
Il Signore delle sorprese
Tolkien non smette di stupire, esce un suo inedito dagli insoliti risvolti satirici: una favola amara ambientata ad Oxford
Un'opera sconosciuta che rivela una prospettiva unica e inesplorata sul pensiero dell'autore del "Signore degli Anelli" attraverso il racconto (sullo sfondo di una Oxford soffocata dai motori) di una fiaba sui generis sull'industrializzazione, sul prezzo del progresso e sulla fragilità del mondo naturale
La novità editoriale entusiasmerà i fan di J.R.R. Tolkien: sta per essere pubblicata un’opera inedita dell’autore de Il Signore degli Anelli. Si intitola The Bovadium Fragments, ed è una breve storia satirica scritta tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60, in cui lo scrittore offre un’acuta critica all’industrializzazione e alla crescente dipendenza dalla automobili. Il volume, che vedrà la luce nel Regno Unito il 9 ottobre e negli Stati Uniti il 18 novembre, promette di offrire una prospettiva unica e inesplorata sul pensiero di Tolkien, mostrando la sua preoccupazione per l’impatto del progresso tecnologico sulla società e sulla natura.
Tolkien inedito: prossima all’uscita un’opera sconosciuta di “The Bovadium Fragments”
Tolkien non finisce di sorprendere: l’autore, universalmente noto per la sua epica fantasy ambientata nella Terra di Mezzo, rivela in questo lavoro inedito di prossima pubblicazione un lato più diretto e satirico della sua personalità. L’opera si allontana dai toni eroici e mitologici a cui i lettori sono abituati, proponendo invece una feroce e pungente critica sociale. La sua pubblicazione postuma, curata da HarperCollins, rappresenta un evento doppiamente significativo, allora, sia per gli studiosi che per gli appassionati, offrendo una nuova lente attraverso cui analizzare le tematiche care a Tolkien, come il rapporto tra uomo e natura e la resistenza alla modernità.
Un testo che rivela una prospettiva unica e inesplorata sul pensiero di Tolkien
Il testo, che come anticipato esce postumo grazie alla casa editrice HarperCollins e che sarà pubblicato per la prima volta nel Regno Unito in edizione cartonata (mentre negli Stati Uniti sarà distribuito da William Morrow), arriva in libreria dopo decenni di silenzio e punta su una singolare “fantasia satirica” dell’autore, che viene alla luce grazie al lavoro di curatela del figlio dell’autore, Christopher Tolkien, recentemente scomparso. Non solo. Il volume sarà arricchito da illustrazioni originali di J.R.R. Tolkien, e da un saggio introduttivo firmato da Richard Ovenden, “The Origin of Bovadium“, che contestualizza storicamente e culturalmente la genesi dell’opera.
Il racconto ambientato in una Oxford soffocata dai motori
Ambientata in una Oxford trasfigurata e ribattezzata “Bovadium”, la narrazione prende di mira le trasformazioni urbane che hanno stravolto la città negli anni del dopoguerra. Tolkien, allora professore al Merton College, osservava con crescente inquietudine l’espansione dell’industria automobilistica, incarnata nella figura demoniaca del “Daemon of Vaccipratum”, una trasparente allusione a Lord Nuffield e agli stabilimenti automobilistici di Cowley.
Un lato di Tolkien sconosciuto
Descritto da HarperCollins come «un resoconto satirico delle conseguenze del culto della macchina», The Bovadium Fragments si presenta dunque come un’opera leggera nella forma, ma carica di significati profondi e decisamente attuali. Come spiega anche il curatore Richard Ovenden: «Tolkien era profondamente turbato dai cambiamenti imposti dall’industria automobilistica alla sua città, e questo sentimento traspare chiaramente».
La satira dello scrittore in una fiaba amara sull’industrializzazione
Benché noto soprattutto per Il Signore degli Anelli e il vasto universo della Terra di Mezzo, Tolkien ha spesso lasciato trasparire nelle sue opere un’avversione per l’industrializzazione e una profonda venerazione per la natura. Temi che ritornano, sotto altra veste, anche in questa nuova pubblicazione che, pur non appartenendo all’universo di Arda, è una testimonianza ulteriore della poliedricità dell’autore e della sua capacità di usare la fantasia come strumento di critica sociale.
Humphrey Carpenter, nella biografia ufficiale di Tolkien, aveva già accennato all’esistenza del manoscritto, descrivendolo come «una parabola della distruzione di Oxford a causa dei motori, che bloccano le strade, soffocano gli abitanti e infine esplodono». Clyde S. Kilby, stretto collaboratore di Tolkien, spiegò invece perché il testo non fu pubblicato all’epoca: «Conteneva elementi che lo rendevano impubblicabile: un uso piuttosto abbondante del latino. E una vena giocosa che rischiava di oscurare i suoi messaggi più profondi».
Un apologo sul prezzo del progresso e sulla fragilità del mondo naturale
E ancora. The Bovadium Fragments rappresenta l’ultima opera curata da Christopher Tolkien, che per decenni ha dedicato la sua vita a ordinare, revisionare e pubblicare i manoscritti lasciati dal padre. In questa storia, si intrecciano ironia accademica, amarezza ecologica e l’elegante erudizione tipica dello scrittore oxoniense. Tolkien si diverte a parodiare le pomposità degli archeologi e le «brutture delle stoviglie da mensa universitaria». Ma allo stesso tempo lancia un grido d’allarme che, oggi più che mai, risuona attuale. Pertanto l’opera si configura come una sorta di “codicillo testamentario” nella produzione letteraria tolkieniana. Una voce diversa, ma coerente. Un piccolo gioiello di satira e malinconia, che ci invita a riflettere, ancora una volta, sul prezzo del progresso e sulla fragilità del mondo naturale.