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Crisi sanitaria

Strage da fentanyl negli ospedali: più di cento morti in Argentina, Milei punta il dito contro Hlb Pharma

Oltre cento vittime in quattro province e nella capitale Buenos Aires. Nel mirino il laboratorio Hlb Pharma, già bloccato dalle autorità ma con 153.000 fiale infette distribuite

Esteri - di Alice Carrazza - 16 Agosto 2025 alle 15:46

Un farmaco nato per alleviare il dolore si è trasformato in un veleno di Stato. In Argentina, più di cento persone hanno perso la vita dopo la somministrazione di fentanyl contaminato da batteri letali. Una strage silenziosa che ha travolto ospedali, famiglie e istituzioni, aprendo una delle crisi sanitarie più gravi degli ultimi decenni. Eppure, pare non si sia trattato di fatalità, ma di una catena di negligenze. E i responsabili hanno nome e cognome secondo la presidenza Javier Milei.

Dalle prime vittime al contagio nazionale

L’allarme è esploso a maggio, quando all’Ospedale Italiano di La Plata quattordici pazienti sono morti in circostanze sospette. Le famiglie hanno denunciato anomalie, e gli esami hanno svelato l’origine del dramma: fiale di fentanyl —  un oppioide sintetico fino a 100 volte più potente della morfina, e circa 30-50 volte più potente dell’eroina— infettate da Klebsiella pneumoniae e Ralstonia pickettii. Tradotto: batteri resistenti e difficili da debellare, considerati una seria minaccia clinica.

Da quel momento è emerso che le forniture non erano circoscritte a una sola struttura, ma avevano raggiunto i policlinici di quattro province, oltre a quelli della capitale, Buenos Aires.

Il nome del laboratorio incriminato

Per il portavoce del presidente, sarebbe il colpevole sarebbe laboratorio farmaceutico Hlb Pharma. Il proprietario, Ariel Furfaro Garcia, avrebbe immesso sul mercato un lotto di 153.000 dosi, parte delle quali già somministrate prima che le autorità intervenissero. È da quella catena che, secondo la Casa Rosada, sono scaturite le morti.

Una chiusura tardiva che pesa come un macigno

Il dettaglio che ha acceso l’indignazione collettiva è la tempistica. L’Anmat, l’agenzia nazionale per i medicinali, aveva già disposto la chiusura di Hlb Pharma a febbraio, dopo aver rilevato gravi irregolarità. Una decisione arrivata però quando il danno era già stato seminato: le fiale erano in circolazione da mesi e venivano somministrate in sale operatorie e reparti senza che medici e pazienti potessero sospettarne la pericolosità.

La giustizia indaga, i numeri fanno paura

Il giudice Ernesto Kreplak, che guida l’inchiesta, ha avvertito: «Fin dal primo momento abbiamo ipotizzato che i numeri reali fossero ben più alti di quelli iniziali. L’Ospedale Italiano aveva somministrato 1.300 fiale e registrato 14 vittime: proiettando questi dati sul totale di 153.000 fiale, la possibilità di superare i cento morti a livello nazionale era concreta». Kreplak ha definito la situazione «dinamica» e assicurato che il lotto incriminato non è più in circolazione.

Mentre le autorità proseguono gli accertamenti, cresce il malcontento tra i cittadini e i familiari delle vittime. Molti si chiedono come sia stato possibile che un farmaco potenzialmente letale continuasse a essere somministrato nonostante i segnali d’allarme.

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di Alice Carrazza - 16 Agosto 2025