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Sharon Verzeni, emergono dettagli agghiaccianti su Moussa Sangare. FdI: il killer non è un caso clinico, ma un femminicida

Dal processo a Bergamo

Sharon Verzeni, emergono dettagli agghiaccianti su Moussa Sangare. FdI: il killer non è un caso clinico, ma un femminicida

Cronaca - di Redazione - 20 Agosto 2025 alle 21:58

«Quando Moussa Sangare ha ucciso Sharon Verzeni era perfettamente capace d’intendere e di volere e ha individuato il bersaglio in una donna proprio perché donna». Lo evidenzia Susanna Donatella Campione, senatrice di Fratelli d’Italia e componente della Commissione Giustizia di Palazzo Madama, all’indomani delle evidenze processuali.

«Secondo quanto emerge dal processo in corso a Bergamo – sottolinea l’esponente di Fratelli d’Italia – l’assassinio della 33enne di Terno d’Isola, avvenuto nella notte del 30 luglio dello scorso anno, si configura a tutti gli effetti come un femminicidio. Un termine che, impropriamente, viene utilizzato solo per chi uccide all’interno di una relazione affettiva. Il trentenne di origine maliana non ha infatti ucciso la prima persona che ha incontrato nel suo percorso quella notte, ma ha colpito con ‘fredda lucidità’, come conferma anche la perizia consegnata alla Corte d’Assise di Bergamo, la prima donna in cui si è imbattuto. Quindi la perizia avvalora quanto ho già dichiarato nei giorni successivi al delitto: Moussa Sangare non è un caso psichiatrico, ma un femminicida».

Campione: la nuova legge sul femminicidio chiarisce ogni dubbio

«Un soggetto che covava odio nei confronti del genere femminile e ha ucciso di notte per strada una donna a caso, solo perché donna. Sul punto – conclude Campione – la nuova legge sul femminicidio approvata all’unanimità dal Senato e ora all’esame della Camera chiarisce ogni dubbio qualificando femminicidio l’uccisione di una donna in quanto donna».

Già lo scorso luglio Sangare – nato 30 anni fa a Milano da genitori originari del Mali – era stato giudicato capace di intendere e di volere anche dalla psichiatra Valentina Stanga, nominata come perito dal gup Maria Beatrice Parati durante un altro processo ‘parallelo’, quello celebrato in abbreviato per le accuse di maltrattamenti ai danni della sorella e della madre dello stesso imputato e terminato con una condanna in primo grado a tre anni e 8 mesi.

Roberta Bruzzone: le modalità dell’uccisione di Sharon Verzeni confermano il profilo

Ora, secondo questa nuova perizia, l’imputato avrebbe sì “un disturbo misto di personalità di tipo narcisistico e antisociale e un disturbo da uso di cannabinoidi”, ma questi disturbi, secondo Giuseppina Paolillo, “non sono andati a influire sulla comprensione della realtà”. Nel contempo non sono stati ravvisati disturbi della percezione né sintomi di comportamenti deliranti. Pertanto nella relazione Sangare è descritto come “un soggetto alla ricerca di esperienze eccitanti e adrenaliniche, poco propenso a prendere in considerazione le conseguenza per sé e per gli altri e con difficoltà nell’adattarsi alle norme sociali”.

Come sottolinea la criminologa Roberta Bruzzone in un dettagliato resoconto pubblicato sui social «le modalità del delitto di Sharon Verzeni confermano la volontarietà: più coltellate mirate, scelta precisa della vittima, sfruttamento di una condizione di vulnerabilità, condotta reiterata e consapevole. Non si è trattato di un impulso incontrollabile o di un automatismo cieco, ma di un atto deliberato e finalizzato, con piena padronanza dei propri gesti».

 

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di Redazione - 20 Agosto 2025