CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Nordio spegne le speranze dei criminali: “Non autorizzerò indulti o liberazioni anticipate, come fece Prodi…”

Le carceri sovraffollate

Nordio spegne le speranze dei criminali: “Non autorizzerò indulti o liberazioni anticipate, come fece Prodi…”

Politica - di Leo Malaspina - 1 Agosto 2025 alle 13:22

Carlo Nordio mette le cose in chiaro. Una cosa è affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri, un’altra è aprire le porte delle patrie galere ai criminali. “Non si farà né indulto né liberazione anticipata, provvedimenti che se motivati dall’esigenza di ridurre il sovraffollamento carcerario, non solo costituiscono una manifestazione di debolezza dello Stato o addirittura di resa, ma sono anche inutili”.

Il ministro della Giustizia fa parlare le cifre: “Nel luglio 2006, con il governo Prodi, la popolazione detentiva era di 60.710 detenuti. Con l’indulto ne furono liberati il 36%. Ebbene, tre anni dopo erano arrivati a 63.472, con una crescita costante, e con una recidiva del 48%”.

Nordio e il sovraffollamento delle carceri

Nordio, in un’intervista a ‘L’Economista’, il supplemento economico de ‘Il Riformista’, ha parlato di carceri e di riforma della giustizia: “Noi ora ci stiamo occupando – ha spiegato – di 10.105 detenuti definitivi, con pena residua sotto i 24 mesi, che possono fruire di misure alternative alla detenzione in carcere. Spetta alla magistratura di sorveglianza decidere, caso per caso, se ne abbiano il diritto, e ora stiamo anche aumentando la pianta organica di questi magistrati, che ringraziamo per l’enorme lavoro che fanno. Nel frattempo interverremo sugli altri tre settori: la carcerazione preventiva, per la quale oltre 15.000 persone sono in carcere in attesa di una condanna definitiva”. “Poi il trasferimento di stranieri nelle carceri dei paesi d’origine: si tratta di oltre 20.000 detenuti: anche qui basterebbe mandarne via la metà. Infine i tossicodipendenti. Abbiamo stanziato 5 milioni di euro annui per il loro trattamento in custodia attenuata, cioè in comunità, o altre strutture, accreditate diverse dal carcere”, ha concluso Nordio.

La riforma della giustizia e il cambiamento inevitabile

La riforma della separazione delle carriere dei magistrati rafforzerà l’imparzialità del giudice, infatti ne “uscirà veramente un giudice terzo e imparziale, come è previsto dall’art. 111 della Costituzione. Oggi un cittadino sottoposto a processo non sa che i suoi giudici vengono a loro volta valutati, nella carriera e nell’eventuale procedimento disciplinare, anche dai suoi accusatori. Che i pm diano i voti ai giudicanti e’ un’anomalia tutta italiana, e quando ne parlo in sedi internazionali i colleghi stranieri manifestano incredulita’”, è il passaggio dell’intervista sulla riforma alle battute finali in Parlamento. In relazione poi alla critiche che la separazione delle carriere possa indebolire l’unità della giurisdizione, il guardasigilli ha spiegato: “L’espressione unità della giurisdizione è una vuota astrazione enfatica, che non significa nulla. La giurisdizione può infatti essere intesa nel suo significato restrittivo, dello ‘ius dicere’, e allora riguarda soltanto il giudice. Oppure come dialettica del contraddittorio processuale, e allora è un tavolo a tre gambe che comprende giudice, accusa e difesa. Limitarla ai primi due significa introdurre un concetto ingannevole, buono solo per le anime semplici”.

Non ci sono commenti, inizia una discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Leo Malaspina - 1 Agosto 2025