidente Francesco Cossiga chiese scusa. E il quotidiano comunista il Manifesto, diretto da Valentino Parlato, titolò a caratteri cubitali “Lo scandalo di una sentenza giusta”, lodando il coraggio dei giudici in toga e di quelli popolari. Non così l’altro quotidiano della sinistra, “L’Unità“, diretto da Massimo D’Alema, che non ebbe dubbi nel continuare la collaborazione con i pubblici ministeri bolognesi e addirittura uscì con la prima pagina bianca, in segno di protesta contro i giudici. Vinsero loro. A nulla servì il fatto che ci fosse una parte della sinistra, quella che fondò il comitato “E se fossero innocenti?”, composta di intellettuali, avvocati, giornalisti e anche magistrati, a sollecitare almeno il dubbio, visto che si trattava di un processo a malapena indiziario… La grancassa del Pci bolognese, che addirittura accusò i cugini del “Manifesto” di essersi “oggettivamente” messi al fianco degli stragisti, fu più forte. Una storia che è andata avanti nello stesso modo nei successivi 35 anni, nonostante i dubbi su quel processo e su quelle sentenze siano rimasti lì appesi, nell’aria. La strage è fascista, e guai a non allinearsi. Anzi, ora che a quanto pare i processi paiono terminati, e nel modo peggiore, perché non c’è nulla di più tragico quando non si è riuscii a fugare i dubbi ma ci si incaponisce a voler confermare la prima “verità” ideologica, quelle sentenze vengono usate come randelli». Che pena leggere su “il Manifesto” dei giorni scorsi articoli che Rossana Rossanda e Valentino Parlato sicuramente non avrebbero condiviso.

Non c’è stato processo ai mandanti

Per finire una notazione sui cosiddetti mandanti tutti defunti: Licio Gelli nel 1980 era il capo della P2, Mario Tedeschi era il direttore de “Il Borghese” (è stato senatore del Msi dal 1972 al 1976 e di Democrazia Nazionale dal 1977 al 1979), e Federico Umberto D’Amato nel 1980 direttore della Polizia di frontiera. Scrivono che sono stati processati e riconosciuti i mandanti ma ciò non risulta affatto dalla sentenza anche perché un processo ai morti che non si possono difendere e non possono replicare non si può certo celebrare in una democrazia né in uno Stato di diritto. Infatti nella sentenza c’è scritto: «La circostanza che tutti i soggetti indicati come mandanti-finanziatori e mandanti-organizzatori non siano tecnicamente imputati e che tali non possono considerarsi sotto alcun profilo giuridico penale comporta che nei loro confronti nessun giudizio di responsabilità penale debba essere pronunciato».  Quindi solo teorie e teoremi senza prove.

I misteri ancora da chiarire

Restano ancora da chiarire tanti misteri, emersi durante il processo Cavallini, a partire dai resti dell’86° vittima fino alla presenza a Bologna di terroristi tedeschi come Kram e la Frohlich, alla telefonata e al comunicato del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (spieghiamo a Benedetta Tobagi che il Lodo Moro nel 1980 era in vigore e appunto l’arresto e la condanna di Saleh ne costituivano una violazione) e le “rivelazioni” del terrorista internazionale Carlos su cui stranamente Bolognesi e i magistrati non voluto fare luce. Sulla strage di Bologna restano ancora tanti dubbi. Se non lo farà la Giustizia, tale compito spetterà agli storici.

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di Federico Gennaccari - 10 Agosto 2025