
Produttori soddisfatti
Lo scudo di Meloni sul vino, la premier convoca la filiera: “Difenderlo è difendere l’identità della Nazione”
Fronte strategico per tutelare il settore vitivinicolo: dazi Usa, retoriche proibizioniste e squilibri produttivi al centro del confronto. La premier: "Sul governo potete sempre contare". I produttori: "Siamo soddisfatti, è stato un incontro di ascolto"
Si è tenuto oggi nella Sala Verde di Palazzo Chigi un incontro strategico dedicato alla filiera vitivinicola italiana, alla presenza del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Un tavolo fortemente voluto anche dalla premier Giorgia Meloni, che ha scelto di partecipare personalmente per dare un segnale politico chiaro e inequivocabile: «Sono venuta per dimostrare ancora una volta l’attenzione che il governo rivolge al settore dell’agricoltura nel suo complesso e, in particolare, di quello vitivinicolo. Il vino è un pezzo cardine della dieta mediterranea ed è fondamentale fare la distinzione tra uso e abuso».
Verso una strategia nazionale di difesa
Il contesto internazionale rende il confronto urgente. L’ipotesi dei dazi statunitensi al 15% e il ritorno di logiche proibizioniste in Europa spingono il governo a definire una strategia nazionale condivisa. «La trattativa con gli Stati Uniti va avanti», ha dichiarato Meloni. «Sono sempre stata convinta che noi dovessimo fare del nostro meglio per arrivare ad un accordo quadro, ad una cornice entro la quale giocare alcune partite su alcuni settori, su alcune filiere, spiegando ai nostri amici e alleati americani che c’è una serie di prodotti che difficilmente possono essere rimpiazzati da produzioni nazionali. Questo vale molto per alcuni prodotti italiani, anche per quello del vino».
Il presidente ha poi concluso: «Sul governo potete sempre contare. Siamo consapevoli di quanto il vostro lavoro sia fondamentale non solo per l’economia italiana ma anche per la reputazione della nostra Nazione». A farle da eco è anche Lollobrigida che conferma il sostegno dell’esecutivi e sottolinea l’importanza del settore chiave: «L’Italia è leader mondiale nella produzione di vino e ha raggiunto nel 2024 la cifra record di 8,1 miliardi di euro nell’export, con un incremento del 5,5% rispetto al 2023. Un traguardo straordinario che dimostra la forza, la qualità e la competitività del vino italiano». E ricorda che con il piano ColtivaItalia è stato attivato un miliardo di euro: «Siamo determinati a difendere le nostre eccellenze a fianco dei produttori che ogni giorno contribuiscono alla crescita economica dell’intera Nazione».
Le criticità strutturali della filiera
Durante il confronto sono emerse le difficoltà strutturali che affliggono il settore. Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, ha richiamato l’attenzione su un nodo cruciale: «La presenza del premier ci onora e rende la prospettiva del futuro molto meno nera, preoccupante. Ma noi abbiamo un problema serio in Italia che è il padre e la madre dei problemi del vino: la disparità tra offerta e domanda».
La sfida comunicativa e culturale
Gianmichele Passarini, vicepresidente di Cia, ha sottolineato invece la necessità di un cambio di passo sul fronte comunicativo: «Abbiamo chiesto un piano comunicativo diverso, delle strategie da mettere in campo; abbiamo trovato un ascolto attivo e una disponibilità nell’operare in tal senso».
Federvini ha accolto con favore «l’avvio di un percorso strategico congiunto tra il governo e le principali rappresentanze della filiera vitivinicola italiana per la definizione di una campagna di comunicazione istituzionale sul vino».
Piero Mastroberardino, vicepresidente di Federvini, ha definito il vino italiano «un codice culturale, un archivio vivente del nostro paesaggio, del nostro lavoro e del nostro tempo». In un contesto sempre più riduzionista, ha avvertito, il rischio è quello di una «reductio ad unum ideologica». Per Mastroberardino, «l’avvio di una campagna istituzionale rappresenta un atto necessario: non solo per difendere il comparto, ma per restituire al Paese uno sguardo maturo e identitario sul proprio patrimonio».
L’apporto di Vinitaly e il nodo dazi
Anche il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, ha preso parte al tavolo. «Vinitaly è da sempre uno strumento al servizio delle imprese, delle istituzioni e, oggi più che mai, vuole rafforzare la propria azione a sostegno del sistema vitivinicolo del Paese. Insieme possiamo affrontare le molte sfide attuali, non ultima quella dei dazi negli Stati Uniti, un mercato strategico che dobbiamo difendere».
Secondo Bricolo, «la promozione del vino all’estero non può prescindere da una visione corale, in grado di unire imprese, consorzi, associazioni e istituzioni. Servono massa critica, visione strategica e coordinamento per affrontare l’impatto dei dazi senza disperdere risorse o opportunità».
Il consumo interno e le nuove generazioni
Infine, un’osservazione che guarda dentro i confini nazionali. «C’è bisogno di recuperare un sistema legato alla comunicazione all’interno del nostro Paese, perché anche in Italia si sta consumando molto meno», ha detto ancora Prandini. «Abbiamo bisogno di ribadire che il corretto consumo di vino fa bene alla salute, soprattutto rivolto alle nuove generazioni».