
L'esclusiva del Secolo
Killer di Prati, arriva un’altra proroga per la perizia psichiatrica. Dubbi sulla piena capacità di De Pau
Ennesima dilazione dei tempi di consegna dell'esame da parte degli esperti. Dalle loro valutazioni si capirà se Giandavide De Pau sarà condannato all'ergastolo
Arriva un’altra svolta per il killer di Prati, Giandavide De Pau, che nel novembre del 2022 uccise due prostitute e una trans. I periti incaricati dalla Corte di Assise di svolgere l’esame psichiatrico hanno chiesto un’altra proroga. Facendo slittare le conclusioni presumibilmente per fine settembre.
L’atrofia corticale rilevata dalla Risonanza
Umberto Aguglia, Roberto Catanesi e Gabriele Mandarelli , i tre esperti nominati dalla Corte d’Assise, avevano già chiesto e ottenuto una prima proroga. Ma nel frattempo la richiesta della difesa di sottoporre De Pau a una Risonanza magnetica per rilevare eventuali danni cerebrali era stata accolta dai giudici. E la Risonanza, come anticipato dal Secolo, ha messo in evidenza la presenza di una serie di atrofie corticali al cervello dell’omicida di Prati, certamente dovuti all’uso continuo di droghe, in particolare la cocaina.
Lo scontro sulla perizia
La Procura aveva affidato un esame psichiatrico a un consulente che aveva concluso per l’imputabilità di De Pau e per la piena capacità di intendere e volere. Una tesi confermata dalle parti civili ma contestata dalla difesa, che ha come consulente Stefano Ferracuti, uno dei nomi più prestigiosi della psicopatologia forense.
Ergastolo o seminfermità?
L’ulteriore proroga chiesta dai tre esperti, che avrebbero dovuto consegnare il lavoro già da tempo, induce a ritenere che le atrofie corticali potrebbero giocare un ruolo non indifferente nelle conclusioni. Un danno cerebrale acclarato può essere compatibile con la piena capacità di intendere o presuppone perlomeno una seminfermità? E’ un dilemma di non poco conto, considerando che su questa valutazione si giocherà il destino giudiziario di Giandavide De Pau, per anni autista del boss della droga romana, Michele Senese. La piena capacità significherebbe automaticamente l’ergastolo, considerata la premeditazione, la crudeltà e i futili motivi. La seminfermità eviterebbe a De Pau il carcere a vita. Ma resta anche l’ipotesi di fargli scontare la pena in una residenza protetta.