
La decisione dell'Enac
Migranti, l’Italia blocca per 20 giorni l’attività dell’aereo della Sea Watch, Seabird 1. Il pianto della Ong tedesca
Bloccato dall’Italia l’aereo della Sea Watch, Seabird 1. L’Enac ha disposto il fermo di 20 giorni del velivolo della Ong per violazioni risalenti al 30 giugno. L’aereo della Ong tedesca sorveglia il Mediterraneo centrale per individuare persone migranti in difficoltà. Quello di Sea-Watch è uno dei pochi aerei civili che presidiano con costanza il tratto di mare fra la Tunisia, la Libia e l’Italia: L’anno scorso l’aeromobile era già stato multato per 2.000 euro.
L’Enac blocca l’aereo della Sea Watch per 20 giorni
La notizia arriva, con il solito tasso di retorica anti-italiana, dall’Ong tedesca che sui social attacca l’Italia “colpevole”, neanche a dirlo, di aver fermato “ingiustificatamente” l’aereo da ricognizione Seabird 1. Stavolta il blocco è arrivato l’Enac, l’Ente nazionale dell’aviazione civile. Che ha imposto 20 giorni di fermo, il primo in assoluto per gli aerei delle Ong.
L’applicazione del decreto legge dello scorso ottobre
La possibilità di fermare un aereo di una Ong è stata introdotta da un decreto-legge dello scorso ottobre (poi convertito in legge), che ha modificato anche altre norme sull’immigrazione. In sintesi, il decreto stabilisce che gli aerei privati che svolgono attività non occasionale di ricerca o soccorso sono obbligati a segnalare immediatamente ogni emergenza in mare alle autorità competenti. I piloti devono poi seguire gli ordini che ricevono dal Centro di coordinamento del soccorso marittimo.
La Ong tedesca ricostruisce la notizia e chiede la colletta
“Dopo che la scorsa settimana il nostro aereo da ricognizione Seabird 2 ha documentato l’ennesimo caso di omissione di soccorso, costato la vita a due bambini e una persona adulta, oggi Enac ci notifica il fermo amministrativo di Seabird 1 per 20 giorni”. Dichiarazioni copia e incolla che non fanno più notizia. Come da copione la Sea Watch minaccia di passare a vie legali. “Stiamo valutando con i nostri legali come opporci a questo ennesimo, pretestuoso provvedimento. Torneremo a volare già nei prossimi giorni con i nostri altri aerei”.
L’Enac nel mirino per “omissione di soccorso”
Poi la richiesta di “colletta” tra i fedelissimi per sostenere le spese legali. Oltre un anno fa l’Enac, Ente nazionale per l’aviazione civile, aveva disposto l’interdizione all’operatività dei velivoli e delle imbarcazioni delle Ong sullo scenario del Mare Mediterraneo centrale”. In passato lo hanno fatto con il governo o le autorità di soccorso, oggi le organizzazioni non governative che lucrano sul business dei migranti mettono nel mirino l’Enac parlando di “omissione di soccorso” con il fermo dell’aereo.
La minaccia di fare causa e la richiesta di soldi
Pianti e vesti stracciate contro lo Stato xenofobo e razzista. “Nella nota si fa riferimento a violazioni del 30 giugno. Siamo curiosi di saperne di più e di scoprire qual è, questa volta, il pretesto per tenerci lontani da chi ha bisogno di aiuto. Come al solito, non paga chi commette violazioni dei diritti umani: paga chi le denuncia”.
Il salvataggio è sotto il comando della Guardia Costiera
Il dispositivo dell’Enac, che applica la Convenzione internazionale Sar e quella Nazioni Unite sul diritto del mare (insieme al decreto del Ministro delle Infrastrutture 2012) sottolinea che “il soggetto istituzionale titolato ad intervenire e a coordinare l’attività Sar, tramite il Rescue Coordination Center (Rcc) o i Rescue Sub Centre designati (Rsc), è il Comando Generale della Guardia Costiera”. E non la Seabird 1.