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guerra in Ucraina spiragli di pace

Armi retoriche

L’incontro tra Putin e Zelensky si allontana. Kiev denuncia: nella notte record di attacchi russi, Mosca non vuole la pace

574 droni e 40 missili su Leopoli, 14mila soldati nordcoreani al fianco di Mosca, mentre il leader ucraino annuncia un vertice con Trump e Putin tra Svizzera, Austria o Turchia

Esteri - di Alice Carrazza - 21 Agosto 2025 alle 10:59

La guerra non è finita, ma qualcosa si muove. Mentre i missili russi piovono sulla regione di Leopoli e sul distretto di Polohivskyi, lasciando dietro di sé morti, feriti e case sventrate, la diplomazia mondiale cerca un varco. «L’incontro con Putin si terrà in Svizzera, Austria o Turchia», ha dichiarato questa mattina il leader ucraino Volodymyr Zelensky, aggiungendo che sarà presente anche il presidente americano Donald Trump. Ma tutto a una condizione: serve un accordo sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina.

«Questa notte, l’esercito russo ha stabilito uno dei suoi folli record. Ha preso di mira infrastrutture civili, edifici residenziali e la nostra popolazione», ha scritto su X il presidente ucraino. «In totale, durante la notte, sono stati lanciati contro l’Ucraina 574 droni d’attacco e 40 missili. Una parte significativa è stata intercettata, ma purtroppo non tutta. E i russi hanno condotto questo attacco come se nulla fosse cambiato, come se non ci fossero sforzi globali per fermare questa guerra. Questo richiede una risposta, ha proseguito Zelensky. «Non c’è ancora alcun segnale da Mosca che intenda davvero impegnarsi in negoziati sostanziali e porre fine a questa guerra. È necessaria pressione. Sanzioni severe, tariffe elevate», ha concluso il presidente.

Lavrov insulta i leader Ue: “Goffi”

Mosca non cerca la pace neppure a livello dialettico. «Goffi», così il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha bollato i capi di Stato Ue, accusandoli di aver accompagnato Zelensky a Washington per «fare pressione sull’amministrazione Trump» senza alcuna proposta concreta. «Non abbiamo sentito i leader europei avanzare alcuna idea costruttiva», ha dichiarato il titolare del dicastero. E ha rincarato: «Sono sicuro che in Occidente, e soprattutto negli Stati Uniti, comprendano perfettamente che discutere seriamente di questioni di sicurezza senza la Federazione Russa è un’utopia, è una strada senza uscita».

L’offensiva russa continua: fuoco anche sui civili

Sul campo, intanto, procede la carneficina. A Leopoli, un attacco combinato con 574 droni e 40 missili di vario tipo, tra cui ipersonici, ha colpito decine di edifici civili. Un morto, due feriti, una scia di macerie.

A Mukachevo, nella Transcarpazia, i feriti sono almeno dodici. Nella regione di Zaporizhzhia, una donna di 46 anni è rimasta uccisa a Novodanylivka sotto il fuoco dell’artiglieria russa. Le autorità locali non hanno dubbi: si tratta di attacchi deliberati contro obiettivi non militari.

Come se non bastasse, la Corea del Nord è tornata a far parlare di sé. Secondo l’intelligence di Kiev e di Seul, Pyongyang avrebbe inviato fino a 14mila soldati nel Kursk, dove hanno partecipato attivamente a operazioni contro l’esercito ucraino. Kim Jong-un ha lodato pubblicamente il loro operato, parlando di «esercito eroico» e di «chiara dimostrazione» della forza nordcoreana. Un messaggio diretto non solo a Seul, ma anche a Washington.

La partita delle garanzie di sicurezza

Dalla Casa Bianca, le parole di Trump dopo l’incontro con Putin sono state nette: nessun invio di truppe americane in Ucraina, ma possibile supporto aereo in caso di accordo per fermare le ostilità. Un passo che Lavrov oggi commenta così: «Si stanno realmente dedicando alla diplomazia sull’Ucraina. Ciò significa una ricerca di intese reciprocamente accettabili che affrontino le cause profonde della crisi».

Il vero nodo gordiano resta, dunque, la questione delle garanzie. Secondo Elbridge Colby, sottosegretario alla Difesa Usa: «Sarà l’Europa a dover assumere l’onere di mantenere una pace duratura a Kiev». Un concetto confermato anche dal presidente del Comitato militare della Nato, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone: «La priorità resta una pace giusta, credibile e duratura».

«Le nostre squadre, in particolare quelle militari, hanno già iniziato un lavoro attivo sul componente militare delle garanzie di sicurezza», ha affermato il  capo dell’ufficio del leader Ucraino, Andriy Yermak.

La proposta di Mosca: ritorno a Istanbul?

Mentre Kiev e i suoi alleati guardano al futuro, Mosca rispolvera il passato. Lavrov ha evocato l’accordo provvisorio di Istanbul del 2022: «Garanzie realmente affidabili», le ha definite, che coinvolgessero i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Un modello già rifiutato allora da Zelensky, che vedeva in quell’accordo un potenziale veto russo mascherato da trattato multilaterale. 

Lista nera ucraina: 368 prigionieri politici e religiosi

Infine, un documento ottenuto dall’agenzia Tass riporta 368 nomi di detenuti in Ucraina per motivi politici o religiosi. Un elenco che include giornalisti, religiosi e parlamentari filo-russi, e che sarà inviato a Trump, Putin, al Patriarca Kirill, al Papa e al Segretario delle Nazioni Unite e a quello dell’Osce.

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  1. luciano365 ha detto:

    Mosca vuole la pace, ma la pace da vincitrice di una guerra (quasi) mondiale. Senza l’intervento di Usa ed Europa la guerra sarebbe finita già 3 anni fa con l’acquisizione dei territori russofoni e basta.

di Alice Carrazza - 21 Agosto 2025