
Almasri
Mulè: “Favorire il generale libico? Le accuse contro il governo sono fuori dal mondo”
“In gioco c’è l’equilibrio tra i poteri. Se il potere politico non deve mai poter parlare e criticare, mentre l’ordine giudiziario può liberamente criticare perché ritiene di essere in una posizione di preminenza, allora vi è squilibrio”. Così Tommaso Foti al Corriere della Sera a sul caso Almasri e la denuncia della premier Giorgia Meloni che parla di “disegno politico” delle toghe contro la riforma della giustizia.
Almasri, Foti: ricatto della Libia? Ma che film è?
Il governo ha agito sotto ricatto della Libia? “Mi arrendo. Che film è questo? Dove sono le prove? Se qualcuno ha in mano altre carte è piena violazione del segreto di ufficio”. Il ministro dei Fratelli d’Italia aggiunge che gli allegati alla richiesta di autorizzazione a procedere sono consultabili solo dai membri della Giunta. “Per fortuna non siamo più nella fase dei tribunali del popolo. Il Parlamento può negare l’autorizzazione, ritenendo che il governo abbia agito nell’esercizio della sua funzione e per la tutela di un interesse dello Stato”.
Mulè: le accuse ai ministri sono fuori dal mondo
Il caso continua ad agitare le sinistre che strepitano contro le presunte responsabilità e omissioni del governo. La maggioranza di centrodestra continua a fare quadrato. “Le accuse contro Piantedosi, Nordio e Mantovano sono fuori dal mondo: pensare che abbiano favorito il generale libico Almasri è assurdo”. Così dai microfoni di Agorà il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè. “Se Almasri fosse rimasto in Italia avremmo corso un rischio concreto: ritorsioni libiche con rapimenti o uccisioni di nostri connazionali. Il ministro Piantedosi lo ha detto chiaramente in Aula. Il trasferimento rapido di Almasri è stato necessario per tutelare la sicurezza dei cittadini italiani e gli interessi del Paese all’estero. Quando lo Stato evita di esporre i propri cittadini a vendette, l’unica risposta è ‘meno male’. Il caso Almasri – continua – è una questione di responsabilità nazionale, non di slogan”.
Salvini: spero i giudici non si sostituiscano ai politici
Anche Matteo Salvini torna in campo e si augura che i giudici non si sostituiscano alla politica. “Penso di no e spero di no, anche perché io ci sono dentro da quattro anni e mezzo. Al di là delle vicende altrui a Milano, nelle Marche, a Prato, ad Almasri, io ho fatto quattro anni e mezzo di udienze e di processo a Palermo per il blocco degli sbarchi e sono stato assolto a dicembre dal Tribunale con 268 pagine che certificavano che bloccare lo sbarco degli immigrati regolari era un diritto. Adesso la Procura ha fatto il suo corso e torneremo in autunno in Cassazione, che è un po’ come i calci di rigore”.
“Non lascerei mai solo un mio collaboratore”
Nessun dubbio sugli attacchi rivolti dalle sinistre alla collaboratrice e capogabinetto del ministro Carlo Nordio, Giusi Bartolozzi. “Sto facendo il ministro – spiega Salvini – ed è chiaro che il Ponte sullo Stretto, così come le Olimpiadi di Milano-Cortina, come la Tav o il prolungamento della metro blu di Milano, li sto facendo in totale accordo con i miei funzionari, con il mio capo di gabinetto, con la mia squadra. Quello che decido io lo decidiamo insieme. E mai penserei di lasciare da soli i miei funzionari qualora qualcuno avesse un problema”.