
La vendetta dopo lo stupro
Ragazza violentata nel bosco di Oleggio, ora rischia l’ergastolo: “Convinse il fidanzato a evirare e uccidere il suo stupratore”
Il gup di Novara ha deciso di rinviare a giudizio una ragazza stuprata da un pusher marocchino nel bosco di Oleggio e il fidanzato, con l’accusa di omicidio. I fatti sono avvenuti nei boschi di Oleggio, il 25 luglio dello scorso anno. L’omicidio, considerato premeditato e motivato da un desiderio di vendetta per lo stupro commesso dall’immigrato, porterà i due imputati davanti alla Corte d’Assise a partire dal 15 settembre. Sia la ragazza che il fidanzato killer rischiano l’ergastolo. La donne viene ritenuta l’istigatrice morale dell’omicidio
Alla sbarra ci saranno N.D., un 34enne di Borgo Ticino, riconosciuto come esecutore materiale del crimine, e F.D., una 29enne italiana, accusata di essere l’istigatrice morale dell’omicidio di Fadili Charaf, un marocchino di 28 anni, accoltellato a morte e mutilato ai genitali. Il fratello della vittima si è costituito parte civile nel processo, richiedendo un risarcimento per il danno subito.
Secondo le indagini condotte dai carabinieri, l’omicidio avrebbe avuto luogo in un contesto segnato dallo spaccio di droga. La sera prima del delitto, il pusher Charaf avrebbe violentato F.D. dopo averle venduto una dose di sostanze stupefacenti. La giovane, tornata a casa, si sarebbe confidata con il fidanzato, esprimendo la necessità di vendetta. Avrebbe mandato anche un messaggio al fidanzato chiedendogli esplicitamente di evirare l’autore dello stupro prima di ucciderlo.
Il giorno seguente, N.D., fingendosi acquirente, ha organizzato un incontro con Charaf, recandosi nel luogo di spaccio abituale. Qui, l’accusato ha aggredito il pusher, infliggendogli almeno cinque coltellate. L’autopsia ha rivelato che la ferita mortale, inferta vicino alla parete del cuore, insieme ad altre lesioni a torace e schiena, ha portato alla morte del giovane. Inoltre, sono stati refertate anche mutilazioni a genitali della vittima, appunto secondo la richiesta esplicitamente formulata dalla ragazza al fidanzato.
Le indagini, oltre che da analisi tecniche, si sono avvalse di testimonianze cruciali raccolte da diversi testimoni che hanno visto N.D. allontanarsi frettolosamente dal luogo del delitto in bicicletta, poco dopo l’aggressione. Pur ammettendo di aver discusso con Charaf riguardo alla violenza subita dalla fidanzata, il 34enne ha negato di averlo accoltellato.